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Sanità Pubblica Irpina: sacrificio della Campania al dio Denaro del Privato

I quìbus sopra, tutto il resto giù

Per mere ragioni di semplificazioni espositive, anche per la pandemia da Covid, parleremo così, come abbiamo fatto per le guerre, di un pre ed un post.  Nel caso corrente Il post deve ancora arrivare, abbiamo ancora la minaccia del contagio dietro l’angolo, ma già s’intravedono le prime avvisaglie di cambiamenti radicali. Uno per tutti e di vitale importanza collettiva, che interessa nello specifico noi campani è nella organizzazione sanitaria.

Dalla chiusura del Pronto soccorso dell’Ospedale Landolfi di Solofra, fiumi di parole in Consigli congiunti, dibattiti e riunioni, tanti articoli sono stati già scritti. Non voglio ripetermi, si è detto di tutto e di più, per una questione che ha toccato gli animi allo stesso modo, anche tra chi non ha mai avuto anche un solo pensiero di condivisione con l’altro.  Abbiamo ripercorso Storia nobile locale, Leggi, Decreti, delibere ed atti formali, cercando disperatamente vittime e carnefici, parlato di posti letto, piani sanitari, altisonanti specializzazioni, bacini di utenza, ospedali di comunità, distanze chilometriche fino a muovere le masse in manifestazioni popolari per una parte di provincia ritenuta abbandonata e sacrificata.

 Ma c’è ancora forse qualcosa che sfugge in tutto questo dire?

Ultima notizia in tema, il reparto di pediatria ed il punto nascita del Frangipane di Ariano viene chiuso per carenza di pediatri. Primo mio pensiero d’incredulità! la Regione Campania mette le mani sulla roccaforte arianese? Come può far questo, una scelta fatta sulla lama di un rasoio, con il rischio di provocare l’ira dei feudatari storici del posto?  O piuttosto si vede costretta ad agire in tale direzione!  Sono forse maturati i tempi? Mi spiego meglio. Nei processi non si può tracciare una linea di demarcazione molto netta, è operazione complicata, diventa solo il frutto di speculazioni e strumentalizzazioni tra concorrenti sleali.

 Nel disegno strategico di agevolare la sanità privata, qualcosa sembra essere sfuggita dal controllo!

Chiunque ricorderà, perché storia abbastanza recente, che una volta la professione medica vedeva come prima e importante realizzazione, il pubblico impiego: il neo medico cercava con tutte le sue “forze” di accedere alla struttura pubblica mediante concorso.

Ricorderete la questione dei primariati ad appannaggio esclusivo dei Baroni universitari?

 Lavorare in un ospedale pubblico era si, un impiego ambito!

 Vediamo perché:

-          posto fisso, quindi garantito nel tempo:

-          congruo stipendio, mensile e tutelato;

-          prestigioso, per l’immediato collegamento con la cospicua utenza di riferimento:

-          automatica canalizzazione privata della clientela presso il proprio studio, purché opportunamente gestita con discrezione;

-          esperienza individuale e di gruppo facendo crescere le proprie capacità professionali fino al blasonato “nome”, senza grossi rischi individuali, attingendo tutto dalla spesa pubblica.

E nel frattempo cosa è accaduto?

 La politica regionale campana, accortasi degli enormi sprechi della sanità pubblica, poneva in atto tagli e restrizioni, parallelamente il mercato privato della sanità si attrezzava. Ha attinto ingenti capitali, creato grossi gruppi, pensando bene di rilevare piccole realtà private, che sebbene fortificate nel tempo, non avrebbero potuto disporre singolarmente di ingenti mezzi, necessari per i cospicui investimenti.

Nel novero degli investimenti sono rientrati anche molti medici specialistici, i quali dopo aver maturato quel processo prima descritto, spesso fruendo delle aspettative concesse dal pubblico impiego e con la complicità della strategia politica votata alla managerialità della sanità, hanno ben pensato di polarizzare tutta la loro capacità medica nella struttura privata.

Poi l’era Covid, che ha sugellato il definitivo esodo verso i contratti d’oro per primari e specialisti, mettendo di fatto a durissima prova il nostro sistema sanitario. Per non parlare dei finti volontari Covid!

Fatevi dire quanto guadagna un primario con Contratto pubblico rispetto ad un contratto privato, senza lacci e lacciuoli e con il privilegio di godere dell’aspettativa e quindi di conservare il posto di lavoro pubblico.

Purtroppo anche di fronte al bene primario della salute non c’è nessuna legge etica e morale, nessuna portata collettiva, nessun antico giuramento d’ Ippocrate che regge: anche stavolta la politica si è prostrata ai piedi del re denaro, ancora una volta rischiamo di morire se non abbiamo i “quìbus”.

Al bivio tra la vita e la morte, non c’è scelta, purtroppo!  

Preferisco l’anonimato

 perché non essendoci più

alcuna legge etica e morale

 a garanzia della salute individuale e collettiva

TEMO

 che in caso di necessità

nessun medico

 mi appresti la cura adeguata.

Testo classico del giuramento di Ippocrate (FONTE INTERNET)

(Modificato nel tempo dall’ordine dei medici)

Giuro per Apollo medico e per Asclepio e per Igea e per Panacea e per tutti gli Dei e le Dee, chiamandoli a testimoni, che adempirò secondo le mie forze e il mio giudizio questo giuramento e questo patto scritto.

Terrò chi mi ha insegnato quest'arte in conto di genitore e dividerò con Lui i miei beni, e se avrà bisogno lo metterò a parte dei miei averi in cambio del debito contratto con Lui, e considerò i suoi figli come fratelli, e insegnerò loro quest'arte se vorranno apprenderla, senza richiedere compensi né patti scritti.

Metterò a parte dei precetti e degli insegnamenti orali e di tutto ciò che ho appreso i miei figli del mio maestro e i discepoli che avranno sottoscritto il patto e prestato il giuramento medico e nessun altro.

Sceglierò il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un’iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l'aborto.

Conserverò pia e pura la mia vita e la mia arte. Non opererò neppure chi soffre di mal della pietra, ma cederò il posto a chi è esperto di questa pratica. In tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei malati, astenendomi ad ogni offesa e da ogni danno volontario, e soprattutto da atti sessuali sul corpo delle donne e degli uomini, sia liberi che schiavi.

Tutto ciò ch'io vedrò e ascolterò nell'esercizio della mia professione, o anche al di fuori della professione nei miei contatti con gli uomini, e che non dev'essere riferito ad altri, lo tacerò considerando la cosa segreta. Se adempirò a questo giuramento e non lo tradirò, possa io godere dei frutti della vita e dell'arte, stimato in perpetuo da tutti gli uomini; se lo trasgredirò e spergiurerò, possa toccarmi tutto il contrario.



 

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