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Buon compleanno, Italia…

 

 

In questi giorni, si è festeggiato il compleanno del nostro Paese, che ricorre – come è noto – il 17 marzo, visto che nel 1861, in quel giorno, si celebrò la prima riunione del Parlamento nazionale nella città di Torino, che era la capitale provvisoria d’Italia.

Questo evento riaccende, naturalmente, il dibattito storiografico intorno al Risorgimento ed ai suoi esiti ultimi, che sono stati oggetto di intensa critica da parte di diversi filoni di pensiero.

Dalla storiografia marxista, di estrazione gramsciana, a quella di segno opposto, filo-borbonica e reazionaria, l’unificazione del nostro Paese è stata bersaglio di annotazioni, che sovente hanno messo in dubbio la portata innovatrice di un evento che, invece, ha cambiato in modo profondo la vita degli Italiani.

Certo, i limiti politici non mancarono.

La nascita dello Stato nazionale non coincise con la soluzione delle problematiche economiche dei ceti sociali meno abbienti e, soprattutto, determinò l’esplosione della questione meridionale, visto che il trasferimento - attraverso la leva fiscale - delle risorse dal Regno delle Due Sicilie verso il Nord accentuò il divario fra le due parti del nostro Paese, per cui le regioni settentrionali si avviarono rapidamente verso la rivoluzione industriale, mentre il Mezzogiorno arretrò tantissimo, vivendo di un’agricoltura che si conduceva in condizioni produttive, ancora, semifeudali.

Peraltro, la perdita del rango di capitale non poté che danneggiare gravemente Napoli e l’intero Sud, visto che la sottrazione delle funzioni istituzionali, legate alla sede capitolina del Regno, determinò un pesante arretramento dell’economia meridionale, che invece nei primi decenni dell’Ottocento era una delle più floride di Europa, anche perché godeva di rapporti commerciali preferenziali con la ricchissima Inghilterra.

Ma, è altrettanto certo che l’Italia doveva pur costituirsi come Stato unitario, visto che un analogo processo aveva interessato, nel corso dell’epoca medievale e moderna, molte altre aree europee ed in ritardo eravamo solo noi Italiani ed i Tedeschi, che raggiunsero la loro unità pochi anni dopo la nostra.

Invero, se gli ultimi sovrani napoletani fossero stati illuminati, molto probabilmente il processo di unificazione del Paese sarebbe partito da Napoli, anziché da Torino, e gli eventi storici avrebbero preso una piega ben diversa, ma si sa che la storia non si scrive con i “se”, né con i “ma”.

Pertanto, nonostante le innegabili criticità che hanno segnato il periodo intercorso da quel 17 marzo 1861 ad oggi, non si può che essere molto soddisfatti del percorso che la nostra comunità nazionale ha compiuto: non mancano limiti e problematiche, che richiedono attenzioni particolari, ma certamente il Tricolore e l’inno di Mameli sono due valori essenziali che fanno parte delle nostre coscienze individuali e di quella collettiva di Italiani.

 

Rosario Pesce

 

 

 

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