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Tempo Ordinario: Domenica 23.ma dell'Anno B

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi

francescospaduzzi@gmail.com

Tempo Ordinario: Domenica 23.ma dell'Anno B

I - Marco 7,31-37-1 - Gesù fa un lungo giro: lascia Tiro, va verso Nord a Sidone, poi piega verso il lago di Tiberiade e torna nella Decapoli (31 Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli), ma evita la Galilea, per sfuggire al controllo di Erode, che già si interessava di Gesù e del movimento delle persone intorno a lui. In questa regione, dove aveva già liberato una uomo dal diavolo (Mc 5,1ss), gli portano un sordomuto e lo pregano di guarirlo con l’imposizione della mano (32 Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano), o - meglio - delle mani. Abbiamo sentito domenica scorsa che Dio è vicino a chi lo invoca (Dt 4,7) e nei Salmi leggiamo che è con chi si trova nell'angoscia e Lo invoca (Sal 90-91,15). Ai tanti segni di presenza di Dio possiamo aggiungere questo: se sto nel bisogno, e comunque ogni volta che invoco Dio, egli si affretta a farsi vicino a me: già è con me e in me per l’immensità, ma ora viene qui anche perché sto nel bisogno e lo invoco. Sono promesse di Dio e la sua Parola è infallibile. Crediamo e sperimenteremo la presenza e l'aiuto di Dio. La mancanza di fede è una forma di cecità; il cieco non vede le persone o gli oggetti presenti, nonostante siano lì; così chi ha poca fede non si rende conto e non avverte la presenza di Dio, che comunque c'è e aiuta. Dio è Yahweh, nome che significa “Io sono, sono presente, sono qui per te e per aiutarti, sono con te” (sum, adsum, prosum, sum tecum); tutto questo, Dio lo era per gli Ebrei, tanto più lo è per noi. (b) Gesù porta il sordomuto in disparte (33 Lo prese in disparte lontano dalla folla), per evitare che la notorietà del miracolo susciti troppo movimento intorno a sé; poi fa ben 5 gesti per compiere il miracolo: gli mette le dita nelle orecchie (33 gli pose le dita negli orecchi) e gli tocca la lingua con la propria saliva (33 e con la saliva gli toccò la lingua), per entrare in contatto diretto con le parti malate; poi volge gli occhi verso l’Alto, verso Dio (34 guardando quindi verso il cielo) ed emette un sospiro, che è una preghiera (34 emise un sospiro); infine ordina alle orecchie di aprirsi (34 e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!»), giacché la malattia era lì. Perché tutti questi gesti? per significare che è la sua Persona divina, che agisce per mezzo della sua natura umana, del suo corpo. Altre volte Gesù opera miracoli senza contatto e solo con un ordine, e persino a grande distanza. Qui invece fa molti gesti, che fanno pensare ai sacramenti, che rendono presente Gesù con la sua opera redentrice e salvatrice e la sua attività miracolosa. Il pensiero va a Lourdes, dove molti miracoli avvengono durante la processione dell’Eucarestia. Rinnoviamo la nostra fede nella divinità di Gesù, nella sua opera di salvezza, nell’efficacia miracolosa della sua natura umana.  

 2. Il miracolo avviene subito e completo; il sordomuto ci sente bene e parla correttamente (35 E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente), mentre chi va in logoterapia, impiega mesi e anni per recuperare la parola. Uniamoci ai pochi presenti e ammiriamo Gesù; adoriamolo e riconosciamo la sua onnipotenza e bontà infinite; lodiamolo. Non perdiamo di vista che Gesù è lo stesso sempre, in ogni tempo e in ogni luogo, e conserva oggi la stessa capacità di operare miracoli per chi ha bisogno, specie coi sacramenti e con l'Eucaristia; accostiamoci a lui con fede e fiducia grande. (b) Gesù ordina il silenzio sul miracolo per evitare facili e pericolosi entusiasmi della gente e movimenti di numerose persone intorno a sé, che avrebbero suscitato l’attenzione e la preoccupazione sospettosa delle autorità. Ma l'entusiasmo del guarito e l'ammirazione delle poche persone presenti erano troppo intense per potersi controllare (36 E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano). Impariamo da Gesù il silenzio sul bene che facciamo e lasciamolo conoscere solo a Dio, dal quale abbiamo ricevuto la capacità di farlo e dal quale ci aspettiamo la ricompensa, ma proclamiamo anche noi la nostra fede e ammirazione per Gesù, che fa tutto bene e guarisce ogni male (37 e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!»).

