Logo

1° Gennaio: Solennità della Maria SS. Madre di Dio

Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

I - Luca 2,16 21 1. (a) I Pastori hanno sentito dall'Angelo chi è Gesù e come trovarlo (Lc 2,9-12) e il canto degli Angeli, che rivela quali sono gli effetti della venuta del Messia: gloria a Dio in cielo e pace agli uomini sulla terra (Lc 2,13-14): essi prestano piena fede alla parola dell'Angelo - e vanno alla ricerca di Gesù, seguendo le sue indicazioni, - e al canto degli Angeli. Anzitutto vedono  Maria e Giuseppe e poi anche il Bambino, che è stato messo a giacere nella mangiatoia (16 Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia) e riferiscono le due straordinarie visioni, che hanno avute, e quanto hanno udito a proposito del Bambino (17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro). Poi ritornano alle loro attività quotidiane e alle loro case, ma la loro mente e il loro cuore sono pieni di pensieri e affetti, che riguardano ciò che hanno visto e udito, e la loro bocca ne parla: lodano e ringraziano Dio per questo avvenimento (20 I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro). Notiamo e ammiriamo la fede, che i Pastori prestano alle parole degli Angeli, la pronta ricerca che fanno dei Bambino, la testimonianza che danno ai presenti, il calore dei loro sentimenti che si esprime nel dare gloria e lode a Dio per il Suo grande dono - agli ebrei e al mondo -, che è Gesù: Dio e uomo, re e salvatore. Accogliamo la loro testimonianza e seguiamone l'esempio nell’aderire docilmente alla Parola di Dio, che ogni giorno ci viene dalla Chiesa; cresciamo nella conoscenza e amore a Gesù; impegniamoci a testimoniare Gesù con la vita e con la parola. (b) La reazione dei presenti alle parole dei Pastori è lo stupore (18 Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori), a differenza di Maria, - e possiamo aggiungere Giuseppe -, che invece risponde alla testimonianza, fissando bene nella mente e nel cuore quanto si diceva di Gesù e facendone oggetto di meditazione per cercare di capire di più (19 Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore) e gustare di più. Certo Maria e Giuseppe credevano senza riserve alle parole dei Pastori, anche perché esse confermavano ciò che essi avevano saputo di Gesù dall'Angelo, che a suo tempo aveva parlato loro, e le impressioni che avevano scambiate, ma adoravano, ringraziavano, speravano, ammiravano, chiedevano perdono per i peccati dell'umanità. Anche noi lasciamoci prendere dallo stupore come i presenti nella stalla, perché si tratta dell'incarnazione di Gesù, l’opera più grande di Dio, ma come Maria e Giuseppe diamo tempo alla meditazione e alla contemplazione per capire di più il mistero e gustare più intimamente la persona e l'opera di Cristo, che è la salvezza nostra e del mondo intero.

2. All’ottavo giorno dopo la nascita gli Ebrei dovevano circoncidere ogni maschietto (21 Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione) e imporgli il nome. Questo rito era praticato da molti popoli ma per gli Ebrei aveva un significato tutto particolare; era il segno dell’alleanza, che Dio aveva fatta col suo popolo Israele; con essa Dio si impegnava a proteggere sempre il popolo e questo si impegnava a rispettarne i comandamenti. La circoncisione del bambino significava che egli entrava a far parte ufficialmente del Popolo eletto e ne assumeva i diritti e i doveri. In quest’occasione si imponeva il nome al bambino, che  per gli Ebrei poteva indicare anche la sua missione futura, come nel caso di Gesù: il nome gli è imposto già da Dio ed è comunicato dall’Angelo sia a Maria che a Giuseppe (21 gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo). La missione di Gesù, come indicava il nome: Yahwè salva, era di salvare gli Ebrei e l’umanità, dando loro il perdono dei peccati e la vita eterna. Era un rito doloroso per il bambino, ma il suo significato spirituale era grandissimo e perciò grande era la gioia dei presenti. Ringraziamo Gesù che ha pienamente realizzato il significato del suo nome e salva tutti quelli che credono in Lui. Per noi cristiani è il battesimo che ci fa entrare nell’alleanza con Dio.

