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Tempo Pasquale: Domenica II dell'anno B

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni mons. Francesco Spaduzzi

francescospaduzzi@virgilio.it

Tempo Pasquale: Domenica II dell'anno B

I - Giovanni 20,19-31 – 1. A. (a)  Gli Apostoli erano riuniti di sera, forse nel Cenacolo, il giorno dopo il sabato, che era l’inizio della settimana per gli Ebrei; le porte erano chiuse per paura dei Giudei (19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei). Bene fanno i discepoli a stare insieme, perché questo attira la presenza di Gesù in mezzo a loro (Mt 18,20). (b) Gesù si presenta e toglie ai discepoli il timore e dona loro la pace (19 venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!»), ma anche la gioia (20 E i discepoli gioirono al vedere il Signore): la Parola di Gesù, Dio e uomo risuscitato, è onnipotente; la sua natura umana ormai è glorificata ed emana tutta la sua energia di vita soprannaturale: è nell’incontro con lui, soprattutto nei sacramenti, che possiamo partecipare di questa vitalità. (c) Gesù dà anche la certezza che è risorto perché mostra le mani e il costato con i segni delle piaghe (20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco), che li rassicurano che colui che era morto in croce è ora risorto e vivo sotto i loro occhi. Gesù è fonte di gioia con la sua presenza e per la certezza, che comunica, di essere risuscitato; ma, perché si possa dire che essi credono, devono fare il passaggio da ciò che vedono (Gesù uomo, risorto) a ciò che non vedono (la sua divinità). Gesù consola i discepoli, perché mostra loro che Lui ha perdonato e dimenticato il loro abbandono. Così Gesù vuole fare sempre anche con noi. (B) Gesù rinnova ai discepoli il dono della pace (21 Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi!) e li rende partecipi della sua missione: il Padre Lo mandò nel mondo per salvare l'umanità e lui manda i discepoli per il mondo per continuare la sua missione di salvatore (21 Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi). Gesù annunzia la salvezza e la dà effettivamente; i discepoli annunzieranno la salvezza in Cristo e la renderanno accessibile, facendo Gesù presente per mezzo dei sacramenti. Perché gli Apostoli possano realizzare la loro missione, Gesù dona loro lo Spirito Santo, alitando su di loro come segno (22 Detto questo, soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo). Tra i poteri, conferiti loro col dono dello Spirito, Gesù sottolinea quello di perdonare tutti i peccati (23 coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati), potere riservato in modo  esclusivo a Dio (Mc 2,7); e in effetti gli Apostoli non agiscono in nome proprio, ma in nome di Gesù. Grande è l’amore e la misericordia di Dio per l'umanità per aver dato questi poteri agli Apostoli e ai loro successori per offrire a tutti le stesse possibilità di salvezza attraverso i secoli. Crediamo, ringraziamo, rallegriamoci, supplichiamo di valorizzarli per noi e per gli altri.

2. (a) Tommaso non era con gli altri Apostoli, quando Gesù apparve loro (24) ed essi gli ripetevano che avevano visto Gesù Risorto e vivo (25 Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!»); ma egli rispondeva come un ritornello che, per credere, non gli bastava vedere Gesù risorto, ma esigeva di controllare nelle mani i segni dei chiodi e metterci il dito, e introdurre la mano nella piaga del costato (25 Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo»). Immaginiamoci la sofferenza dei condiscepoli di fronte a tanta testardaggine, che sembrava insuperabile. Nessuno lo convinse durante la settimana: né Giovanni, né Pietro, e neanche la Madre di Gesù. Stiamo attenti a non essere creduloni, ma evitiamo la cocciutaggine di Tommaso, che è stata dannosa a lui, ma ha giovato a noi, perché, grazie alla sua incredulità, la nostra fede è anche meglio fondata. (b) Otto giorni dopo ai discepoli, riuniti con Tommaso, appare Gesù e li saluta (26-27), dando a tutti la pace del cuore. A Tommaso si rivolge e lo invita a fare con la vista e il tatto quello che desiderava (27); lo esorta anche non fare l'incredulo ma a credere alla testimonianza di quelli che avevano visto (27). Non sappiamo se Tommaso abbia toccato la mano o il costato di Cristo, ma certamente fa la più alta professione di fede del N.T in Gesù: “Tu per me sei Yahweh dell'AT e sei l'unico vero Dio” (28 Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!»). Gesù avverte lui - e noi - che ha creduto perché ha visto, ma sono più beati quelli che crederanno senza aver visto (29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»). La fede in Gesù come Figlio di Dio e come Messia e Salvatore è indispensabile per avere la vita eterna e la salvezza (31 Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome) ed è per questo che Giovanni ha raccontato alcuni dei tantissimi miracoli di Gesù (30 Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro). Ciò vale per tutti: senza fede è impossibile piacere a Dio e non c'è salvezza; anche Tommaso ci arriva: vede Gesù come uomo risuscitato, ma crede in ciò che non vede, cioè che Egli è Dio e Salvatore. Crediamo, adoriamo, ringraziamo, lodiamo la Misericordia di Gesù verso Tommaso e verso di noi: porta lui alla fede e a noi la facilita di credere.

