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Tempo di Avvento: Domenica 1.ma dell'Anno B

 

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni


mons. Francesco Spaduzzi

francescospaduzzi@virgilio.it     

   

Tempo di Avvento: Domenica 1.ma dell'Anno B

Avvento significa venuta e in esso celebriamo tre venute di Cristo: la prima avvenne duemila fa e fu preparata per millenni, specie da Abramo in poi; la seconda accadrà in un tempo che ignoriamo e ci saranno la resurrezione dei morti e il giudizio universale: ha un anticipo nel giudizio particolare di ogni singolo da parte di Cristo, alla fine della nostra vita; una intermedia si realizza ai nostri giorni, e si concretizza nelle molte venute di Cristo, liturgiche ed extra (Eucarestia e Sacramenti; Parola e Assemblea e Ministro; fratello bisognoso e il cuore di ognuno che ha fede e carità.

I - Marco 13,33-37 – Gesù propone una brevissima parabola sulla vigilanza, che devono osservare i discepoli in attesa della sua seconda venuta alla fine del mondo – e la raccomanda   anche per la fine della vita di ognuno di noi. Un uomo, prima di partire dalla propria casa (34 È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa), affida a ciascun servo il suo compito (34 e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito), contando sul loro senso di responsabilità e del dovere; in particolare raccomanda al portiere di tenere gli occhi ben aperti (34 e ha ordinato al portiere di vegliare), per impedire l'entrata agli estranei e l’uscita a chi non ne ha diritto. I servi non conoscono l'ora del ritorno del padrone (35 voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà), in quale momento della sera o a metà della notte o a notte avanzata o al mattino (35 se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino); essi devono farsi trovare ben impegnati a portare avanti il loro compito – e non addormentati -, quando il padrone verrà all'improvviso (36 fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati). Quando si riceve e si accetta un incarico, bisogna portarlo avanti certamente secondo le proprie possibilità, ma anche secondo le indicazioni di chi ce lo affida e secondo gli impegni presi. E’ questione di onestà e linearità e maturità. Quanto più importante è il compito affidatoci, tanto maggiore deve essere il nostro impegno. Si tratta di etica naturale, ma serve anche per la nostra vita soprannaturale, per crescere nella comunione con Dio e con i fratelli. Bisogna agire bene anzitutto in vista della nostra maturazione e poi anche perché dobbiamo rendere conto a chi ci ha affidato l’incarico.

2. Gesù invitava i discepoli che non sapevano l'anno, il mese, il giorno, l'ora della sua venuta alla fine della loro vita e del mondo a fare bene attenzione: Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento (33); Egli insisteva con quelli che lo stavano ascoltando allora: Vegliate dunque: voi non sapete (35); ma come sempre, quando parlava – anche se spesso non lo diceva esplicitamente – Egli intendeva rivolgersi pure ai discepoli futuri, che avrebbero aderito a Lui: Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate! (37). “Vegliare” per il discepolo significa vivere alla luce di ciò che ci insegna la fede, secondo ciò che ci propone la speranza, secondo quanto ci prospetta la carità verso Dio (i primi tre comandamenti) e verso il prossimo (gli altri 7 comandamenti). Per praticare questo, dobbiamo ascoltare la Parola di Dio e meditarla, pregare di più e meglio, incontrare Gesù nei sacramenti.

3. La parabola è un invito a regolare la propria vita come se fosse un viaggio verso l'incontro con Cristo giudice, sia alla fine del mondo per tutti gli uomini insieme, buoni e cattivi, sia alla fine della vita individuale, per il giudizio personale. La nostra vita è piena di pensieri e parole, azioni e omissioni, che vanno fatti in modo da essere graditi a Cristo, cioè che esprimano l'amore per lui sia che riguardano Dio sia che interessano il nostro prossimo (cfr Mt 25,31-46). La nostra vita è un'attesa di questo incontro con Gesù: c'è la grazia di Dio per aiutare la nostra collaborazione in modo da realizzare la piena comunione con Dio.

II - Isaia 60 3,16b-17.19b; 64,27 – 1. Si tratta dì una preghiera di confessione dei peccati, che possiamo fare nostra, perché tutti siamo peccatori. (a) Dio è il nostro creatore (7 noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani), ma ha voluto fare da padre dei suoi servi (1 Tu, Signore, sei nostro padre; 7 Ma, Signore, tu sei nostro padre); e anche, sempre nel corso della storia, si è mostrato redentore (1 da sempre ti chiami nostro redentore), intervenendo per liberare il popolo dai castighi, che si attirava coi suoi peccati contro Dio e il prossimo. Nella storia Dio è stato il redentore degli ebrei, perché li ha liberati tante volte da tanti pericoli e nemici. La grande liberazione fu quella dalla schiavitù egiziana, che si concretizzò nel primo esodo, cui seguì l’esodo da Babilonia dopo circa 7 secoli. Per mezzo di Mosè Dio operò miracoli straordinari (2 Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti), di cui mai si era sentito parlare (3 Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui), e ai piedi del Monte Sinai fece suo popolo gli Ebrei liberati; in quell’occasione egli istituì l’alleanza col popolo, dandogli i dieci comandamenti come stile di vita. (b) Gli Ebrei furono liberati “innocenti” dalla schiavitù degli Egiziani con grande manifestazione della potenza e gloria di Dio; noi siamo stati redenti dai peccati per mezzo di Gesù, nella sua prima venuta, con grandi sue sofferenze e umiliazioni. Buono e potente si rivelò Dio con gli Ebrei, ma ancora di più con noi per mezzo di Gesù. Nelle sue opere di redenzione Dio mostra che è lui che prende l'iniziativa per salvare chi crede e spera in lui, lo ama in se stesso e nel prossimo, fa la sua volontà (4 Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie). Chiediamo la grazia di praticare le virtù teologali.

