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Tempo di Quaresima: Domenica II dell'Anno B

Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@virgilio.it 

Tempo di Quaresima: Domenica II dell'Anno B

I - Marco 9,2-10 – 1.  Gesù prese con se Pietro, Giovanni e Giacomo, e li portò con sé su un alto monte in disparte (2 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli) a pregare (Lc 9,28). Qui Gesù si trasformò davanti a loro con le vesti, che divennero candidissime e splendenti (2-3 Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche) e col volto, che emanava luce (Mt 17,2). Con Gesù vennero a dialogare Mosè ed Elia (4 E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù) e discutevano della sua prossima Passione e Morte a Gerusalemme (Lc 9,31). A un certo momento una nube circondò Gesù e i presenti e da essa la voce del Padre indicò in Gesù il suo Figlio unico, al quale bisogna prestare ascolto (7 Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»). La nube scomparve e Gesù restò solo, come prima, coi discepoli (8 E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro); egli ordina loro il silenzio su ciò che avevano visto e sperimentato, fino a che egli non fosse risorto dai morti (9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti). (a) Gesù si trasfigura davanti ai discepoli e si mostra ben diverso dal solito; normalmente egli appariva come uomo comune, anche quando incantava col suo insegnamento e suscitava meraviglia e timore coi suoi miracoli. Ora invece è circondato dalla luce, che accompagna Dio, dalla nube, segno della presenza di Dio, e c’è la Parola del Padre, che lo rivela come suo Unigenito, e da Mosè ed Elia, che rappresentano la Legge e la Profezia. Gesù è vero uomo e anche vero Dio; solitamente egli nasconde la divinità, che apparirà evidente solo dopo la resurrezione; questo insegna la Chiesa e tale noi dobbiamo crederlo, oltre che sperare nei suoi meriti infiniti e amarlo come centro della nostra vita. (b) Gesù va ascoltato; è vero di ogni profeta, ma Gesù è anche Dio e quindi la sua Parola non solo è quella di un uomo di Dio ma è Parola di Dio stesso. In lui le profezie si compiono, le leggi rituali sono abrogate e i comandamenti diventano la legge dell'amore a Dio e al prossimo. Rinnoviamo la nostra fede in Gesù e mettiamo in pratica la sua Parola. La Quaresima ci faccia trovare più tempo per l'ascolto della Parola di Dio e la preghiera come risposta ad essa, e ci impegni di più nella pratica dell'amore al prossimo con le opere di misericordia e nel digiuno. (c) Gesù, una settimana prima, ha preannunziato ai discepoli la sua Passione e Morte e con Mosè ed Elia torna sull’argomento alla presenza dei tre, che già erano turbati al pensiero delle sofferenze del Maestro e anche del fatto che pure loro avrebbero dovuto portare la loro croce. Se Gesù, che è senza peccato, affronta tanta sofferenza fisica e morale, ancora di più noi peccatori dobbiamo essere disposti a soffrire. Convinciamocene perché è parte della nostra vita quotidiana, indispensabile per ammazzare in noi l’uomo vecchio e far nascere l’uomo nuovo. (d) Gesù si trasforma mentre prega; nella preghiera comunichiamo con Dio e Dio comunica con noi e si comunica noi, alimentando la nostra fede e trasformandoci con l’infusione della carità e della sua vita divina in noi. Adoriamo, ringraziamo, ricorriamo di più alla preghiera. Se Gesù prega tanto e continuamente e ci invita a fare altrettanto, non possiamo certo farne a meno noi.

 2. (a) I 3 discepoli  di fronte a Gesù, così trasformato (2), e ai due personaggi, che dialogano con lui (4-5), intuiscono la sua grandezza e la loro piccolezza e si sentono confusi e spaventati (5-6 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati): sentono quel timore che si prova di fronte a Dio; la sensazione si intensifica per la presenza della nube e per la Parola del Padre (7). (c) Gesù parla della sua Passione e Morte con Mosè ed Elia e così conferma ai discepoli la profezia circa le proprie sofferenze, cosa molto sgradevole e incomprensibile per loro, perché contraria alle loro aspettative circa il Maestro e la sua missione (10 Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti). Dopo la resurrezione di Gesù tutto diventerà chiaro. La Quaresima ci deve aiutare a capire l'importanza di sapere sopportare la sofferenza con pazienza e unirla a quella di Gesù. La croce fa parte della vita di ogni uomo è particolarmente di chi vuole essere discepolo di Gesù.