II - Atti 4,32-35 - I primi cristiani partecipavano comunitariamente all'insegnamento degli Apostoli, alle preghiere e all'Eucaristia (At 2,42); erano coscienti che invisibilmente Gesù era con loro (Mt 28,20) e che lo Spirito Santo guidava e alimentava la vita dei singoli e della comunità (At 2,1-11) e comunicava loro l’unica fede, li sosteneva con la stessa speranza e li animava con la stessa carità, che versava nei loro cuori (Rm 5,5). Essi avevano tutto in comune sul piano spirituale - avevano un cuor solo e un'anima sola (32 La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola) – e perciò sentivano l’esigenza di mettere anche in comune i loro beni materiali (32 e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune). In questo clima e stile vita i proprietari di beni materiali li vendevano (34) e mettevano il ricavato a disposizione dei responsabili della comunità, degli Apostoli (35) e il tutto veniva distribuito secondo i bisogni dei singoli o delle famiglie (35 poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno). La conseguenza era che nella comunità nessuno si trovava in condizione di povertà, perché ognuno aveva il sufficiente per vivere (34); questo suscitava l'ammirazione e il favore (33 e tutti godevano di grande favore) di quelli che ne venivano a conoscenza, che concludevano: “Vedete come si amano!”, come racconta Tertulliano. Naturalmente, quando gli Apostoli annunciavano Gesù e la sua risurrezione, trovavano un terreno ben preparato nel cuore degli ascoltatori, che l’accoglievano con facilità, e perciò tanti si convertivano (33 Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù). Anche noi, se vogliamo vivere bene la vita cristiana, dobbiamo attingere l’aiuto alla predicazione della Parola di Dio, alla preghiera e all'Eucaristia, e alimentare la nostra comunione con Dio e con i fratelli, praticando la fede, speranza e la carità; così arriveremo a esercitare col prossimo, anche con atti eroici, quella misericordia, che il Signore ha avuto con noi. Così anche la nostra testimonianza di fede sarà accettata con più facilità.

III - 1Giovanni 5,1-6 - Giovanni ci avverte che chi crede che Gesù è il Cristo (1 Chiunque crede che Gesù è il Cristo) ed è il Figlio di Dio (5 chi crede che Gesù è il Figlio di Dioè stato generato da Dio (1), perché chi crede in lui ha la vita eterna di Dio (Gv 3,36; 6,47) ed è sulla via della salvezza, purché riceva anche il battesimo (Mc 16,16). Bisogna avere la fede, ma anche amare Dio (2 quando amiamo Dio; 3 In questo infatti consiste l’amore di Dio) e ne diamo la prova amando gli altri figli di Dio (1 e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato; 2 In questo conosciamo di amare i figli di Dio) e osservandone i comandamenti (2 e osserviamo i suoi comandamenti; 3 nell’osservare i suoi comandamenti), i quali non sono pesanti (3 e i suoi comandamenti non sono gravosi) e difficili da osservare, proprio perché l’amore rende tutto facile. In effetti Dio stesso per mezzo di Gesù e dello Spirito Santo ci dà nei sacramenti e nella preghiera la forza di osservarli. In sostanza dobbiamo credere in Gesù come Figlio di Dio e Cristo Redentore e dobbiamo amare Dio e i fratelli nella fede, ma anche ogni uomo. La prova che amiamo sul serio Dio e il prossimo sta nell' osservare i comandamenti di Dio, giacché i primi tre riguardano i nostri doveri verso Dio e gli altri l’amore verso il prossimo; il battesimo, con gli altri sacramenti, ci comunica la vita divina, ci fa membra del Corpo di Cristo, ci fa figli di Dio e ci salva. (b) Chi ha fede e carità vince la carne, perché, osservando i comandamenti, contrasta le tendenze cattive; vince anche il mondo (4-5 Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. 5 E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?) come lo ha vinto Gesù (Gv 16,33); infine, unito a Gesù e come Gesù (Gv 12,31;14,30;16,11), vince anche Satana. (c) Gesù è venuto con acqua e sangue (6 Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue) e Spirito: l'acqua del battesimo, il sangue della redenzione e lo Spirito della Pentecoste, che è lo Spirito di verità e illumina i credenti su chi è Gesù (6 Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità); Gesù già comunica lo Spirito agli Apostoli nel giorno della resurrezione (Gv 20,19-31). Crediamo alla testimonianza su Gesù, pratichiamo l’amore verso Dio e verso il prossimo. La misericordia, che esercitiamo col prossimo, sorge spontaneamente dalla misericordia, che Dio ha per noi, e ci ottiene ulteriore misericordia.

EUCARESTIA. La Messa ha per frutto speciale l’unione con Gesù e con i fratelli, e quindi intensifica il nostro amore per Dio e per il prossimo, sull’esempio di Gesù e per la grazia dello Spirito. Preghiamo la Vergine Maria, Madre di misericordia, e S. Giuseppe suo sposo, gli Angeli Custodi e i Santi Patroni, di ottenerci di gustare la misericordia di Dio e di praticarla col prossimo. (mons. Francesco Spaduzzi)

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