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Tempo Ordinario: Domenica II dell'Anno B

Nota introduttiva: Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la  preghiera personale e l’omeliaSono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni (mons. Francesco Spaduzzi, francescospaduzzi@virgilio.it)           

Tempo Ordinario: Domenica II dell'Anno B

I - Giovanni 1,35-42 - Gesù passa apposta e si offre allo sguardo di Giovanni Battista, il quale fissa lo sguardo su di Lui e allerta i due propri discepoli, Giovanni e Andrea: quindi indirizza il loro sguardo su Gesù, indicandoLo come l’Agnello di Dio (35-36 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!»). I due seguono Gesù (37), che li previene, voltando la sua faccia verso di loro e fissando lo sguardo su di loro; poi parla loro (38 Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?»). Incrociano i loro sguardi e camminano insieme verso la casa di Gesù e dialogano quel pomeriggio a casa (38 Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio). Gesù fisserà lo sguardo anche su Pietro, preannunciandogli la missione (42 Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro). Mentre compiva la sua missione sulla terra, ci fissava distinguendoci benissimo tra tutti i suoi discepoli dei secoli futuri, non solo perché è Dio, ma anche perché è Cristo con una missione universale da parte del Padre: tutto quello che diceva e faceva lo operava per arrivare a ciascuno di noi in particolare. Gesù anche ora ci guarda per attirare il nostro sguardo su di lui; ci fissa sempre per primo, di sua iniziativa, adesso dal Cielo, dove sta col suo corpo glorioso, come Dio che come uomo, perché siamo membra del suo Corpo mistico. Questo sguardo Gesù non si stacca mai da ciascuno di noi, 24 ore su 24. E’ utilissimo che prendiamo coscienza che siamo guardati personalmente da Gesù ogni momento e a nostra volta ci mettiamo sotto il suo sguardo: svilupperemo la capacità e la sensibilità di percepire e gustare questo sguardo di Gesù su di noiEgli ci guarda con gioia o con dolore a seconda di come ci comportiamo e abbiamo un motivo in più per comportarci meglio. Saremo trasformati da esso e avvertiremo il rinnovamento; pensiamo a come lo sguardo di Gesù cambia il cuore di Pietro dopo il suo rinnegamento (Lc 22,61s; cfr, Mc14,72; Mt 26,75). E noi, a nostra volta, fissiamo lo sguardo su Gesù, come Giovanni Bt (36) e i discepoli (37), meglio ancora su di Lui come era nella Passione; restiamo con lui (42), incrociando i nostri sguardi (38-39), anche per due ore come fecero Giovanni e Andrea nel lungo colloquio pomeridiano. La preghiera in genere, e specie la meditazione e contemplazione ignaziana ci mettono in contatto intimo col Signore nei vari momenti della sua vita: ci guardiamo reciprocamente e noi diventiamo uomini nuovi per la forza di quello sguardo onnipotente, pieno di amore e benevolenza.

