Logo

I modelli comportamentali ininfluenti sull’andamento della pandemia al Sud

Caro direttore, Massimo Nava, editorialista del Corriere della Sera, si è chiesto che cosa ha salvato il Sud dal coronavirus. La sua risposta è stata che “Al Sud, la mobilità sociale si regge in larga misura sul trasporto privato e individuale, la precarietà dei trasporti pubblici ha favorito una maggiore distanza sociale, ritmi e stili di vita sono meno frenetici, la densità abitativa è più bassa, soprattutto nelle zone interne e agricole. La potenzialità del virus sarebbe stata ridotta anche da temperature più elevate, minore inquinamento, condizioni naturali, clima marino, circolazione dei venti. C’è inoltre un dato comportamentale. L’allarme al Sud è stato preso sul serio, con diffusa autodisciplina, sostenuta da tradizioni e sensibilità tipicamente meridionali: solidarietà, ironia, coesione locale e identitaria, capacità di sopportazione, «abitudine» alle emergenze, accettazione esistenziale di tragiche fatalità: A’ da passà ‘a nuttata», si dice a Napoli, mentre al Nord si sentiva forte e chiaro lo sciagurato «Milano non si ferma» (Ciò che ha aiutato il meridione; Corriere del Mezzogiorno, 1/5/2020). La mia opinione è che è vero che i ritmi e stili di vita non frenetici del Sud hanno aiutato ad affrontare meglio la crisi del coronavirus ma che non è vero che i modelli comportamentali del Sud abbiano condizionato molto l’andamento della pandemia. La differenza di fondo tra Nord e Sud rimane il fatto che nel Nord la pandemia si è presentata con largo anticipo, senza essere individuata in tempo per la novità da essa rappresentata; essa ha avuto il tempo di diffondersi per settimane senza essere adeguatamente affrontata. Il Sud, invece, ha avuto la fortuna di essere stato colpito con parecchio ritardo; c’è stato quindi il tempo di approntare le misure di distanziamento sociale necessarie per evitare che il contagio si diffondesse.  Quanto alle tradizioni e alle sensibilità tipicamente meridionale a mio parere esse hanno inciso poco; fondamentale è stata, invece, la paura di essere contagiati. Essa ha indotto la popolazione meridionale ad isolarsi e ad evitare, così, che la malattia si diffondesse.

Franco Pelella

Condividi quest'articolo

Altri articoli di Cultura


“Il Lampione della Cantonata”

L’incontro promosso in sinergia con il Provveditore agli Studi di Avellino, dott.ssa Fiorella Pagliuca e la coordinatrice del Centro di Giustizia riparativa, avv. Giovanna Perna, rientra nelle attività per la promozione di una[...]

La sfida dell'eccellenza

Nel contesto attuale, dove il lavoro è scarso e la competizione è agguerrita, c'è una crescente preoccupazione della fuga dei giovani italiani verso il Nord Italia. Le nuove generazioni considerano la Campania, un pae[...]

Contattaci

  • Telefono: 347/ 5355964

  • Email: solofraoggi@libero.it

  • Email: ilcomprensorio@libero.it

Seguici