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Le paure della ripresa

Molte sono le paure per la ripresa post-Covid.
In questa prima settimana della cosiddetta Fase 2 abbiamo visto per strada molte persone, munite però della necessaria mascherina ed, in moltissimi casi, comunque rispettose della opportuna distanza sociale.
È evidente che, solo fra un paio di settimane, potremo conoscere le conseguenze della riapertura in termini di nuovi contagi, anche se - ad oggi - le regioni più colpite sono ancora quelle del Nord, la Lombardia su tutte.
Le attività produttive sono riprese, anche se con ritmi ineluttabilmente differenti da quelli del pre-Covid, che saranno impossibili ad essere implementati almeno a breve.
Gli stessi medici consigliano molta prudenza, perché i due mesi circa di chiusura totale non hanno eradicato il virus e, pertanto, potremmo assistere ad una nuova escalation nei prossimi mesi, nonostante il caldo estivo che dovrebbe costituire un disincentivo per la riproduzione virale.
Ed, allora, non resta che seguire le indicazioni del Governo in materia di contenimento del Covid ed affidarsi alla buona sorte, sperando - per davvero - che il Paese esca da una condizione di difficoltà oggettiva per tutti gli strati sociali.
Frattanto, però le nostre - pur legittime - paure devono cessare, se si vuole riprendere la strada di una vita tendenzialmente normale.
Infatti, non possiamo correre il rischio che, quando il virus sarà scomparso per estinzione autonoma o per introduzione del vaccino, la nostra società sia ancora più fragile di quanto non lo fosse prima.
Certo, il distanziamento sociale è un meccanismo che agirà a lungo nelle nostre menti in modo inconscio, finanche quando non sarà più previsto dalle normative vigenti del Governo e delle Regioni.
Ma, i fantasmi, che popolano la mente umana, tendono ad albergarvi anche più a lungo di quanto un virus possa fare negli organismi viventi.
Ed, allora, non potrà che venire in soccorso una terapia – individuale e di gruppo – all’insegna del recupero della dimensione della prossimità con il proprio simile, giusto per non dimenticare che l’uomo, come dicevano gli antichi Greci, è un animale sociale per definizione.
 

 

 

Rosario Pesce

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