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Il Futuro può attendere in un container

A Fontamara, ci informa Silone, esiste una tale gerarchia:

“«In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa.

«Poi viene il principe di Torlonia, padrone della terra.

«Poi vengono le guardie del principe.

«Poi vengono i cani delle guardie del principe.

«Poi nulla.

«Poi, ancora nulla.

«Poi, ancora nulla.

«Poi vengono i cafoni.

«E si può dire ch’è finito.»”

La situazione nella Valle è molto simile:

“«In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa.

«Poi viene il primo cittadino, padrone della città.

«Poi vengono le guardie del primo cittadino [assessori, consiglieri e amministrativi vari “secondo la paga”]

«Poi vengono i cani delle guardie del primo cittadino.

«Poi nulla.

«Poi, ancora nulla.

                                                                                                                                                    

«Poi vengono i cani dei cittadini

«Poi, i cittadini.

«Poi, ancora nulla.

«Poi, ancora nulla.

«Poi vengono i bambini.

«E si può dire ch’è finito.»

Ecco, questa è la realtà sociale nella Valle dell’Eden, che si autodefinisce “virtuosa”, dove i cittadini possono parcheggiarsi, i siti d’arte sono solo un fatto di segnaletica, i servizi sono a portata di click, e il verde deve intonarsi con cineree timbriche d’asfalto e di cemento. La cultura è relegata sull’acropoli e la pianura è destinata ad attività ludico-sportive. Anche, e soprattutto, i cani hanno i loro spazi, dove ‘portare’ i cittadini a distrarsi dalla routine. Poi vengono, finalmente, loro, i bambini, che sono ammassati in ‘container’ angusti e fatiscenti. Purtroppo siamo in emergenza: 40anni fa c’è stato un sisma che ha costretto l’agenda politica a occuparsi delle priorità, e così ci si è impegnati a ristabilire le dovute gerarchie:  

“«In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa»”, quindi è stato necessario occuparsi prima dei sacrari.

“«Poi viene il primo cittadino, padrone della città.»” Pertanto il palazzo del potere andava eretto. Il municipio non poteva aspettare, bisognava che gli amministratori avessero uffici per svolgere il proprio dovere e le proprie responsabilità.

“«Poi vengono le guardie del primo cittadino [assessori, consiglieri e amministrativi vari “secondo la paga”]»”. E il palazzo è stato adeguato alle loro incombenze ed esigenze: ariosi spazi comodi.

“«Poi vengono i cani delle guardie del primo cittadino e dei cittadini»”, a questi non sono mancati i necessari investimenti al fine di alleviare lo stress post-sismico.

“«Poi nulla.

«Poi, ancora nulla.

«Poi, vengono i cittadini»”, i quali sono stati strappati da una situazione precaria e a cui è stato garantito un tetto popolare.

“«Poi, ancora nulla.

«Poi, ancora nulla.

«Poi vengono i bambini»”. Finalmente tocca ai meno bisognosi. Dopo quarant’anni ci sono ancora bambini costretti a crescere e formarsi in delle strutture d’emergenza. Ma si sa, i bambini hanno tempo, possono attendere: prima viene l’eterno, poi il passato, poi il presente, poi il nulla. Poi ancora il nulla. Poi e poi ancora il nulla. Poi… e intanto il futuro, per il momento, deve e può attendere in un container.

«E si può dire ch’è finito.»

                                                                                                                                                           Gerardo Magliacano

 

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