II - Numeri 6,22-27 – (a) Si tratta di una benedizione, cioè parole, che vengono pronunciate da una persona per incarico da Dio, in suo nome e per sua volontà (22 Il Signore parlò a Mosè e disse: 23«Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro). L’origine della benedizione è quindi Dio; quando Dio ci benedice, vuol dire che Egli ci arricchisce dei suoi doni: la Parola di Dio è onnipotente nella creazione e lo è anche nella benedizione; quando noi benediciamo Dio, diciamo bene di lui per quello che è e per quello che ci ha dato; quando benediciamo gli altri con mandato ufficiale o privatamente, invochiamo da Dio i suoi beni su quelle persone, o – come dice Dio - rendiamo presente su di loro il nome di Dio (27 Così porranno il mio nome sugli Israeliti), cioè Dio stesso, e Dio, ormai fattosi vicinissimo, intimo con loro, dà effettivamente i suoi doni (27 e io li benedirò). Per gli Ebrei la benedizione di Salomone sul Tempio aveva portato Dio sul e nel Tempio; Dio vi rimase per 410 anni (826-586 a.C.) e poi lo lasciò (Ez 10) a causa dei tanti peccati del Popolo, ripetuti senza pentimento e senza penitenza. Dio vi ritornò dopo 70 anni (Ez 43) e poi l’abbandonò – pare definitivamente - nel 70 d.C. dopo sei secoli; ma ormai noi cristiani sappiamo che Dio si era reso e si rende presente per mezzo di Gesù Cristo in tanti modi, percepibili per la fede. (b) Riflettiamo sulle parole della benedizione: ti benedica il Signore (24), cioè Dio ti arricchisca con i suoi beni materiali, psicologici e spirituali, personali e familiari, nella parentela e amicizia, nella comunità locale e nazionale. E ti custodisca (24), cioè Dio ti sorvegli e abbia cura di te, perché non tu subisca danni, e ti conservi intatto; abbia cura di te e ti accudisca. Il Signore faccia splendere il suo volto (25), cioè non ti mostri un volto arrabbiato o annoiato o arcigno, ma sorridente e favorevole.  E ti faccia grazia (25), cioè ti dimostri benevolenza, ti voglia bene, voglia il tuo bene; essendo Dio infinitamente ricco, può darti beni innumerevoli. Il Signore rivolga a te il suo volto (26), cioè volga verso di te la sua faccia e non le spalle, ti ammetta alla sua presenza con gioia; sia accogliente con te. Ti conceda pace (26), cioè la pienezza dei suoi doni, prosperità materiale e spirituale, personale e comunitaria. Ecco la sintesi della benedizione: il Signore ti benedica, tenga rivolta verso di te la sua faccia sorridente e accogliente; ti mostri benevolenza e ti dia tutti i beni, che entrano nel concetto di pace. Chi attira la benedizione di Dio su di sé, la attira anche sulla sua famiglia e paese: lo ha detto il Signore più di una volta ai mistici. Benediciamo o chiediamo la benedizione di Dio alla fine della preghiera del mattino e della sera su ciascuno di noi e sulla nostra famiglia, sui nostri parenti, sui nostri cari, ma anche sugli altri; in fondo ognuno di noi è in qualche modo sacerdote della propria famiglia (lo siamo grazie al battesimo) e possiamo allargare il nostro influsso anche su cerchie più larghe; la nostra benedizione sarà tanto più efficace quanto più siamo uniti ai Cuori di Gesù e Maria e Giuseppe e, per mezzo loro, a Dio; noi siamo veramente figli di Dio Padre e membra del Corpo di Cristo, abbiamo lo Spirito Santo in noi, se consentiamo a Dio di mantenerci nella sua amicizia, corrispondendo alle grazie che Egli ci dà per essergli fedeli.

III - Galati 4,47 – (a) Paolo ci rivela che cosa fa Dio nei confronti dell’umanità e di ciascuno di noi per salvarci. Dio manda suo Figlio nel mondo e lo fa nascere da una donna per essere uomo come noi e visibile come noi; nasce fra gli Ebrei ed è sottoposto alla Legge ebraica (4 Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge); viene come Messia per liberare gli ebrei dalla schiavitù della Legge (5 per riscattare quelli che erano sotto la Legge) e del peccato e i pagani dalla schiavitù del peccato; il frutto di tutta l'opera del Messia è che diventiamo figli adottivi di Dio (5 perché ricevessimo l’adozione a figli). Gesù è stato concepito ed è nato, è vissuto e ha predicato, ha patito ed è morto, è risuscitato e asceso al cielo, proprio per ottenerci la salvezza. Ma perché l'attività redentrice di Gesù sia efficace per noi, Dio Padre manda anche lo Spirito Santo, il quale ci fa aderire con la fede a Gesù e alla sua opera redentrice e viene nei nostri cuori (6 Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio); egli ci fa ricevere il battesimo e gli altri sacramenti. Nel battesimo lo Spirito abita in noi, ci fa figli di Dio e ci dà sentimenti filiali, che si esprimono in pensieri e affetti e in parole e opere di figli nei confronti del Padre (6 E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!»). Naturalmente i figli sono anche eredi dei beni paterni e anche noi – sempre per misericordia di Dio e non per i nostri meriti - siamo eredi di Dio (7 Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio) e coeredi di Cristo (cfr Rm 8,17: E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria): abbiamo diritto al Paradiso se viviamo da figli buoni di Dio, osservando i suoi comandamenti e portando con pazienza la nostra croce in unione con Gesù e seguendolo come modello. Crediamo, adoriamo, ringraziamo Padre, Figlio e Spirito Santo, Maria e Giuseppe, speriamo, amiamo, chiediamo perdono e preghiamo per noi stessi e per gli altri.

EUCARESTIA. All’inizio dell’anno, Giornata Mondiale della Pace, nel nostro mondo ancora tormentato da tante guerre piccole e grandi, fra nazioni o all’interno delle nazioni, nelle famiglie e fuori… offriamo a Dio Padre Gesù e il suo sacrificio e chiediamo la Pace per noi e per le nostre famiglie e per la nostra patria e per il mondo, ma impegniamoci anche a fare la nostra parte per migliorare i rapporti nel nostro piccolo. Dio ci può dare tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ma ha condizionato tanti suoi doni alla nostra collaborazione. Preghiamo la Vergine Maria e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, perché ci ottengano di fare la nostra parte per ottenere i doni di Dio.



mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@virgilio.it

Condividi quest'articolo

Altri articoli di Cultura


“Il Lampione della Cantonata”

L’incontro promosso in sinergia con il Provveditore agli Studi di Avellino, dott.ssa Fiorella Pagliuca e la coordinatrice del Centro di Giustizia riparativa, avv. Giovanna Perna, rientra nelle attività per la promozione di una[...]

La sfida dell'eccellenza

Nel contesto attuale, dove il lavoro è scarso e la competizione è agguerrita, c'è una crescente preoccupazione della fuga dei giovani italiani verso il Nord Italia. Le nuove generazioni considerano la Campania, un pae[...]

Contattaci

  • Telefono: 347/ 5355964

  • Email: solofraoggi@libero.it

  • Email: ilcomprensorio@libero.it

Seguici