La scelta del benessere
L’equilibrio fisico, emotivo, psichico, spirituale dell’essere umano è un qualcosa di estremamente dinamico, caratterizzato da resilienza e capacità di adattamento, attuazione del miglioramento di sé e del mondo circostante, perizia nel bilanciare la propulsione ad andare avanti con il richiamo a tornare indietro.
La curiosità del nuovo è un forte stimolo, la paura del nuovo è un deterrente di tutto rispetto “Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia e non sa quel che trova.”.
Se i proverbi sono espressione della saggezza dei popoli e sintesi delle loro esperienze di vita, in diciotto parole abbiamo il quadro di ciò che rappresenta per l’essere umano il cambiare tragitto, l’andare incontro all’ignoto, inermi e in balia degli eventuali Scilla e Cariddi, delle Sirene e dei Mangiatori di loto, dei Ciclopi e delle Maghe, che si potrebbero incontrare cammin facendo.
Allora, perché rischiare? “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza.”. Quale avventura è più stupefacente del perseguire la conoscenza e il valore? La conoscenza di sé e delle proprie abilità?
Riuscire a gestire la paura, sacrosanta quando si tratta di proteggere l’essere umano e mantenerlo in vita, ma un freno a mano tirato fino al punto di rottura quando si abdica al proprio valore e si finisce in totale balia di essa, non è propriamente una circostanza di gran leggerezza, un balletto leggiadro in tutù e scarpette bianche.
La motivazione all’agire può essere inizialmente la curiosità della scoperta, poi deve radicarsi in qualcosa di più intimo e profondo. Ognuno di noi sa, o dovrebbe sapere, perché fa quello che fa. Il senso e il significato che sono conferiti ai comportamenti che si assumono di fronte agli avvenimenti della vita sono fortemente personali.
Come lo è scegliere tra il malessere e il benessere. Sappiamo quanto il pensiero incida sul corpo, quanto le emozioni stabilizzino o destabilizzino, quanto una spiritualità salda sia in grado di influenzare tutto l’essere umano. Allora, perché optiamo frequentemente per il disagio e la sofferenza, invece di rispondere alle richieste del nostro corpo, delle emozioni, della mente, dello spirito, con un atteggiamento diverso da quello che adottiamo comunemente? Forse perché la prima strada è nota e perciò rassicurante e la seconda è scomoda e faticosa? E’ proficuo tener presente e radicato nella mente e nel cuore, che la fatica e la scomodità iniziali risultano tali perché bisogna prendere su se stessi la responsabilità e le conseguenze di una scelta, effettuare un cambiamento di prospettiva, una lettura e una valutazione differente degli accadimenti personali, una possibilità di senso e significato nuova.
Allora, ci si potrà rendere conto , nel prosieguo temporale, che la seconda via è virtuosa, utile, arricchente, foriera di luce e di bene, pietra miliare di ulteriori e progressivi miglioramenti.
Teresa Gagliardi