Solofra. L'Ospedale Landolfi funziona solo nelle promesse del futuro
Prima o poi nella vita, ognuno vive esperienze a contatto con la sanità e a volte raccontarle può essere efficace oltre che necessario. E con questo spirito aperto e senza riserbo alcuno, desidero portare a conoscenza dei lettori del periodico locale, la mia esperienza. Tra il 2019 ed il 2020 ho avuto modo di toccare con mano i punti di forza e di debolezza della sanità locale. Nell’aprile 2019, nonostante varie visite specialistiche da noti cardiochirurghi internazionali, il reparto di emodinamica dell’ospedale Moscati di Avellino, a pochissimi chilometri da casa, l’eccellente Dott. Capasso ha salvato la vita a mio padre, sostituendo la sua valvola aortica ormai usurata, con una biologica americana, senza sottoporlo all’intervento tradizionale “ a cuore aperto” che sarebbe potuto essere fatale. Ad ottobre 2019 una caduta, la classica rottura di femore, il 118 lo trasferisce al pronto soccorso più vicino, al Landolfi di Solofra. Oltre all’accoglienza di cui godiamo tutti, per il personale spesso conosciuto, essendo una piccola realtà sanitaria, l’equipe di ortopedia con maestria e competenza, nello specifico il Dott. De Silva, nonostante le difficoltà per i tanti ricoveri e urgenze, sia comprensoriali che trasferiti dal Moscati di Avellino, con tutta la carenza di personale sanitario, riesce ad intervenire e rendere mio padre capace di deambulare. In piena pandemia, abbiamo appreso con amarezza e dispiacere, della chiusura del Pronto soccorso di Solofra, con la motivazione di preservare il presidio “Landolfi” dal covid19. Così la città ospedaliera è diventata da allora, ancora di più, il punto di riferimento sanitario oltre che della città di Avellino, di tutta l’aria del Nolano e Baianase, della Valle Caudina, del Partenio e aimè quella che noi definiamo della “bassa irpinia”, che include il nostro comprensorio. Ben note sono state le difficoltà della città ospedaliera nel gestire l’emergenza covid19 e le ordinarie attività ospedaliere. Apprendendo questi disagi dai giornali ed in genere dalle informazioni non si può comprendere appieno cosa possa significare veramente. Come si dice “provare per credere”e purtroppo a poco più di un mese dalla fine del lockdown, essendo chiuso il 118 di Solofra, ho dovuto portare mia madre in emergenza al pronto soccorso del Moscati. Giunti al pronto soccorso della città ospedaliera, alle 13.00 vi è stata l’ accettazione. La sala d’attesa, che per ragioni di distanziamento sociale doveva contenere al massimo cinque persone, piena all’inverosimile. La porta di accesso murata per pandemia, dalla quale ogni tanto, una guardia giurata urlava qualche cognome di turno. Dopo la paziente attesa di 12 ore inizio ad avere notizie circa la situazione. In tarda serata, dopo tre cambi di turni di guardie e personale sanitario, le prime informazioni sulle condizioni di salute e lo stato degli accertamenti . Dopo insistenze riesco ad entrare e vedere mia madre. Colloquio gentile e competente con il giovane e valido medico di turno. Per carenza di letti, mia madre, ha dormito nel “lazzaretto” del pronto soccorso, essendo necessari ulteriori approfondimenti. La mattina dopo, grazie all’intervento di un amico, riesco ad entrare nella enorme sala emergenziale, tra lettighe con pazienti doloranti, per riportare mia madre a casa. In tutto questo tempo, mio malgrado, quante ambulanze ho visto arrivare in emergenza, molti fortunatamente con fratture o necessità di suturare ferite da taglio, di non grave entità. Qualche familiare solofrano, anch’egli in paziente attesa, ha inveito con rabbia, contro le decisioni della direzione sanitaria per la chiusura del pronto soccorso solofrano. In quei momenti difficili, ci si sente impotenti, fragili e “disgraziati” ; quando per ragioni di carattere politico la disgrazia aumenta, è facile che scoppia la rabbia… se non fosse che noi di razza campana siamo un popolo che sommessamente subisce. A tutt’oggi il pronto soccorso di Solofra è chiuso e balzano altisonanti sulle testate giornalistiche notizie, oltre a vari bollettini politici, per acquietare gli animi, su ciò che verrà, sui tanti finanziamenti in arrivo, ma la realtà è ben diversa! Abbiamo eccellenze mediche che vivono alla stessa stregua dei pazienti, i disagi causati da scelte che vengono dall’alto. L’emergenza covid19 è finita e nonostante le evidenti difficoltà, dalla direzione sanitaria non emerge nessun segnale concreto per la riapertura del nostro nosocomio.
Dall’aver omesso il nome del presidio locale sulle ambulanze dell’azienda ospedaliera Moscati del nobile donatore “LANDOLFI”, alla chiusura o depotenziamento dello stesso, il passo sembra breve.
Dal profondo del cuore spero di non aver ragione!
Una utente, come tante.