Una soddisfazione per la nostra scuola che ha visto studenti impegnati in un progetto comune e che alla fine grazie all'impegno personale di ciascuno di loro sono riusciti a vincere con l'opera "un viaggio da raccontare".
Tutto questo è stato possibile grazie ai professori che hanno il merito speciale di formare gli studenti e accompagnarli nel loro percorso di vita.
Un grazie va alla professoressa Marika Normanno, colonna portante della sua disciplina, che con dedizione e passione riesce a trasmettere le basi necessarie per continuare in ogni ambito di studio che si è prefissato, io posso dire che a me ha lasciato questo e molto di più.
Un grazie al dirigente scolastico prof.ssa Lucia Ranieri, che promuove tutte le iniziative necessarie per i giovani studenti, per proiettarli al futuro.
Le sue parole:"il miglior modo per trovare la via presente è immaginare il futuro, immaginandolo aperto, inclusivo".
Spero di cuore che il progetto formativo promosso da UNIC- Concerie Italiane e Lineapelle possa continuare di anno in anno, senza fermarsi a causa e per esigenza dell'emergenza sanitaria, è questo l'augurio che voglio fare.
Il 2020 per me è stato l'anno dei tatuaggi sulla pelle, quelli invisibili, che non lasciano cicatrici, ma che ti incidono dentro.
Anno di tante morti, di abitudini cambiate, scene di film racchiuse in ogni particella di vita reale.
Un anno che ha messo a dura prova tante cose: lavoro, economia, relazioni.
Essere forte era il motto per proteggere le persone care.
Essere forti prima per noi stessi, essere forti per stargli lontane, una vera prova d'amore.
Ci vuole tanto coraggio per affrontare tutto questo. Il covid.
Il covid scientificamente parlando è un microscopico virus ma si può dire che è negativamente potente.
Come può una cosa così invisibile avere potenza, visto che si tratta di due aggettivi in contrasto tra di loro!? Eppure nella sua invisibilità si è fatto visivo, mietendo vittime e immobilzzando il mondo a livello globale.
Ricordo l'8 Marzo come una data che non potrò mai dimenticare, stavamo passando un giorno felice, ero con le persone che amo. Mi ha segnato profondamente.
Mi sentivo felice, chiusi gli occhi e la mattina del giorno dopo mi trovai catapultata in un'altra dimensione, sembrava una cosa inimmaginabile, nessuno aveva mai sentito parlare di lockdown fino a questo momento.
Scegliere di salvare vite o forzare la nostra quotidianità, era questo che il governo ha dovuto fronteggiare.
Ci ha fatto focalizzare su quanto il filo della vita o della morte sia labile, ci ha fatto sentire deboli mentre il mondo continuava ad andare avanti imperterrito.
Il mondo digitale era la vita, virtuale e reale si fondevano insieme per diventare una sola cosa. Studiare, lavorare e vedersi a distanza era diventato la normalità, dove tutto non aveva più delle regole precise, ma improvvisare la vita poteva essere una soluzione per evitare di contagiarsi.
Siamo noi i padroni delle nostre azioni, è il nostro modo di agire che ci distingue, dove basta una sola cosa incosciente che può scatenare un baratro.
Questo virus ha lasciato tanta negatività, emozioni forti, ansie e paure.
Degli stati d'animo forti che non tutti sono riusciti a superare ancora oggi a distanza di un anno, perché tutto quello che ha segnato il cuore, non va più via dalla nostra mente.
In questo presente, spero vivamente che il vaccino sia un'ancora a cui appigliarci, che ci tuteli, utilizzando sempre le dovute precauzioni, che ci protegga seppur in parte con sintomi lievi. Spero che non ci saranno più anni come il 2020, ma migliori, soprattutto diversi, perché diversi siamo diventati noi, non solo per l'età.
Simona De Vita