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È tempo di sagre: “Non di solo pane vive l’uomo”

   Sta scritto nel Vangelo di Luca (4, 4) che Gesù rispose alle tentazioni del diavolo, affermando che “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”. Allo stesso modo risponde, fedele al suo Signore, ogni santo giorno la mia gente: ‘non in pane solo vivat’. E, infatti, è di parola: da qualche decennio, acconto ai fornai, hanno aperto pizzerie, ristoranti, fast e slow food, takeaway, pub, bracerie, spaghetterie, paninoteche, enoteche, pasticcerie, bar – uno ogni pochi metri – e poi alimentari, macellerie, pescherie e quant’altro, perché l’uomo, la mia gente, non vive di solo pane, ma anche di companatico. Di conseguenza chiudono le viziose e peccaminose, ingorde e tentatrici biblioteche – ormai rimaste vuote –, musei, librerie, cineteatri e tutto ciò che ha a che fare con lo Spirito.

   Allora il Cristo rispose alle tentazioni dicendo: “Sta scritto”. Ma dove sta scritto che l’uomo non vive di solo pane? Sta scritto nel Deuteronomio (8,3): “Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore”. Si sa, trattasi di pratiche da Vecchio Testamento, che risalgono a quando l’uomo era ancora un fanciullo allo stato primordiale. Ma duemila anni fa, il Messia ribadì il concetto: “Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame.  Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane».  Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.» (Matteo 4,4)” Ma stiamo comunque parlando di due millenni fa. Ma per noi, oggi, uomini e popolo del Terzo Millennio, evoluti e civilizzati, emancipati e affrancati da qualsiasi tipo di schiavitù, siamo riusciti a conquistare non solo quel “pane” che Cristo rifiutò in un momento di fame estrema, ma abbiamo conquistato anche il diritto al companatico.  Il Nazzareno era solo un uomo “pieno di Spirito Santo”, noi siamo invece uomini con la ‘panza’ piena, un’umanità di ben’altra pasta: non solo per pane, ma anche per pizza, dolci e chi più ne ha più ne metta. Una volta esisteva il tempo sacro della Quaresima, del digiuno, ora è la sconsacrata epoca di sagre delle magnate e delle abbuffate, per Gargantua e Pantagruel. Una volta si viveva della “parola”,  riempiva lo Spirito e distraeva dalla fame, oggi invece viviamo di pane e companatico, per uomini vuoti di Spirito e con la pancia piena. Mi piacerebbe che qualche amministrazione promulgasse la sagra della parola, dell’informazione, la sagra della storia e delle arti, delle scienze, la sagra della filosofia, la sagra della logica, del logos o semplicemente del dialogo, dove servire solo ‘pane’ per lo “Spirito Santo”, dove servire un po’ di sana cultura al posto di abusate colture, estirpate dalla terra che gli fu affidata e da una umiliata memoria collettiva. E se non siamo più capaci di vivere “di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, allora che s’imbandisca almeno una sagra del digiuno: perché gli uomini liberi sono quelli che sono ancora capaci di digiunare. “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia [e “di ogni parola che esce dalla bocca” della Verità e della Sua ricerca], perché saranno saziati! (Matteo 5,3-12)”.

Buone sagre a tutti!

 Gerardo Magliacano

 

 

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