II - Genesi 22,1-2.9a.10-13.15-18 – Dio conosce la fedeltà di Abramo, ma lui no; ed è bene – secondo l’infinita sapienza di Dio - che ne faccia esperienza (1 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!»). Così gli ordina di offrire in olocausto – concretamente ammazzare e bruciare - il proprio figlio unico (2 Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò»). Subito il Patriarca si dispone a obbedire (9-10 Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. 10 Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio): difficilmente possiamo immaginare con quanta atroce sofferenza nel cuore, giacché aveva aspettato per anni questo figlio, lo aveva avuto miracolosamente quando lui aveva 100 anni e la moglie Sara 90, e inoltre a lui erano legate le promesse, che Dio gli aveva fatte, di una posterità numerosa e di una discendenza di re, di una patria e della benedizione di tutti i popoli, rinnovate in questa occasione (17-18). Ma Abramo riconosce che è infinita la grandezza di Dio, che la sua dipendenza da Lui è totale e che tutto quello che ha è dono di Dio: è il suo “timore di Dio” (12 Ora so che tu temi Dio); egli sa che non può rifiutare niente a Dio (12 e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito; 16 perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito) e, anche se col cuore a pezzi, è pronto a sacrificare tutto per lui (18 perché tu hai obbedito alla mia voce). Dio lo ferma all'ultimo momento (11 Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!»), salva Isacco (12  L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente!»), e rinnova con giuramento (15 L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16 e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore:) le sue promesse (17-18 io ti  colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. 18 Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra). Intanto Abramo sacrifica al posto del figlio un ariete, che Dio steso gli mette a disposizione (13 Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio). Dio ha creato l'uomo e l’universo e vuole l'obbedienza dell'uomo alla sua volontà divina, perché Egli ne cerca il bene e la felicità temporale ed eterna. Il sacrificio, che Egli si aspetta dall'uomo, non è l'offerta delle cose materiali – comunque sono già proprietà di Dio -, ma il compimento della sua volontà con l'obbedienza fedele ai comandamenti. Abbiamo uno splendido esempio di fede in Dio e nella sua parola e di obbedienza alla sua volontà in tutti i giusti dell'AT, e soprattutto in Maria e Giuseppe e in Gesù, obbediente fino alla morte di croce. Chiediamo questa fede e obbedienza: è la grazia che cambia la nostra vita per la misericordia di Dio.  

III - Romani 8,31b-34 – 1. (a) Dio è bontà infinita - solo il Padre è buono (Mt  19,17) - e in quanto tale è tutto Amore (1Gv 4,8.16); si esprime solo in relazione di amore all'interno della Trinità e anche ad extra. Il Padre-Amore genera il Figlio-Amore, che è immagine perfetta del Padre, e dal Padre e dal Figlio procede lo Spirito Santo, che è l'Amore reciproco del Padre e del Figlio. L'amore del Padre verso le creature raggiunge la massima espressione nel fatto che, mentre sottrae alla morte il figlio “unico” di Abramo, consegna invece alla morte il Figlio suo unigenito per la salvezza di tutti gli uomini (32 Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi); il suo dono  amoroso all'umanità è il Figlio come Redentore (Gv 3,16); il Figlio condivide l'amore del Padre per l'uomo e si dona per amore per la Chiesa (Ef 5,25), per noi tutti (Ef 5,1-2) e per ciascuno di noi (Gal 2,20). Il Padre e Gesù ci donano lo Spirito Santo (Gv 14,16.25-26; 15,26; 16,7). In Gesù il Padre ci ha dato il massimo, e quindi è disposto a non rifiutarci niente (32 non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?). Poiché Egli è schierato in nostro favore, niente può mettersi contro di noi (31 Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?). La Trinità è bontà infinita, amore, misericordia, compassione, volontà e attività di salvezza nei nostri confronti: che altro possiamo desiderare? (b) Ci sarà il giudizio. Chi farà da Satana, accusatore e avversario, per sostenere accuse di fronte a Dio contro coloro che Dio stesso ha scelti e difesi di sua iniziativa e per amore? (33 Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto?). Tanto più che è Lui che rende giusti, comunicando la sua vita divina (33 Dio è colui che giustifica!). Cristo è il giudice e dovrebbe essere lui a condannarci (34 Chi condannerà?), ma Egli si è fatto uomo per noi, è vissuto per noi, è morto per noi; per noi è risorto, siede alla destra del Padre e intercede per noi (34 Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!); e c'è anche lo Spirito Santo, che intercede per noi (Rm 8,26). E in Cristo c'è tutto il Corpo Mistico nelle sue tre Chiese che intercede: la Chiesa trionfante, quella purgante e quella militante. Siamo membra del Corpo Mistico di Cristo: dobbiamo nutrire e alimentare in noi una fiducia e confidenza totale nel Padre, che ci giustifica, nel Figlio, che ci ha redenti, e nello Spirito Santo, che ci santifica: siamo in ottime mani, in quelle di Dio; siamo anzi in un ottimo cuore, quello di Dio.

EUCARESTIA. E’ stato sempre presentato come il segno dell’amore di Gesù per noi. In essa  noi incontriamo Gesù, che è il Maestro e che rende presente il suo sacrificio al Padre per la nostra salvezza, e si fa cibo per noi. Preghiamo la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni do ottenerci di capire questo dono della Trinità a noi e di saperlo valorizzare. 

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