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Un esonero inatteso

Quello di Carlo Ancelotti è stato un esonero inatteso.
Il “Carletto” nazionale è, infatti, uno dei volti migliori del nostro calcio e dello sport italiano più in generale, per cui vederlo allontanato dalla panchina del principale club tedesco ha fatto specie.
È sempre stato un uomo dal profilo basso; schivo con i media e moderato nei giudizi, finanche quando avrebbe potuto alzare la voce.
Il suo livello tecnico, prima da calciatore e poi da mister, è indiscusso.
Ha vinto come pochi al mondo, pur non essendo stato noto né come Maradona, né come Pelé o Del Piero.
Ha rappresentato, nel nostro Paese, l’immagine migliore del berlusconismo applicato al calcio.
Infatti, già campione nella Roma, ha legato i momenti più belli della sua carriera al Milan di Sacchi, che sconvolse il calcio mondiale, portando in Italia il calcio a zona, che in Olanda si giocava da venti anni circa.
Ed, anche, da allenatore la sua carriera è stata legata alla scuola di Sacchi, visto che ne è stato, prima, allievo e poi ne ha proseguito il lavoro, ispirandosi al suo modo di intendere il calcio in tutti i club nei quali ha allenato, dal Milan al Real, dal Chelsea al Bayern ed al Psg, vincendo ad iosa trofei nazionali ed europei.
Ma, la Germania gli è stata fatale, visto che, per la prima volta nella sua lunga carriera, è stato licenziato a campionato in corso, nonostante la sua squadra non sia, oggi, tecnicamente ai livelli di qualche anno fa e risultando, perciò, eccessive le richieste che gli sono state avanzate, almeno in rapporto alle reali potenzialità dell’organico gestito ed allenato.
Forse, i Tedeschi gli hanno fatto pagare l’origine italiana?
Forse, non hanno intuito ed apprezzato le virtù dell’uomo, prima ancora che dell’allenatore?
Forse, come accade in club minori, semplicemente il mister è stato il parafulmine per i limiti obiettivi della rosa?
Forse, ha fatto uno sgarbo a qualche notabile dello spogliatoio?
Certo è che il più importante e vincente allenatore italiano ha dovuto fare rientro anzitempo da Monaco e ciò ci dispiace, perché Ancelotti era l’ultima icona vera del calcio del nostro Paese nel mondo.
Forse, nascerà un nuovo Ancelotti in qualche angolo d’Europa?
O, forse, il “Carletto” amato da molti tornerà ad insegnare calcio in Italia?
Noi lo vorremmo rivedere, appunto, sui campi della Serie A, dove molto ha imparato e moltissimo ha, già, insegnato. Buona fortuna, Carlo! 

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