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Tempo Ordinario: Domenica 27.ma dell'Anno C

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi francescospaduzzi@gmail.com   

Tempo Ordinario: Domenica 27.ma dell'Anno C

I - Luca 17,5-10 – 1. (a) Gesù insegna o dice e fa tante cose, che illuminano l'intelligenza sulle verità da credere e sui comandamenti e consigli da osservare e seguire. Ma non sempre riesce facile agli Apostoli adattare la loro mente e la loro volontà a quello che Egli dice. e perciò una volta rivolgono a Gesù (5 Gli apostoli dissero al Signore) la preghiera: «Accresci in noi la fede!» (6), che richiama alla mente la supplica intensa e disperata di un papà, che chiedeva la guarigione del figlio, tormentato dal diavolo. L'uomo aveva detto tra l’altro: Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci (Mc 9,22), come si dipendesse il miracolo solo da Gesù; ma Egli gli fece notare che c'è la parte che doveva fare il padre: Tutto è possibile per chi crede (Mc 9,23). Il poveretto capì bene che la sua parte, per ottenere il miracolo, era di credere in Gesù; effettivamente credeva e perciò era venuto per chiedere la grazia, ma temeva che la sua fede non fosse sufficiente; comunque fece la sua professione di fede: Credo (Mc 9,24), e aggiunse la supplica: aiuta la mia incredulità! (Mc 9,24), cioè la mia poca fede, la debolezza della mia fede, aiutami a crescere nella fede. La fede è fondamentale nel rapporto con Dio, perché Egli è scienza e sapienza infinita e noi siamo limitati in tutto, compresa l'intelligenza; perciò dobbiamo sempre essere disposti a prestare fede a Dio che ci parla, quando abbiamo la certezza morale di trovarci di fronte alla Parola di Dio. Alla fede Gesù promette la salvezza: la vita eterna e la resurrezione della carne (Gv 6,40). Gesù rimprovera varie volte i discepoli per la loro poco fede (Mt 6,30;8,26; 14,31; 16,8; 17,20; Lc 12,28) e anche qui (12). Certamente anche noi meritiamo il rimprovero di Gesù; la nostra fede è tanto debole che non riusciamo a ottenere i miracoli da Dio. Perciò facciamo nostra la preghiera degli Apostoli e del padre del ragazzo: “Io credo; aiuta la mia incredulità, accresci la mia fede e aggiungi la speranza e la carità”, come prega la Chiesa. (b) Gesù risponde ai discepoli che la fede è così potente presso Dio per ottenere da lui quello che ci abbisogna, che anche chi avesse una fede piccolissima quanto un granello di senapa – minuscolo fra i semi -, potrebbe spostare un gelso, come dice qui (6 Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe), o una montagna, come dice altrove, concludendo: e nulla vi sarà impossibile (Mt 17,20). Di qui l’importanza di alimentare in noi la fede con l’ascolto della Parola di Dio (Rm 10,17) e l’adesione a essa, con la meditazione e interpretando la realtà con l’occhio di fede e vivendola così.

2. Gesù sotto forma di domanda racconta una specie di parabola. Un uomo ha uno schiavo - non un operaio o un servo, che lavora a ore -, che sta sempre a disposizione del padrone: fa il contadino nella sua campagna e il pastore del suo gregge durante il giorno (7 Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà); quando a sera rientra, il padrone non gli dice di mettersi a tavola e mangiare (7 quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”?), ma di organizzarsi (8 stringiti le vesti ai fianchi), preparargli da mangiare e servirlo finché non avrà completato il pasto (8 Non gli dirà piuttosto: Prepara da mangiare, …e servimi, finché avrò mangiato e bevuto), poi potrà pensare a se stesso (8 e dopo mangerai e berrai tu). Il padrone non si sente in obbligo verso lo schiavo perché ha eseguito gli ordini (l2 Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?) e verso il servo, al quale paga quel che fa. Gesù ci vuol dire quale deve essere il nostro atteggiamento verso Dio, che è il nostro creatore e padrone, cosa che sappiamo già dalla retta ragione, senza bisogno di ricorrere alla fede. Dio non ha obblighi verso di noi che Egli ha creati e conserva e a cui dà il concorso; è la creatura che deve prendere coscienza di questa verità e alimentare in sé la coscienza della sua dipendenza totale da Dio ed essergli grato. Noi non possiamo accampare nessun diritto presso Dio, ma abbiamo solo dei doveri di adorazione, ringraziamento, obbedienza, ecc.… e perciò, dopo che abbiamo fatto tutto il nostro dovere verso Lui, dobbiamo solo riconoscere e affermare: “siamo solo servi, abbiamo fatto solo il nostro dovere” (10 Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”). (b) Ma chi ha fede cristiana - non musulmana, e neanche ebraica - crede che Dio è creatore e padrone, ma anche che è uno solo in tre Persone, Padre Figlio Spirito, e che il Figlio si è fatto uomo e nostro fratello per farci diventare figli di Dio a imitazione di lui: quindi, oltre a vivere la vita semplicemente da creatura, deve avere con Dio il rapporto di figlio col Padre, per sua misericordia e degnazione. La nostra gratitudine e la nostra volontà di obbedirgli devono moltiplicarsi al pensiero della sua bontà infinita nei nostri confronti: per noi già era tanto che fosse nostro creatore e padrone, ma egli ci ha rivelato che  si è fatto nostro padre, e ci ha dato suo Figlio come fratello e il suo Spirito come santificatore, sposo, amico, ospite. L’impegno a vivere da cristiani fedeli deve essere la nostra risposta a tanto amore di Dio per noi.

