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LiSiPo: "Non c'è niente da festeggiare il 2 Giugno"

Oggi 2 giugno ricorre la Festa della Repubblica. Per il Libero Sindacato di Polizia (LI.SI.PO.) non c’è nulla da festeggiare. Il LI.SI.PO. osserverà un minuto di silenzio per tutti gli operatori di Polizia e delle Forze Armate che si sono suicidati, dal 2014 ad oggi 384 suicidi (fonte UNARMA). Negli ultimi giorni di maggio il “virus suicidi” ha fatto registrare cinque suicidi nelle Forze di Polizia. Il governo a guida Draghi su proposta del ministro della Giustizia Marta Cartabia ha stanziato 28,6milioni per costruire le casette dell’amore nelle carceri. Al riguardo il Segretario generale del Libero Sindacato di Polizia (LI.SI.PO.) Antonio de Lieto, ha dichiarato: È doveroso rammentare al Presidente Draghi che milioni di pensionati percepiscono pensioni da fame circa meno 500 euro al mese una vera miseria! A Roma bonus di 10mila euro ai rom per trovare casa e lasciare i campi e 5 mila euro per avviare un'attività. Siamo all’assurdo – ha proseguito de Lieto – Questi signori politici se proprio hanno intenzione di investire soldi pubblici per casette dell’amore e bonus vari lo facciano con i soldi propri e non con soldi delle tasse versati da tutti gli italiani. Questi signori cosa hanno fatto per aumentare le pensioni da fame? Nulla!!! Nelle forze dell’Ordine dilagano i suicidi, il ministro dell’Interno cosa ha fatto per contrastare il grave fenomeno suicidario…? L’allarme del LI.SI.PO. su tale delicata problematica purtroppo non ha riscontrato idonee iniziative di contrasto al “virus suicidi” che continua indisturbato a mietere vittime. A giudizio del LI.SI.PO. – ha rimarcato de Lieto - la Polizia di Stato e le altre Amministrazioni delle Forze di Polizia e Forze Armate dovrebbero porsi il problema delle cause di disagio che portano poi all’estremo atto. Il nocciolo della questione, ad avviso del LI.SI.PO. sta nell’inadeguatezza normativa, che con l’articolo 48 del DPR 782 del 1985, pone un forte freno inibitorio all’operatore di Polizia che volesse confidare un suo momentaneo ma attuale e reale disagio. L’applicazione dell’attuale normativa prevedere infatti il ritiro della tessera di riconoscimento ed il ritiro dell’arma, con la sospensione dal servizio fino a 180 giorni. È vero che l’Amministrazione agisce in autotutela, ma è anche vero che con tale atteggiamento pone al bando il dipendente caduto in disgrazia. Date queste premesse, chiunque non voglia vedersi buttare fuori dal servizio (con tutte le ripercussioni negative sul prestigio e l’immagine personale sia in ambito familiare che sociale) si vedrà costretto a tenere per sé il proprio stress. La questione, a nostro avviso – ha concluso de Lieto - potrebbe facilmente risolversi con l’ausilio di psicologi esterni, che fungano da valvola di sfogo e senza rischi di ritorsioni a danno di chi vuole liberarsi di pensieri logoranti. 

                                                 Antonio Curci

 

 

 

 

                                 

 

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