 2. (a) Giovanni Bt indica Gesù col titolo di Agnello di Dio (32). Esso può significare l'agnello pasquale, cioè il sacrificio chiesto da Dio prima di liberare gli ebrei dall'Egitto, o il Servo di Yahweh, che si carica dei peccati del mondo ed è come agnello condotto al macello (Is 53,7.11); ma si potrebbe pensare anche all’Agnello dell'Apocalisse, che sconfigge i nemici di Dio e degli uomini (Ap 17,14)… con la sua morte e resurrezione. E’ un titolo che ci ricorda la missione redentrice del Figlio di Dio, che avviene nella sofferenza e umiliazione, ma che sfocerà nella vittoria finale. (b) I due discepoli si rivolgono a Gesù chiamandolo RabbìMaestro (38 Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?»), che era un titolo molto onorifico, perché significava riconoscere qualcuno come conoscitore della Bibbia e capace di insegnarla; in realtà Gesù ci tiene a essere piuttosto profeta – e anche tale è riconosciuto dalla gente: egli parla a nome di Dio, del Padre, ed è Dio lui stesso e insegna con autorità (Mc 1,27).  Gesù è venuto anche come Maestro per indicarci con la Parola e l’esempio la via per arrivare a Dio. (c) Andrea invece indica al fratello Simone Gesù come Messia, Cristo (41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo –), cioè colui, che gli Ebrei aspettavano come salvatore del popolo ebraico dalla schiavitù dei nemici, un altro Mosè, che aveva liberato gli Ebrei dalla schiavitù degli Egiziani. In realtà Gesù verrà a portare una liberazione spirituale, dai peccati, che riguarderà tutti gli uomini. (d) Gli ultimi due titoli, che in questo contesto appaiono rivolti a Gesù, sono sulla bocca di Natanaele: Rabbitu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele (Gv 1,49); il primo dichiara Dio Gesù e il secondo è un sinonimo di Messia, in quanto discendente di Davide e re come lui. Questi e altri titoli, che sono usati Giovanni Evangelista in questo primo capitolo per indicare Gesù, ci rivelano la ricchezza della personalità e della missione di Gesù. Nella nostra vita spirituale, a seconda del momento che viviamo, possiamo essere colpiti da questo o da quel titolo, che ci può attrarre verso Gesù. Ne possiamo trovare molti nell’AT e NT o nelle litanie del SS. Nome di Gesù o del Cuore di Gesù o della Divina Misericordia o nell’Inno a Cristo di Paolo VI. Se ne facciamo oggetto di meditazione, i titoli acquistano significato e conosciamo meglio Gesù, perché essi ci aiutano.

II - Samuele 3,3b-10.19 – (a) Samuele dorme nei locali del Tempio, dove si conservava ed era venerata l'Arca di Dio (3 Samuele dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio), considerata lo sgabello dei piedi di Dio, che aveva il trono sulle ali dei Cherubini; da essa Dio ascoltava gli ebrei, parlava loro ed esaudiva le loro preghiere. La nostra conoscenza della presenza di Dio si è approfondita molto da allora - 1000 anni prima di Cristo - e dalla rivelazione e dalla teologia sappiamo che Egli è per natura presente dappertutto, perché ci comunica l'essere, perché ha autorità su di noi, e perché ci vede, e dipendiamo da lui nei pensieri e azioni; c'è anche la presenza soprannaturale della Trinità in noi e di Gesù coi suoi 7 segni di presenza e – aggiungiamo - la presenza di Maria e Giuseppe in quanto risorti. (b) Samuele si sente chiamato e subito corre da Eli, che lo rimanda a dormire, dicendogli di non averlo svegliato (4). La scena si ripete una seconda volta (6) e una terza volta (8). Ammiriamo l'obbedienza pronta di Samuele, che anche di notte risponde subito alla chiamata di Eli, figura paterna per lui, giacché a 3 anni gli era stato affidato dai genitori al servizio del tempio. Se da ragazzi fossimo stati così pronti all’obbedienza verso i genitori e le autorità, quanti vantaggi avremmo avuto e quanti errori avremmo evitati! (c) Samuele sa di Dio ma non riconosce la voce di Dio, che lo chiama, perché non aveva mai fatto esperienza di questo modo di comunicare con Lui (7). Eli intuisce che si tratta di Dio (8 Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane) e dice al ragazzo come rispondere a un’eventuale ulteriore chiamata: se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (9). Dio riappare a Samuele che dorme (9) e lo richiama (10) e Samuele risponde come da suggerimento (10). Ammiriamo la docilità di Samuele ai suggerimenti di Eli nel gestire la sua esperienza di Dio, man mano che gli si rivela. Anche noi dobbiamo fare così, perché Dio vuole guidarci per le sue strade, che a volte sono incomprensibili alla nostra intelligenza ma sono certamente le migliori per noi. (d) Dio assiste Samuele in tutta la sua vita (19 Samuele crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole), perché Gli è obbediente, obbedienza premiata da Dio con grandi realizzazioni – per le quali è restato nella storia degli Ebrei e della salvezza. Analogamente Dio ha agito coi Santi, portandoli a risultati inimmaginabili; e così vuole fare anche con noi.

