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Ospedale Landolfi. Enzo Alaia: decreto 29 obsoleto… reparti e pronto soccorso volatilizzati

… spazio a medicina riproduttiva e del lavoro.

Ampia intervista al presidente della commissione sanità regionale Enzo Alaia sul futuro dell’ospedale “Landolfi”

 

Decreto 29 del 2018 che diede vita all’annessione al Moscati, perché la direzione punta a modificare gli impegni presi con la cancellazione dei precedenti reparti previsti dando spazio solo ed esclusivamente a lungodegenza, riabilitazione e altre specializzazioni? La Regione perché non conferma invece gli impegni presi?

Partirei, se permette, da una premessa. Fin qui si è parlato del Landolfi sulla base di presupposti che appartengono al passato. Anzi, direi con uno sguardo rivolto a ciò che è stato e non a ciò che sarà. Occorrerebbe, invece, che tutte le istituzioni coinvolte nella riorganizzazione del nosocomio cogliessero nelle proposte che abbiamo avanzato il carattere innovativo di un’idea di Plesso che continua ad essere fondamentale per il sistema sanitario irpino. Proiettato al futuro, ma anche con i piedi ben piantati nella realtà. Dalla quale, evidentemente, nessuno può prescindere. Né la Regione, né le Direzioni generali, né i territori.

Veniamo al dunque. Con il decreto 29 del 19 aprile 2018, l’allora Commissario dispose l’annessione del “Landolfi” di Solofra al “Moscati” di Avellino e -come lei dice- furono fissati alcuni paletti. Ma è altrettanto vero -ed è piuttosto evidente- che si tratta di un provvedimento adottato quando nessuno sapeva cosa sarebbe accaduto nel 2020. Ci siamo trovati davanti a una pandemia che ha cambiato radicalmente i presupposti sui quali poggiava il decreto 29. Le proposte che sono state elaborate dalla Direzione generale, in sinergia con la Commissione che presiedo, partono dalla presa d’atto di una realtà evidentemente diversa da quella immaginata a suo tempo. E anche da una condizione di oggettiva difficoltà che ha fatto emergere i limiti di quanto previsto nel 2018.

L’assetto proposto ora per il “Landolfi” è non solo innovativo, come le dicevo, ma è adeguato alla realtà, realizzando al meglio la integrazione con il “Moscati”. Ci tengo ad evidenziare che, nel contribuire alla elaborazione di questo piano, ho preteso che si tenessero in debita considerazione le indicazioni provenienti da chi sta sul territorio: dai sindaci -in primis quello di Solofra- e poi dagli amministratori, dalle associazioni e da tutti coloro che quotidianamente hanno a che fare con il mondo della sanità.

Pronto soccorso, si parla di punto soccorso, il rischio che la prima emergenza che il Landolfi riusciva a coprire bene, non sia più consentita con il primo soccorso affollando sempre più il pronto soccorso del Moscati?

Non è così. E a smentire questo suo assunto sono i dati che abbiamo rilevato quando il pronto soccorso è stato chiuso per via della pandemia. Non c’è stato, infatti, un aumento compensativo al pronto soccorso del Moscati. D’altronde tenga conto che la città ospedaliera è a 15 chilometri dal Landolfi, e alla stessa distanza c’è il presidio di Mercato San Severino. È evidente che una riorganizzazione razionale del sistema faccia propendere verso la opportunità di strutturare diversamente il servizio di emergenza del Landolfi.

Detto questo, mi lasci dire che al Landolfi resta la gestione dell’emergenza, con la sola differenza che viene riorganizzata e integrata razionalmente con il sistema provinciale e regionale.

Spazio poi alla medicina riproduttiva ma questo reparto prevede anche il punto nascita oppure sarà solo un termine di ricerca e studi dando fine all’unità precedente di ginecologia e ostetricia?

Anche qui occorre una premessa e, al tempo stesso, una sottolineatura. Lei parla della Unità di medicina riproduttiva come se fosse cosa da poco. Stiamo parlando di una realtà -una delle poche nel Meridione- che si occuperà di infertilità, abortività, genetica riproduttiva, banca gameti. Questo comporterà il trasferimento dal Moscati al Landolfi delle attività connesse presenti ora nel nosocomio del Capoluogo. Mi riferisco alla fisiopatologia della riproduzione, alla genetica, alla ginecologia sociale e preventiva. Insomma, a Solofra ci sarà un centro, che insieme alla funzione di procreazione medicalmente assistita, sarà un’eccellenza non solo per la Campania.

Ovviamente lei capirà che comporterà benefici per l’economia locale e genererà un indotto significativo per tutte le comunità irpine circostanti.

Sul punto nascita non possiamo prescindere dai dati, da quella realtà alla quale facevo riferimento prima. I dati ci dicono che il punto nascita non raggiunge il requisito minimo di 500 parti all’anno. Un requisito dal quale evidentemente non possiamo prescindere, di cui non possiamo non tenere conto.

Personale trasferito: sarà assicurato il rientro e soprattutto unità mediche e infermieristiche per il funzionamento dell’ospedale di Solofra?

Mi pare ovvio che al plesso sarà assicurato il personale medico e infermieristico necessario al suo ottimale funzionamento.

Le attività ambulatoriali scompariranno? Il territorio ha bisogno della prima emergenza che sia assicurata vista anche l’area distrettuale.

Il Landolfi che abbiamo in mente prevede la istituzione della Medicina del lavoro. Proprio perché questo plesso è collocato in un territorio che vede la presenza di un distretto industriale di così grande rilevanza, abbiamo ritenuto giusto accogliere le indicazioni che sono venute dagli amministratori della zona. La medicina del lavoro presto sarà una realtà dell’ospedale di Solofra.

Saranno mantenute le promesse e la realizzazione dei lavori?

Le ribadisco che il “Landolfi” continuerà ad essere una struttura attiva e funzionante, un presidio per tutta la comunità irpina che conserverà e acquisirà nuove peculiarità. Non solo con il punto di primo intervento ma anche con una contestuale ridefinizione, caratterizzazione e completamento dei percorsi clinici aziendali con nuove branche specialistiche.

In definitiva l’obiettivo è quello di realizzare un Plesso che sia funzionante e adeguato alla realtà nella quale è collocato. Nonostante ora sia dedicato alla degenza dei pazienti Covid, prosegue l’attività necessaria alla realizzazione dei lavori. Sia sul versante dei finanziamenti per l’adeguamento dell’impianto antincendio, sia per quanto concerne la messa in sicurezza della facciata dello stabile, il rifacimento del blocco operatorio e quello della sterilizzazione, l’adeguamento del servizio psichiatrico e la realizzazione del reparto di riabilitazione e lungodegenza. Lo stesso vale per quanto riguarda il riassetto delle Unità operative del secondo e del terzo piano.

Il nuovo “Landolfi” è partito e risponderà alle esigenze dei cittadini che risiedono nelle comunità circostanti. Nel contempo sarà una realtà di eccellenza ben incardinato nel sistema sanitario provinciale e regionale. Va senza dire che il primo ad assicurarsi che non vengano mai tradite le aspettative degli irpini sarà il sottoscritto, che da questi è stato delegato a tutelare i loro interessi in Consiglio regionale.

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