II - Isaia 35,4-7 -  (a) Per mezzo di Isaia Dio si rivolge agli scoraggiati (4 Dite agli smarriti di cuore), che non sanno che cosa fare e hanno paura di tutto: Coraggio, non temete! (4). Motivo di fiducia per tirarsi su è che Dio è in mezzo al suo popolo (4 Ecco il vostro Dio) ed è venuto proprio per salvarlo nella situazione presente (4 Egli viene a salvarvi); egli viene a rivendicare i suoi diritti e quelli dei giusti oppressi contro i malvagi (4 giunge la vendetta) e a portare la ricompensa ai buoni (4 la ricompensa divina). Segno e garanzia della venuta del Signore sono i miracoli, che riguarderanno la salute fisica degli uomini: darà la vista ai ciechi (5 Allora si apriranno gli occhi dei ciechi) e l'udito ai sordi (5 e si schiuderanno gli orecchi dei sordi), la libertà di movimento agli zoppi (6 Allora lo zoppo salterà come un cervo) e la parola i muti (6 griderà di gioia la lingua del muto); ma ci saranno miracoli nella natura: ci sarà acqua dappertutto sia nel deserto (6 perché scaturiranno acque nel deserto), sia nella steppa (6 scorreranno torrenti nella steppa), sia nella terra bruciata (7 La terra bruciata diventerà una palude), sia nel suolo riarso (7 il suolo riarso sorgenti d’acqua). Pensiamo alla gioia e al risorgere della speranza nei cuori degli ebrei credenti, piccolo popolo schiacciato fra grandi imperi, e degli oppressi dai prepotenti di tutti i tempi, quando sentono l'annunzio della venuta e presenza di Dio, che viene in loro soccorso. Tante volte Dio è intervenuto nella storia del Popolo eletto e nella vita dei singoli per aiutarli, come racconta l'AT e ci appare dall’esperienza, se riflettiamo seriamente sugli avvenimenti. Abbiamo tanti motivi per recuperare e rinnovare la nostra fiducia nell’attenzione e cura, che ha Dio per ciascuno di noi. (b) Ma la promessa della venuta di Dio con l'offerta della salvezza raggiunge la sua piena realizzazione quando viene Gesù, che porta la luce della Parola di Dio e il dono della salvezza eterna: egli annuncia il Vangelo e opera i miracoli (Mt 11,5), quelli qui preannunciati. Il Vangelo ci parla della gioia della gente nell’incontrare Gesù e il mutamento di vita, che avviene in quelli che accettano in Lui il dono di Dio. Anche a noi viene offerta oggi la stessa presenza salvifica di Cristo e gli stessi miracoli, che Dio realizza con generosità, ma che sfuggono alla nostra distrazione e alla debolezza della nostra fede. Pensiamo che sempre, prima di ogni beatificazione e canonizzazione, l’Autorità Ecclesiastica riconosce almeno un miracolo, che impegna l’infallibilità della Chiesa. Oltre i miracoli in senso stretto, possiamo scoprire la nostra vita e quella degli altri costellata di tante grazie, che Dio ci dona nella sua misericordia.

III - Giacomo 2,1-5 – (a) S. Giacomo esorta a praticare la fede vera in Cristo, che ora è entrato nella gloria (1 la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria) dopo essere risorto e asceso al Cielo, ma prima era uomo come noi, povero fra i poveri, e anche a esercitare la carità verso Dio (5 quelli che lo amano) e verso il prossimo. Segno di carità autentica è evitare i favoritismi personali (1 sia immune da favoritismi personali); Giacomo porta un esempio di discriminazione, che forse era già avvenuta in comunità e proviene da un modo di giudicare malvagio (4 non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?): nella loro assemblea religiosa può entrare qualcuno ingioiellato e vestito riccamente (2 Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente), viene osservato e preso in considerazione (3 Se guardate colui che è vestito  lussuosamente) e gli si offre un seggio comodo (3 e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente»); può presentarsi anche un povero con un vestito consumato (2 ed entri anche un povero con un vestito logoro) e viene lasciato in piedi o fatto sedere a terra (3 e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello»). Dio non giudica così e non agisce così. Tutti gli uomini sono uguali davanti a Lui e, fatta eccezione per l’attenzione rispettosa dovuta alle istituzioni, vanno trattati tutti allo stesso modo, con identico rispetto. Noi dobbiamo amare il prossimo, ogni uomo, come immagine di Dio (Gn 1,26) e il bisognoso come segno della presenza di Cristo (Mt 25,31ss). D'altra parte Dio ha mostrato chiaramente la sua preferenza per quelli che sono poveri e bisognosi secondo la mentalità mondana; questi ha arricchiti di beni spirituali già da adesso per mezzo della fede e ha promesso loro di farli eredi nel Regno dei Cieli (5 Ascoltate…: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno); Egli l’ha promesso e lo darà a chi Lo ama (5 promesso a quelli che lo amano?), giacché la sua immagine è in ogni uomo, a prescindere dalla condizione sociale. (b) In effetti S. Giacomo chiama i lettori: fratelli miei (1.5), carissimi (5), perché tali sono per lui e tali devono essere gli uomini per noi: fratelli per natura e fratelli perché figli dello stesso Dio Padre. Esaminiamo la nostra carità: è spontaneo amare chi ci ama o chi ci è simpatico, ma dobbiamo amare tutti, anche i nostri nemici, per amor di Dio, che ama tutti, e per amore di Cristo, che ha amato tutti ed è morto per tutti. Diversamente non pratichiamo la carità e meritiamo il rimprovero di Gesù (e la relativa punizione): Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? (32). Lo Spirito Santo venga in nostro aiuto, versando l'amore nei nostri cuori (Rm 5,5). L'esempio di Gesù ci illumina; l'Eucaristia ci sostiene nella pratica.

EUCARESTIA. L’Eucarestia è la presenza più intensa di Gesù in mezzo a noi e la comunione eucaristica è il momento di massima unione con Gesù e coi fratelli: chiediamo per intercessione di Maria e Giuseppe, degli Angeli Custodi e dei Santi Patroni, di attingere dalla partecipazione all’Eucarestia tutta la fede e tutto l’amore per praticare la carità secondo l’insegnamento e l’esempio che Gesù ci ha lasciati. 

mons. Francesco Spaduzzi

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