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Tempo Pasquale: Domenica V dell'Anno C

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

 francescospaduzzi@gmail.com   

Tempo Pasquale: Domenica V dell'Anno C

I - Giovanni 13,31-33a.34-35 – 1. (a) Gesù preannunzia con molta tristezza il tradimento - azione bruttissima già in se stessa ma anche perché offensiva e oltraggiosa verso Gesù e dannosissima per Giuda - di uno dei 12 Apostoli, senza però nominarlo, e subito questi esce (31), per completare il suo tradimento e preparare l'arresto del Maestro. Gesù si rasserena ed esprime la sua gioia; egli parla della sua glorificazione come già avvenuta: Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato (31) e intende riferirsi alla sua Passione e Morte ormai imminente, che in qualche modo è già incominciata con la partenza di Giuda. Questa è la Sua “ora”, alla quale egli fa varie volte riferimento (Gv 2,4; 13,1; ecc.); egli parla della Passione come vittoria e della sua croce come un trono e usa la parola elevazione per riferirsi a essa (6 volte; cfr. Gv 7,30; 8,20… ). Per Gesù la sua sofferenza, vissuta nell’ubbidienza al Padre con amore e pazienza, è il mezzo con cui egli glorifica il Padre, perché ripara i peccati, commessi contro di lui, gli restituisce l’onore e serve per salvare l'umanità. Perciò Gesù parla anche di glorificazione del Padre, che egli realizza con la sua Passione: e Dio è stato glorificato in lui (31). Gesù aggiunge che, poiché il Padre è glorificato nell’opera del Figlio, anche il Padre glorificherà il Figlio nel senso che gli darà quella gloria che il Figlio aveva presso il Padre in cielo da tutta l'eternità (Gv 17,4-5); in effetti sulla terra, la sua umanità nasconde la sua divinità, ma con la risurrezione apparirà tutta la sua gloria divina e anche alla sua natura umana verrà data la gloria, che tocca a Gesù come Persona divina: Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito (32); in pratica Gesù considera la Passione e Morte, che gli darà tanti dolori fisici e morali come la sua glorificazione; questo non vuol dire che egli non soffra, ma che fissa l’attenzione alla gloria, che egli darà al Padre, e alla salvezza, che meriterà per gli uomini, e all’esaltazione, che gli verrà dalla sua sofferenza. Anche noi dobbiamo considerare così con fede le croci, che dobbiamo portare mentre stiamo in questo mondo. Chiediamo questa fede come grande grazia; collaboriamo anche noi alla gloria del Padre e di Gesù e alla salvezza del prossimo e nostra, sopportando con pazienza e amore le nostre sofferenze. Ogni dolore piccolo o grande, fisico o morale, ecc. sopportato con pazienza, lo possiamo offrire a Dio con questa intenzione.

 2. (a) Gesù avverte i discepoli che starà con loro ancora per poco tempo (33 Figlioli, ancora per poco sono con voi) e la sua tenerezza appare dalla parola figliuoli, che Gesù usa solo qui e Giovanni usa spesso nella sua prima lettera: essa viene usata per i figli generati. Lo ha rattristato l'allontanamento di Giuda e ancora di più separarsi dai discepoli, separazione che può essere superata solo dalla fine della vita in questo mondo (33 voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire).  Due grandi eventi per Gesù entro 24 ore: fra 3 ore circa sarà arrestato e fra 24 sarà già morto e sepolto. Ma Gesù si dà pensiero di assicurare la felicità dei suoi figli, che lascia dietro di sé, e dà loro un comandamento nuovo, il suo: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri (34); esso compenserà, nella misura del possibile, i discepoli della perdita della presenza visibile di Gesù e li renderà degni di ritrovarlo. Il comandamento è nuovo ed è suo: è nuovo perché nell'AT la misura dell'amore al prossimo è espressa nella forma negativa: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”, o positiva: “Fa agli altri come vuoi che gli altri facciano a te”; prende come misura l'amore che ognuno deve avere per se stesso ed è indispensabile per rendere possibile la convivenza sociale; invece Gesù dà come misura dell'amore al prossimo l'amore, che egli ha per i discepoli, che lo spinge a dare la vita per loro: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (Gv 15,12) e si estende anche ai nemici e a quelli che ci fanno del male (Mt 5,43-47); anche noi dobbiamo essere disposti a dare la vita per i fratelli (1Gv 3,16). Inoltre questo amore che Gesù ha per noi è l'immagine, il riflesso e la continuazione dell'amore, che il Padre ha per Gesù (Gv 15,9 Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi), e ci fa pensare all’invito a essere perfetti e misericordiosi come il Padre nostro che è nei cieli (cfr. Mt 5,48; Lc 6,36). Così si riproduce fra i discepoli l'unione che c'è tra Gesù e il Padre e che egli chiede e ottiene dal Padre per i suoi discepoli (Gv 17,21). Gesù conclude: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri (35). In effetti i primi cristiani shockavano i loro contemporanei per l'amore, che caratterizzava i loro rapporti. Siamo veramente immersi in un mondo sovrumano! E’ ben al di là delle nostre forze e perciò solo lo Spirito Santo può versare questo amore nei nostri cuori (Rm 5,5) e renderci capaci di amare così; solo Gesù, comunicandoci la sua vita divina, ci dà anche la sua capacità di amare.

