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Big Jump nel Torrente Solofrana

Il Big Jump è una campagna europea di European Rivers Network (ERN) a cui Legambiente aderisce ormai da sette anni, organizzando in alcuni corsi d’acqua dei tuffi veri e simbolici per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla qualità delle acque e la tutela della salubrità dei fiumi rispettando, entro il 2015, l'obiettivo di "buono stato ecologico" previsto dalle direttive Europee. I fiumi italiani costituiscono un patrimonio importantissimo per il nostro Paese. Abusivismo, inquinamento, cementificazioni, captazioni per uso industriale hanno, però, aggredito tale ricchezza. Anche Solofra ha aderito con un doppio Big Jump nel Torrente Solofrana, organizzato dal Circolo Volontariato Legambiente "Soli Offerens"; ringraziamo anche la sezione ArcheoClub Avellino-Irpinia per l'adesione all'evento.

 

«Il Big Jump è un tuffo simbolico organizzato contemporaneamente in tutta Europa per chiedere più attenzione per torrenti, fiumi e per le loro acque – afferma Antonio Giannattasio, presidente del Circolo Soli Offerens – In questi ultimi decenni il rapporto con il torrente Solofrana è completamente cambiato, è stato asciugato, imbrigliato, canalizzato, diventando anche luogo dell’abbandono, o peggio, del disagio. Il fiume non può mai essere considerato “altro” rispetto al territorio in cui è inserito, sia per l’importanza naturistica che storico/economica».

 

Il torrente, lungo circa 20 chilometri, affluente del Sarno, nasce in territorio solofrano dal monte Garofano nei Picentini occidentali, dalle sorgenti Bocche soprane e Bocche sottane. Anticamente veniva chiamato Fiume nella prima parte, dalle sorgenti al piana solofrana e da qui Flubio-rivus siccus fino a S. Severino dove prendeva il nome di Saltera fino all’immissione nel Sarno. La Solofrana e le sue acque ha sostenuto la concia delle pelli fin da quando Solofra era un centro pastorale. Sulle sue rive si formò il centro produttivo - artigianale chiamato Casale Fiume, oggi Rione Toppolo. Dal XVI fino ai primi decenni del XX per i processi di lavorazione si usavano prodotti vegetali contenenti tannino, prodotto che permetteva la concia del cuoio animale. Ma lo sviluppo produttivo e il passaggio da artigianale ad industriale fu caratterizzato dagli anni ’50 in poi dall’introduzione dei prodotti chimici che rivoluzionarono la lavorazione per la velocità nei suoi processi e cambiarono radicalmente anche l’impatto sull’ambiente. Il torrente che aveva agevolato la nascita e crescita dell’attività conciaria incominciò a pagare le conseguenze dello sviluppo industriale accogliendo le acque della nuova modalità di produzione. Attualmente le acque reflue industriali e civile sono state separate. Le prime, dopo essere state trattate nel depuratore chimico-fisico di via Carpisano a Solofra, scorrono così come quelle civili nelle rispettive condotte fino al depuratore biologico di Mercato San Severino. Quindi è impossibile, o meglio dovrebbe essere impossibile, vedere acque schiumose o colorate scorrere nel letto della Solofrana. Eppure tale fenomeno, sporadico e documentato, testimonia in modo del tutto negativo questo atto criminale da parte di operatori industriali.

 

 «Abbiamo scelto di fare il Big Jump sulla Solofrana – continua il presidente di Legambiente Solofra – per evidenziare le problematiche che il torrente vive:

 

-          Le acque sorgive insieme a quelle incanalate forniscono acqua potabile alla città attraverso un sistema idrico vetusto con numerose falle che fanno perdere circa il 40% della risorsa idrica, partendo proprio dalle sorgenti luogo del nostro primo Big Jump. Inoltre in seguito alla chiusura dei pozzi industriali a causa della presenza di tetracloroetilene nella falda in zona industriale, la stessa acqua delle sorgenti viene, anche, utilizzata per alimentare le attività produttive, con ulteriori problemi per gli utenti come mancanza o poco afflusso dell’acqua in casa.

 

-          Il vecchio Casale Fiume, attraversato dalla Solofrana,  oggi quartiere Toppolo, luogo del nostro secondo Big Jump, offre ai nostri occhi un luogo abbandonato, dove i vecchi opifici e le rive del torrente sono aggrediti dal tempo, dall’erbacce e dai rifiuti. Un luogo con molte potenzialità dal punto di vista dell’archeologia industriale e di riconnessione tra il tessuto urbano e periferico della città, ma che sembra essere lasciato al suo destino di disagio. I soci del circolo oramai da oltre un decennio sottolineano, anche attraverso i commenti dei turisti che vengono a Solofra in occasione di Salvalarte, che il luogo debba essere riqualificato e dotato di servizi per la città.

 

-          Dopo aver attraversato la città, la Solofrana arriva nella nuova zona industriale. Come già detto in precedenza, siamo ancora qui a condannare i pochi criminali, che senza rendersene conto danneggiano l’ambiente, i cittadini e l’economia dell’intera area distrettuale, sversando direttamente i reflui e bypassando il corretto smaltimento delle acque. Anche le analisi dei prelievi delle acque di Goletta del Fiume Sarno, effettuati il 21 e 22 giugno e presentati il 2 luglio in occasione dell’arrivo di Goletta Verde a Castellammare di Stabia, hanno dato riscontro di uno stato del torrente “scarso” e per la persistenza di sostanze come cromo e ammoniaca e per la condizione di salute dell’ambiente fluviale. Il rilancio ambientale e sociale del distretto quindi è strettamente legato alla bonifica dell’area, senza tralasciare una pre-caratterizzazione delle falde acquifere contaminate da tetracloroetilene. La scarsità di risorse economiche da destinate e le continue modifiche normative, come il declassamento da sito d’interesse nazionale (SIN) a regionale (SIR) del Bacino idrografico del Fiume Sarno, rendono, però, tutto questo difficoltoso”.

 

Il Big Jump è stata anche l’occasione da parte dei soci del circolo di Legambiente Solofra di monitorare le aree interessate dall’evento con eventuali pulizie dell’area e segnalazione di ciò che non va. “Dobbiamo – concludendo – recuperare quell’antico antico rapporto con il torrente, attraverso un corretto uso congiunto suolo-acqua. È impossibile ritornare all’equilibrio perso, ma possiamo attenuare i disastrosi effetti degli eventi con i quali ci toccherà fare i conti nel futuro prossimo».

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