2. Ma gli Ebrei hanno peccato dopo la prima e la seconda liberazione (4 perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli; 6 Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te); Dio si è adirato per tanta ingratitudine (4 Ecco, tu sei adirato; 6 perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto) e li ha abbandonati a se stessi, alle loro forze (6 ci avevi messo in balìa della nostra iniquità), sottraendo la protezione speciale che aveva per loro. Il risultato è che sono diventati disgustosi ai Suoi occhi (5 Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia) e sono ridotti malissimo (5 tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento). Appunto così diventiamo anche noi quando pecchiamo e impediamo a Dio di aiutarci. (b) Il Profeta sa che Dio è misericordioso ed è sempre redentore: libererà il suo popolo, benché colpevole; di qui la domanda rivolta a Dio sul perché li abbandona a se stessi e consente che si allontanino sempre di più da Lui (17 Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema?) e la richiesta che Egli venga giù dal Cielo (19 Se tu squarciassi i cieli e scendessi!) e torni in mezzo al suo popolo per l’amore che ancora gli porta (17 Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità): la sua presenza si potrebbe manifestare anche nella natura inanimata (19 Davanti a te sussulterebbero i monti) e con risultati straordinari di liberazione per il popolo. Anche noi siamo peccatori, nonostante la bontà e l’amore, ancora più grandi, che Dio ha manifestato per noi per mezzo di Gesù. Noi che viviamo nell’attesa della sua seconda venuta - alla fine del mondo, e prima, alla fine della vita -, abbiamo bisogno del perdono dei peccati e di farne penitenza. Ignorando la data della venuta di Gesù giudice, è indispensabile che vigiliamo e valorizziamo le venute intermedie.

III - 1Corinzi 1,3-9 - Dio ha benedetto generosamente la comunità di Corinto, e l’ha arricchita di tutti i doni spirituali (5 perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni), di ogni carisma (7 che non manca più alcun carisma a voi); essi sono tutti doni e grazie, che Dio dà alle membra del Corpo di Cristo, per aiutarle a vivere bene la vita di comunità; in abbondanza hanno avuto il carisma di conoscere il mistero di Dio e di saperlo comunicare agli altri (5 quelli della parola e quelli della conoscenza). Paolo stesso esprime continuamente la gratitudine a Dio per questa ricchezza di doni: Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù (4). I fedeli di Corinto vivono da buoni cristiani (6 La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente), perché sanno che già da adesso sono chiamati da Dio a vivere in comunione con Gesù (9 Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!) e, per mezzo di lui, anche col Padre e con lo Spirito Santo; ma sono anche in attesa della seconda venuta di Gesù, che verrà nel giorno (8 nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo), che Egli conosce e che noi ignoriamo. E’ da lui che bisogna aspettarsi oggi la stabilità per mezzo della sua grazia, che si ottiene con la preghiera e i sacramenti (8 Egli vi renderà saldi sino alla fine) fino alla fine della vita e del mondo (7 che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo), e così restare senza peccato (8 irreprensibili). Dobbiamo credere a Dio e fidarci di Lui (9 Degno di fede è Dio) e delle sue promesse, che trovano la loro realizzazione per mezzo di Cristo, che col Padre è sorgente della benevolenza e della pace; queste Paolo augura e invoca sui fedeli: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! (3). Gesù verrà a giudicarci e dobbiamo tenerci sempre pronti con una vita cristiana impegnata, sostenuta dalle sue grazie e carismi e con le continue venute di Cristo e dello Spirito.

EUCARESTIA. In essa Cristo realizza molte delle sue venute: la presenza mediante il suo Corpo e Sangue con la consacrazione, la Parola, l’Assemblea e il Ministro, oltre ogni uomo presente. Chiediamo la fede viva per percepire queste presenze di Gesù per mezzo dei segni e la carità operosa per essere ben preparati all’incontro con lui alla fine della vita e del mondo. La Vergine nostra Madre e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni ci ottengano di prepararci bene all’incontro con Cristo ora e alla fine della vita. 

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