III - 1Corinzi 6,13c-15a.17-20 - Il sesto comandamento: Non commettere atti impuri, e il nono: Non desiderare la donna di altro - o l'uomo di altra, ci indicano la virtù della castità; S. Paolo ci indica i motivi, per praticarla. Noi dobbiamo dare gloria a Dio con tutta la nostra persona: l'anima e il corpo (20 glorificate dunque Dio nel vostro corpo!). Siamo stati creati per la gloria di Dio e la salvezza nostra e degli altri, che ci viene data da Dio, se col suo aiuto ci impegniamo a conoscerlo, amarlo e servirlo, cioè a ubbidire alla sua Volontà. Come dobbiamo aver cura del nostro corpo e dargli il giusto nutrimento, salvaguardando la nostra salute, così dobbiamo vivere la nostra sessualità per esprimere l'amore nel matrimonio e in vista del matrimonio di un uomo con una donna. I rapporti sessuali sono riservati allo stato matrimoniale. Molti i motivi per rispettare la castità: (1) il nostro corpo è fatto per il Signore e non per l’impurità (13 Il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore) e c'è una relazione stretta del nostro corpo col Signore (13 e il Signore è per il corpo); (2) siamo proprietà di Cristo, cioè non apparteniamo a noi stessi (19 e voi non appartenete a voi stessi) ma a Lui, che ci ha comprati a caro prezzo (20 Infatti siete stati comprati a caro prezzo), il Sangue preziosissimo di Cristo (1Pt 1,18-19); (3) i nostri corpi sono membra del Corpo di Cristo (15 Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?) e quindi siamo uniti a Cristo e formiamo un solo spirito con Lui (17 Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito); (4) il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo – e non solo l’anima -, cioè ospita lo Spirito Santo, che è in noi, per averlo ricevuto in dono da Dio (19 Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio). Cristo è il nostro Capo e lo Spirito Santo abita in noi: sono Persone Divine e vanno rispettate; (5) il nostro corpo è destinato alla resurrezione finale, come è avvenuto del Corpo di Cristo (14 Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza); (6) il nostro corpo va rispettato; con il peccato in genere offendiamo ciò che è esterno a noi, e invece con il peccato impuro offendiamo noi stessi (18 Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo), avvilendo la nostra dignità. Perciò Paolo raccomanda: State lontano dalle impurità (18). La sessualità è una grande potenzialità, che Dio ci ha data e permea tutta la nostra personalità: siamo maschi o femmine non solo nel corpo ma anche nella psiche. Le tentazioni sono tante e forti in questo campo perché Dio vuole garantire la sopravvivenza della specie, dell'umanità, e il peccato originale ci ha indeboliti nel controllo della nostra sensualità in genere e della sessualità in particolare; purtroppo il mondo ci sollecita con una mentalità opposta a quella di Dio; e il diavolo si serve delle tendenze cattive e della mentalità mondana per lottare contro di noi e indebolirci e vincerci. Sono indispensabili la preghiera per ottenere la grazia, fare la confessione frequente e la comunione ogni settimana – e anche più spesso -, l'amore e la devozione ai Cuori di Gesù, Maria e Giuseppe, e la direzione spirituale; è necessario evitare immagini pornografiche e vigilare sui pensieri e fantasie, che ci fanno perdere il controllo e ci spingono ad azioni peccaminose: se si affaccia qualche pensiero impuro, conviene allontanarlo subito, anche invocando l’aiuto della Madonna.

EUCARESTIA. Nell’Eucarestia incontriamo Gesù vivo e vero nella Liturgia della Parola come Rabbi- Maestro, e nella Liturgia Eucaristica come Cristo salvatore. Chiediamo alla Vergine SS. e a S. Giuseppe, agli Angeli Custodi e ai Santi Patroni,, la grazia di accogliere Gesù con fede in entrambe le parti della Messa e di lasciarci trasformare da Lui.

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