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In Svizzera, l'Università di Berna in prima linea contro il Coronavirus.

Gruppo di ricerca composto da 23 ricercatori, 3 dei quali italiani, tutti coinvolti in progetti per il COVID-19.

 

Negli ultimi 20 anni, il laboratorio del Prof. Reymond ha istituito un completo sistema di lavoro di ricerca scientifica per scoprire nuove potenziali molecole terapeutiche tra cui progettazione computazionale, sintesi chimica e valutazione dell'attività biologica. Inoltre, il gruppo è coinvolto in diverse reti di ricerca interdisciplinare, molte delle quali coinvolgono programmi di scoperta di farmaci.

Già all'inizio della crisi COVID-19, il Prof. Reymond e i ricercatori del suo gruppo hanno capito che la situazione poteva rapidamente diventare una catastrofe di proporzioni eccezionali e per questo motivo hanno iniziato a dedicare risorse per combatterla, attraverso le loro conoscenze e capacità di ricerca. In una situazione come questa, il tempo è un fattore chiave. È così che, prima ancora che il COVID-19 entrasse in Europa, la start-up GDBspace (spin-off del laboratorio Reymond e dedicata allo sviluppo di strumenti computazionali per accelerare la ricerca biomedica) utilizzava la sua tecnologia computazionale e il suo “know-how” per progettare possibili candidati farmaci.

Mentre il virus si diffondeva, diversi altri progetti di ricerca contro COVID-19 sono stati messi in atto nel laboratorio di Berna. Ad esempio, i progetti sulle tecnologie del DNA, che erano già in fase di sviluppo in laboratorio, sono stati riorientati nello sviluppo di nuovi vaccini DNA contro COVID-19.

Con la sua ricerca di base competitiva e l'ambiente internazionale, il laboratorio Reymond è stato in grado di avviare rapidamente collaborazioni interdisciplinari e internazionali con altri gruppi di ricerca, nonché collaborare con aziende, portando fuori dal mondo accademico importanti scoperte scientifiche in questi tempi di necessità.

 

Susanna Joelle Zamolo

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