II - Abacuc 1,2-3; 2,2-4 – (a) Abacuc vede - e con lui Dio - le azioni malvagie e l'oppressione dei deboli (1,3 Perché mi fai vedere l’iniquità/ e resti spettatore dell’oppressione?), situazioni ingiuste e violente, confusione morale e perversione dei costumi, che si manifestano in rapine e violenze, liti e contese (1,3 Ho davanti a me rapina e violenza/ e ci sono liti e si muovono contese). Il profeta si rivolge a Dio con l'impressione di gridare a Lui inutilmente, perché non interviene a salvare, e di pregarLo invano, perché non ascolta (1,2 Fino a quando, Signore, implorerò aiuto/  e non ascolti,/ a te alzerò il grido: «Violenza!»/ e non salvi?). Anche noi oggi siamo circondati da una società corrotta, dove non si osservano le leggi di Dio, sempre buone, e le leggi dello Stato si allontanano sempre più dai comandamenti di Dio, come aborto, divorzio, matrimoni fra persone dello stesso sesso, eutanasia, ecc.; quando in una società i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, certamente si va contro le leggi di Dio e contro la pace sociale. I governanti devono tener conto della situazione e venire incontro ai veri bisogni del popolo e con modi giusti. Preghiamo che lo facciano. (b) Dio sembra non rispondere, ma con la sua Provvidenza si rende sempre presente e interverrà a tempo debito. Egli risponde alla preghiera del Profeta e ordina di scrivere la visione in modo che sia conservata e possa essere letta rapidamente (2,2 Il Signore rispose e mi disse: Scrivi la visione/ e incidila bene sulle tavolette,/ perché la si legga speditamente): si tratta di una visione che rivela avvenimenti futuri, che si verificheranno puntualmente (2,3 È una visione che attesta un termine,/ parla di una scadenza e non mentisce) in una data già fissata e conosciuta solo da Dio. Se si ha l'impressione che essi si facciano aspettare, bisogna attendere con pazienza, perché la loro realizzazione è certa (2,3 se indugia, attendila,/ perché certo verrà e non tarderà). Dio annuncia che il malvagio farà una brutta fine (2,4 Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto), mentre il buono vivrà perché ha fede intensa in Dio (2,4 mentre il giusto vivrà per la sua fede) e si impegna a essere fedele alla sua volontà. Fede e speranza sbocciano nella carità verso Dio e il prossimo; esse costituiscono il nostro legame con Lui, ma anche coi fratelli. Insistiamo nella preghiera per crescere nelle virtù teologali.

III - 2Timoteo 1,6-8.13-14 - Paolo esorta Timoteo a ridare vitalità al dono, che Dio gli diede per mezzo dell'imposizione delle sue mani in occasione dell'ordinazione (6 Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani). Egli allora ricevette lo Spirito Santo (cfr. 14), che portò a Timoteo non la timidezza, ma la fortezza con la sapienza e la carità (7 Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza) in genere e quella pastorale in particolare, tutte virtù necessarie per compiere bene la missione di apostolo del Vangelo. Egli ha bisogno di valorizzare questi doni dello Spirito per non vergognarsi di dare testimonianza al Signore in situazioni difficili (8 Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro) e della condizione di Paolo, che è in carcere per la sua fedeltà al Signore (8 né di me, che sono in carcere per lui). E’ sempre e solo lo Spirito che comunica a Timoteo la forza, che viene da Dio, per sostenerlo nel soffrire con Paolo per la diffusione del Vangelo (8 ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo). E’ ancora lo Spirito Santo, che abita nel nostro cuore, ad aiutare Timoteo a custodire il bene prezioso del Vangelo che gli fu affidato (14 Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato). E’ infine lo Spirito, che sosterrà il discepolo di Paolo a trasmettere gli insegnamenti, che egli udì da lui e che sono sani, perché conformi alla Parola di Dio; egli li ricevette con fede e amore, che sono virtù proprie di chi è vero discepolo di Cristo (13 Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù). Sono insegnamenti dati a un discepolo di Cristo, che ha i suoi limiti, ma sono utili per tutti i cristiani. È importante per noi specie l’insegnamento che riguarda l’attività dello Spirito Santo in noi e quello di non farsi prendere dalla timidezza nell'annuncio del Vangelo: certo anche noi predichiamo il Vangelo in condizioni sempre più avverse.

EUCARISTIA. Qui abbiamo l’incontro con Cristo nella sua più intensa presenza e troviamo la più ricca sorgente di grazia e di grazie. Chiediamo, per intercessione della Vergine e del suo Sposo, degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni,  la grazia della fede e della carità intense, che ci rendono possibile ottenere grazie. 

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