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Tempo Ordinario: Domenica II dell'anno C

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

 francescospaduzzi@gmail.com


Tempo Ordinario: Domenica II dell'anno C

I - Giovanni 2,1-11 – 1.  C’è una festa di nozze a Cana, a circa 15 km da Nazareth. E’ presente Maria, la madre di Gesù (1) ed è stato invitato anche Gesù con i suoi primi cinque discepoli (2): Giovanni e Andrea, Pietro, Filippo e Natanaele (Gv 1,37.40.43.45). Manca il vino (3) e Maria se ne accorge – forse per prima?; forse lì è di casa e fa da padrona: ha autorità anche sui servi (cfr. 5). Subito essa avverte Gesù (3 la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino»), come invito implicito a fare qualcosa. Gesù le si rivolge con la parola Donna (4), che è titolo di amore rispettoso, usato da Gesù per lei anche sul Calvario (Gv 19,26), e con che vuoi da me? (4), che afferma differenza di modo di pensare fra loro due; aggiunge: Non è ancora giunta la mia ora (4), che significa almeno che non è ancora arrivato il tempo di manifestarsi in pubblico. Non sembra un rifiuto perché Maria si rivolge ai servi e li manda da Gesù con l'ordine di obbedirgli (5 Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela»). (a) Gesù non dice a Maria un no netto, ma solo la ragione del no, per riservarsi lo spazio di poter dire , senza contraddirsi (cfr. un caso quasi identico in Mt 15,21-28). Gesù pare aver detto con la bocca: no e col cuore: . Invitiamo Gesù e Maria a ogni nostra azione, specialmente alla nostra preghiera, come fa il bambino che si mantiene sempre vicino ai genitori o sta sotto il loro occhio vigile e affettuoso. Gesù è nel nostro cuore per la fede (Ef 3,17) e la carità (Gv 14,23) con presenza soprannaturale, mentre in quanto Dio è presente dappertutto; in ogni caso dal battesimo in poi siamo sempre membra del suo corpo: o membra vive, se stiamo in grazia di Dio, o membra morte, che possiamo ridiventare vive con la confessione e con l'atto di amore o dolore perfetto. Anche Maria, perché è risorta anche lei, si rende presente per la sua intercessione e protezione e perché la invochiamo o contempliamo o imitiamo: questo dicono i teologi a incominciare dai Padri della Chiesa, e specie i mistici. La presenza di Gesù e Maria è sorgente di grazie spirituali sempre, ma anche materiali, se ne abbiamo bisogno. (b) Il Ven. Pietro-Giuseppe Picot de  Clorivière (+1820) sostiene che Giovanni ci presenta Maria, che ottiene con il suo intervento un miracolo all’inizio della vita pubblica di Gesù, per significare che Egli fa tutti gli altri miracoli per intercessione implicita o esplicita della Madre. L'intercessione di Gesù presso il Padre è perenne per noi (Rm 8,34; Eb 7,25) e lo è anche quella di Maria presso Gesù: la troviamo anche agli inizi della Chiesa, che prega con gli Apostoli per la venuta dello Spirito su di loro e sulla comunità primitiva. La sua preghiera è sempre efficace; se non ci ottiene ciò che chiediamo, ci darà un’altra grazia più urgente e necessaria. Nell’apparizione della Medaglia Miracolosa del 1830, la Vergine si lamenta che non chiediamo – e perciò non le otteniamo - grazie che lei ci ha già ottenute da Dio. Raccomandiamoci a Maria: dopo Gesù, è nostra Madre e la creatura più gradita a Dio.

2. (a) Gesù ordina ai servi di riempire d’acqua le 6 giare, che insieme potevano contenere da 500 a 600 litri di acqua, necessaria ai presenti per i riti di purificazione (6); questo viene fattO subito (7). Gesù poi ordina di attingere il contenuto delle giare e portarlo al responsabile del banchetto (8). Con molta fede in Gesù i servi obbediscono ancora e si scopre il miracolo (9-10): l'acqua è stata trasformata in ottimo vino, migliore di quello usato finora, come fa notare il responsabile allo sposo (10). Il miracolo si deve alla potenza e bontà di Gesù, alla fede e fiducia e all’intercessione di Maria e alla docilità dei servi. Facciamo la volontà di Dio nella vita quotidiana alla presenza di Gesù e Maria e i miracoli verranno. (b) Gesù manifesta la sua gloria ai futuri Apostoli, che si rafforzano nella fede in lui (11 Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui), la quale sicuramente contagia anche gli altri presenti. Dio continua a operare i miracoli, come sappiamo dalla storia della Chiesa anche di oggi: il Papa canonizza una persona solo se sono avvenuti almeno due miracoli per la loro intercessione (e per la fede di chi li richiede).