II - Atti degli Apostoli 14,21b-27 (a) Ad Antiochia, Barnaba e Paolo furono scelti dallo Spirito Santo fra 5 profeti e dottori per un'opera, a cui Egli li aveva chiamati altri (At 13,1), e la comunità - o almeno i responsabili -, digiunarono, pregarono e imposero le mani su loro due, che furono inviati in missione. Essi andarono prima a Cipro e poi nell'attuale Turchia e con la predicazione e i miracoli convertirono molta gente, ma subirono anche persecuzioni; poi rivisitarono le comunità fondate (21), confermandole nella fede ed esortandole a portare con coraggio e pazienza la propria croce, indispensabile per entrare in paradiso (22 confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni»). In queste comunità, Paolo e Barnaba, certo per suggerimento dello Spirito, scelsero alcuni anziani, pregarono e digiunarono, li affidarono al Signore e certo imposero le mani su di loro, perché diventassero guide e stessero a servizio dei credenti, per aiutarli a conservare e crescere nella fede (23 Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore), come avevano fatto i responsabili di Antiochia con Paolo e Barnaba (26 Antiochia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto; cfr. 13,1). Paolo e Barnaba predicano, perché hanno ricevuto la missione dello Spirito Santo per mezzo dell'imposizione delle mani e questo viene indicato come affidamento al Signore (23), alla grazia di Dio (26), a cui avevano creduto (23 nel quale avevano creduto). Agli Anziani non è affidato il compito di missionari itineranti, ma di conservatori della fede al servizio di una comunità. E’ il compito dei parroci e dei loro collaboratori, fondamentale per conservare la fede e alimentare la vita cristiana per mezzo della predicazione e dei sacramenti. Sia l’attività dei missionari itineranti sia quella degli anziani viene dallo Spirito Santo ed è da lui voluta. Notiamo che la croce accompagna sempre tutti gli uomini, ma specie i credenti in Cristo; questi però sanno di avere la grazia di Dio per restare fedeli e pazienti nella sofferenza,, che serve per la salvezza personale e degli altri. (b) I due Apostoli attraversarono la Pisidia e la Panfilia (24), Perge e Attalia, (25) e si imbarcarono per Antiochia (26). Qui Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede (27). Questo legame con la comunità-madre, quella che aveva mandato i missionari, fu sempre molto sentito: quello che raccontavano i missionari al ritorno confermava nella fede e nella carità la comunità di origine e diventava occasione di sostegno reciproco, anche materiale.

III - Apocalisse 21,1-5a - Giovanni vede un mondo nuovo, in cui sono scomparsi il cielo e la terra precedenti e sono stati trasformati o sostituiti dai nuovi (1 E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più); egli aveva preannunziato le nozze dell'Agnello con la sua Sposa. Ora vengono riannunziate; Giovanni vede la sposa sotto la forma della Città Santa di Gerusalemme: E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo (2). Dall’unico trono, in cui siedono Dio e l'Agnello, una voce divina (dello Spirito?) presenta la sposa come la nuova tenda, dove Dio abita con gli uomini, che costituiranno i suoi popoli, a differenza del Popolo Ebreo, che era uno solo; e  Dio sarà il loro Dio, il Dio che sta sempre con loro (3 Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: Ecco la tenda di Dio con gli uomini!/ Egli abiterà con loro/ ed essi saranno suoi popoli/ ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio), l’Emmanuele di Isaia (7 14) e di Matteo (1,25; 28,20). La presenza di Dio è sorgente di ogni bene e di ogni felicita: non ci saranno lamenti e affanni, e neanche lutti, perché non ci sono più la morte e il dolore, e anzi Dio stesso asciugherà le lacrime degli occhi dei salvati per quello che hanno patito nel mondo (4 E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi/ e non vi sarà più la morte/ né lutto né lamento né affanno,/ perché le cose di prima sono passate). Dio stesso dal suo trono dice che egli fa nuove tutte le cose (5 E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose»), secondo la profezia di Isaia (65,17; 66,22). Gesù è lo sposo e la Chiesa è la sposa; si amano fra di loro e sono amati dal Padre; Cristo ha conquistato la sua Sposa con la sua Passione e Morte e la santifica; essa è costituita dai credenti, che sono le membra del Corpo Mistico di Cristo. Sì, Gesù ci ama come la sua sposa e ha dato la vita per noi. La nostra condizione  finale sarà la felicità perfetta, che noi però già da ora pregustiamo, grazie alla presenza dello Sposo, in tanti modi: è il Buon Pastore, è la mamma e il papà per i suoi figli: è Dio con noi già sulla terra.

EUCARESTIA. E’ il massimo segno della presenza di Gesù, in cui si rende presente col suo sacrificio per offrirsi al Padre ancora oggi per espiare i nostri peccati e per comunicarci la salvezza. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni perché ci ottengano la grazia di valorizzare i vari segni della presenza del Signore per la salvezza nostra e dei fratelli.

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