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Tempo Ordinario: Domenica 34.ma dell'Anno A – Gesù Cristo, re dell'universo

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera e meditazione personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni


mons. Francesco Spaduzzi

francescospaduzzi@virgilio.it

Tempo Ordinario: Domenica 34.ma dell'Anno A –  Gesù Cristo, re dell'universo

I - Matteo 25,31-46 - 1. Gesù parla di sé in terza persona. Dice di sé che è il Figlio dell'Uomo (31), un personaggio celeste, che il profeta Daniele (7,14) vede presentarsi a Dio e ricevere da lui potere su tutti i popoli dell'universo: in quanto celeste fa parte del mondo di Dio, in quanto uomo è come noi; è il re (34.40), di un regno universale, che comprende tutti i popoli (32 Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli); egli è il pastore (32), perché un re deve guidare i sudditi come il pastore le pecore; è Figlio di Dio - e Dio lui stesso - perché indica Dio come Padre mio (34); è il Signore (37.44), riconosciuto come tale dai salvati e dai condannati; verrà nella sua gloria (31), cioè manifestando tutti i suoi attributi divini, che durante la vita terrena teneva nascosti, e siederà su un trono glorioso (31 siederà sul trono della sua gloria), come è proprio di un re unico al mondo, e ancora di più di Dio (cfr. Ap 1,4 e passim); è accompagnato da tutti gli angeli (31 e tutti gli angeli con lui), come avviene di Dio; fa azioni, che rivelano il suo pieno potere: separa – o fa separare dagli Angeli (Mt 13,49) - i buoni dai cattivi (32 Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre), facendoli sistemare o a destra o a sinistra a suo insindacabile giudizio (33 e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra) e la sua sentenza è immediatamente esecutiva (46). Crediamo, adoriamo, benediciamo Gesù per quello che è e ringraziamolo per quello che ha fatto per noi, confidiamo nella sua bontà; amiamolo con tutte le forze, perché lo merita; pentiamoci dei peccati e chiediamogli perdono per avere un giudizio di misericordia; affidiamoci a lui e proponiamo di vivere secondo il suo insegnamento.

2. (a) Gesù si rivolge a quelli messi alla sua destra (34 Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra) e dice loro che, affamato e assetato, gli hanno dato da mangiare e da bere (35 perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere), straniero, lo hanno accolto (35 ero straniero e mi avete accolto), nudo, lo hanno vestito (36 nudo e mi avete vestito), malato, lo hanno visitato (36 malato e mi avete visitato), lo hanno assistito in carcere (36 ero in carcere e siete venuti a trovarmi). Alla loro domanda quando è avvenuto questo (37-39 Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”), Gesù risponde che quello che hanno fatto al più piccolo dei Suoi fratelli – cioè a qualsiasi essere umano, giacché tutti siamo Suoi fratelli in Adamo, come lo siamo fra di noi - lo hanno fatto a lui (40 E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”). I bisognosi sono una cosa sola con Cristo, per il semplice fatto che appartengono alla razza umana, sia che si trovino uniti a lui come membra del Corpo Mistico sia che ne risultino separati; e se i bisognosi materiali non fossero membra del Corpo di Cristo, sono doppiamente bisognosi perché sono anche in necessità spirituale. (b) A quelli di sinistra Gesù parlerà diversamente (41 Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra), cioè che era bisognoso e non l'hanno aiutato (42-43). Alla loro protesta di non averlo mai visto in necessità (44 Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”), Gesù risponderà che hanno rifiutato a lui quello che non hanno fatto al più piccolo dei suoi fratelli bisognosi (45 Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”). Gesù è assistito, alleviato, sollevato, consolato, in colui al quale ci facciamo prossimi (cfr. Lc 10,29-37, la parabola del buon Samaritano), perché bisognoso; allo stesso modo lasciamo nella sofferenza Cristo nel bisognoso, se non ci facciamo prossimi a Lui e non prestiamo aiuto (cfr. il sacerdote e il levita della parabola). Non è necessario che ci ricordiamo di Cristo in quel momento; è indispensabile che aiutiamo il sofferente.

3. Ognuno avrà la sua ricompensa nell'eternità; quelli che hanno aiutato Cristo nel prossimo riceveranno l’intimità con Cristo e i doni di Dio Padre (34 Venite, benedetti del Padre mio), e inoltre avranno a titolo di eredità il possesso del Regno di Dio, preparato per loro dall'eternità (36 ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo), in concreto la vita eterna, la felicità senza limiti con la Trinità (46 i giusti invece alla vita eterna), con gli Angeli (31) e con i fratelli salvati (34); gli altri, quelli che hanno voltato le spalle a Cristo nei sofferenti, saranno esclusi dall’intimità con Cristo e dai benefici di Dio (44 Via, lontano da me, maledetti) e staranno nelle sofferenze atroci in compagnia del diavolo, al quale era destinato il fuoco - e non a loro - e i suoi angeli (41 nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli), in pratica alla sofferenza eterna (46 E se ne andranno: questi al supplizio eterno). Nell'aiuto al prossimo è la salvezza, perché in tal modo pratichiamo l’amore a Dio - Cristo è Dio e uomo – e l’amore all’uomo, sia che siamo coscienti, sia che non sappiamo che nel fratello bisognoso c’è Cristo. Se esercitiamo la compassione verso i bisognosi materiali o  spirituali, faremo stare meglio il prossimo qui e staremo bene noi per l'eternità. E daremo sollievo e consolazione a Gesù.