II - Isaia 62,1-5 - (a) Isaia fa  parlare Dio, che dichiara il suo amore per il popolo eletto (1 Per amore di Sion … per amore di Gerusalemme), e il suo proposito di tacere (1 non tacerò) e di stare calmo (1 non mi concederò riposo), solo quando esso vivrà secondo le leggi divine e sarà salvato (1 finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada). Allora il popolo diventerà come un gioiello preziosissimo, ben custodito e protetto nelle mani di Dio (3 Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio). Dio amava il popolo eletto, che però era infedele a Dio e ama sempre tutti i popoli, che sono peccatori e vuole che tutti vivano secondo le sue leggi e si salvino. La stessa cosa vuole per ciascun uomo della Terra. Egli ama ciascuno di noi e ci vuole giusti e salvi ed è lui che ce ne dà la grazia per diventarlo. Siamo sempre preziosi agli occhi di Dio, che ci ama con gioia, quando ci impegniamo a fare la sua volontà, e con sofferenza, quando rifiutiamo di farla. (b) Tutti i popoli vedranno la trasformazione del popolo ebreo da peccatore a giusto e la gloria, che Dio gli darà (2 Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria), e lo indicherà con un nome nuovo nome, che Dio stesso gli attribuirà (2 sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà). Il suo nome precedente era (Sion) “Abbandonata” (da Dio) e terra “Devastata” dagli uomini, perché in balia dei nemici (4 Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata), ma ora sarà “Mia Gioia” e “Sposata” (4 ma sarai chiamata Mia Gioia la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo); in effetti Dio proverà gioia per il suo popolo come lo sposo per la sposa (5 come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te) e i suoi figli abiteranno nella loro terra, come lo sposo abita con la sposa (5 Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli). I popoli vedranno il popolo eletto e gioiranno per esso, e gli cambieranno il nome, in modo da sottolineare la presenza e l’opera di Dio a suo favore. Dio sarà lo sposo del suo popolo e troveranno gioia l'uno nell'altro. Così Dio vuole fare con ciascuno di noi: egli ce lo rivela e fa la sua parte, donandoci Gesù, Dio e uomo e Salvatore, che ci porta il perdono dei peccati e ci fa giusti e belli e amabili ai suoi occhi per poterci amare con gioia. Lasciamo il peccato e, come figlio nelle braccia della mamma, abbandoniamoci in quelle di Dio.

III - 1Corinzi 12,4-11 - (a) Paolo parla della vita dei cristiani, che formano la Chiesa, e riconduce le sue espressioni alle singole Persone della Trinità (2): attribuisce tutti i carismi allo Spirito Santo (4 Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito), i ministeri, cioè i servizi, a Gesù (5 vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore), che è venuto per servire e non per essere servito (Mt 20,28), e le attività al Padre, che opera tutto con la sua potenza infinita (6 vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti). S. Paolo riesce, grazie, alla fede e all’intelligenza del disegno divino, che egli ha e che sono dono dello Spirito, a vedere Padre e Figlio e Spirito costantemente all'opera nella Chiesa, per conservarla e per far crescere i fedeli spiritualmente e di numero con la testimonianza della vita e della parola. Chiediamo questi doni della fede e dell’intelletto, perché noi siamo ormai così abituati ai doni della Trinità ai fedeli e ai responsabili, che neanche ce ne accorgiamo e stupiamo più. (b) Circa i carismi S. Paolo li riporta allo Spirito, che è il dono dei doni e sorgente dei doni (Rm 5,5), e precisa che sono suoi doni alla Chiesa: dello Spirito (7), per mezzo dello Spirito (8), dallo stesso Spirito (8), nello stesso Spirito (9). nell’unico Spirito (9): tali attività le opera lo Spirito, che le distribuisce di sua iniziativa e come vuole (11 Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole); esse sono per l'utilità e servizio della comunità (7 A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune), senza escludere anche il vantaggio spirituale dei singoli, che li ricevono. La conseguenza è che, provenendo i carismi dallo Spirito, non possiamo vantarcene come se fossero nostri; inoltre non dobbiamo tenerli inattivi, perché danneggiamo la Chiesa, privandola di risorse, che lo Spirito le mette a disposizione; i responsabili devono stare attenti che tutti i carismi possano essere esercitati; inoltre possiamo chiederli con la preghiera, ma è meglio affidarci alla decisione dello Spirito, che sceglie sempre il più utile per noi. Stiamo anche attenti a non spegnere lo Spirito  (i carismi), presente nei fedeli (1Ts 5,19). (c) S. Paolo elenca 9 di questi carismi, a cui vanno aggiunti altri, ricordati altrove (Rm 12,6-8; Ef 4,11), e. Non è molto chiara la distinzione fra i vari carismi. Il linguaggio della sapienza (8 a uno infatti,… viene dato il linguaggio di sapienza) oggi potrebbe essere quello dei teologi, ispirati come S. Tommaso e S. Bonaventura, S. Paolo VI e S. Giovanni Paolo II, ecc.; e il linguaggio della scienza (8 a un altro invece… il linguaggio di conoscenza) sarebbe quello dei sacerdoti e dei catechisti, che danno la Parola di Dio; la fede e le guarigioni (9 a uno …la fede; a un altro …il dono delle guarigioni) e i miracoli (9 a uno il potere dei miracoli) potrebbe essere quello dei santi, la cui intercessione ottiene i miracoli; la profezia (10 a un altro il dono della profezia) è il discernimento degli spiriti (10 a un altro il dono di discernere gli spiriti) sembrano essere il ministero della direzione spirituale, che conforta i singoli e le comunità e aiuta il discernimento; il dono delle lingue (10 a un altro la varietà delle lingue) è la glossolalia. dono molto apprezzato dai Corinzi, ma che Paolo mette all'ultimo posto, per aiutarli a considerarlo meno importante; consisteva nel parlare in estasi lingue sconosciute; dono connesso era l’interpretazione delle lingue (10 a un altro l’interpretazione delle lingue), indispensabile per capire quello il glossolalo aveva detto: e questi doveva tacere se non c’era l’interprete. Preghiamo la Trinità, in particolare lo Spirito Santo, di dare abbondanza di carismi alla Chiesa come sostegno della sua vita interna e per favorire l'apostolato verso l'esterno.

EUCARESTIA. La donna di Ap 12 rappresenta Maria e la Chiesa. Entrambe, ognuno a modo suo, ci donano Gesù, che si rende presente nell’Eucarestia. Sentiamoci figli di Maria e della Chiesa e viviamo da buoni figli di entrambe queste madri. Preghiamo la Vergine e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi, di ottenerci questa grazia.  

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