II - Ezechiele 34,11-12.15-17 - Gli Ebrei vedevano il re come un pastore del suo popolo, perché doveva guidarlo, assicurargli il nutrimento e difenderlo dai nemici. Ezechiele ha parlato di cattivi pastori di Israele, che sfruttavano il popolo senza prendersene cura; ma Dio parla e assicura che, come i comuni pastori (12 Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse), sarà lui stesso a mettersi alla ricerca delle sue pecore (11 così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore), le radunerà dai vari luoghi dove si erano disperse nei giorni brutti (12 e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine) e le passerà in rassegna (11 e le passerò in rassegna; 12 così io passerò in rassegna le mie pecore), per vederne le condizioni. Egli andrà alla ricerca delle pecore perdute e le ricondurrà all’ovile (16 Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita); curerà quelle ferite e le malate (16 fascerò quella ferita e curerò quella malata); custodirà bene quelle sane e forti (16 avrò cura della grassa e della forte); le porterà al pascolo perché sì nutrano e riposino (15 Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare). Le governerà con giustizia (16 le pascerò con giustizia); lui personalmente eserciterà il giudizio in mezzo al popolo (17 Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri). Dio rafforza queste sue promesse, facendo dire esplicitamente al profeta che è lui che parla: Così dice il Signore Dio (11); Oracolo del Signore Dio (15); A te, mio gregge, così dice il Signore Dio (17). Tutto questo ha realizzato Dio per mezzo di Gesù, Dio fatto uomo e Buon Pastore (Gv 10): è venuto a cercare anzitutto le pecore perdute della casa d'Israele (cfr. Mt 19,6; 15,24), ma anche le altre pecore, fuori di Israele (Gv 10,16): agli Apostoli prima dell’Ascensione comanderà un apostolato universale (Mt 28,18-20; Mc 16,16). In questo mondo ha esercitato la missione di pastore misericordioso, venuto non per giudicare ma per salvare (Gv 3,17); alla fine della vita di ciascuno e del mondo eserciterà la funzione di giudice. Consentiamo a Dio di convertirci e salvarci ora che è ancora il tempo della misericordia.

III - 1Corinzi 15,20-26.28 - (a) Adamo è il nostro progenitore; si ribellò a Dio e perse la vita divina (morte spirituale) e l’immortalità  fisica; i suoi discendenti nasciamo senza vita spirituale e con la morte fisica incombente (21 Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte; 22 Come infatti in Adamo tutti muoiono). Il diavolo per mezzo del peccato e della morte esercita il suo dominio sull'umanità (24 dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza). Ma è venuto il nuovo Adamo, Gesù Cristo, il quale è morto ma è risorto (20 Ora, invece, Cristo è risorto dai morti), primo fra gli uomini (20 primizia di coloro che sono morti; 23 prima Cristo, che è la primizia). Così ha riparato il male fatto da Adamo e ha portato agli uomini la vita spirituale, divina, e anche la resurrezione dei corpi (21 per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; 22 così in Cristo tutti riceveranno la vita). Adamo ebbe il primato - la regalità - in quanto primo degli uomini, ma purtroppo fu la causa della rovina dell'umanità col suo peccato; Gesù, nuovo Adamo – e infinitamente migliore -, rovescia questa situazione: recupera la vita divina agli uomini e anche procura la vittoria sulla morte fisica con la resurrezione della carne per tutti gli uomini; egli è il vero capo dell'umanità e inaugura il regno della vita divina, e quindi dell'amore, della gioia, della speranza di un futuro nuovo. (b) Gli avvenimenti si svolgono in ordine (23 Ognuno però al suo posto): già e per primo è risuscitato Gesù (20.23); così è iniziato il regno spirituale di Cristo e continua ad esistere; egli sta riducendo al nulla progressivamente i suoi nemici, il diavolo i suoi adepti (24): tutto deve essere sottomesso a Cristo (25 È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi). In occasione della seconda venuta di Cristo, alla fine del mondo, ci sarà la resurrezione di tutti i morti (22; 23 poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo): così sarà eliminata anche la morte, effetto del peccato (26 L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte). Quando tutto gli sarà sottomesso (28 E quando tutto gli sarà stato sottomesso), Gesù consegnerà al Padre il regno sugli uomini e sul creato, che egli ha conquistato (24 quando egli consegnerà il regno a Dio Padre); allora anche il Figlio, in quanto uomo, sarà pienamente sottomesso al Padre (28 anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa) – come sempre lo era stato nella vita terrena. A questo punto ci sarà la fine del mondo attuale (24 Poi sarà la fine) e l’inaugurazione del mondo nuovo, nel quale Dio sarà tutto in tutte le creature (28 perché Dio sia tutto in tutti).

EUCARESTIA. La Parola di Dio ci propone ora queste verità: chi crede in Gesù ha la vita eterna ed Egli lo resusciterà (Gv 6,40); garanzia ulteriore la sua promessa che chi mangia la sua carne e beve il suo sangue ha la vita eterna ed egli lo risusciterà (Gv 6.54)… Chiediamo alla Vergine SS. e a S. Giuseppe, ai nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, di ottenerci la crescita nelle virtù teologali e la loro pratica, in cui appunto consiste la salvezza.

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