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Una vita nuova

Una vita nuova È ineluttabile che, quando usciremo dalla quarantena, la vita degli Italiani sarà molto diversa da quella del recente passato, perché i divieti di natura sanitaria imporranno uno stile esistenziale differente da quello che conoscevamo.
Non solo la cosiddetta distanza sociale fra le persone, ma in particolare l’ampia fascia del bisogno caratterizzerà l’economia di un Paese che esce da un bimestre che ha determinato danni non meno importanti di quelli cagionati da anni di conflitto mondiale.
I dati finanziari, che si preannunciano, sono terrificanti: una riduzione possibile del Pil di quindici punti; un innalzamento del debito e del deficit a livelli che non abbiamo conosciuto neanche ai tempi della Prima Repubblica, quando il debito pubblico cresceva per fare investimenti.
Sarà, quindi, un mondo nuovo e, per certi aspetti, inusuale per molte generazioni di Italiani, che non hanno conosciuto la Guerra e le miserie del Dopo-Guerra.
A fronte di questi fattori così drammatici, è però necessario evidenziare alcuni elementi positivi: gli Italiani, dinnanzi a difficoltà di questa portata, sono soliti unirsi e tendere verso la medesima direzione, contrariamente al ceto politico che, invece, enfatizza le divisioni.
Non è, questo, un lusso che ci possiamo permettere, quando la mattina del 4 maggio ogni Italiano tornerà nei luoghi di lavoro, che per due mesi non ha frequentato.
L’Unità nazionale non può che essere la premessa per la rinascita e per la liberazione dal bisogno socio-economico indotto dalla pandemia.
L’alternativa, costituita dalle continue divisioni, non può che far male ad una nazione che, già nei mesi precedenti al Covid, aveva manifestato segni di rallentamento della propria economia.
Tornare ai tempi dei Guelfi e dei Ghibellini non aiuta nessuno, tanto più alla vigilia di un ciclo storico che segnerà il secolo che stiamo vivendo.
Si tratterà, senza enfasi, di realizzare una vera e propria ricostruzione economica, politica e morale del Paese: senza questa, rischieremmo - per davvero - di disintegrarci come nazione ed, allora, il virus si dimostrerebbe più nefasto di tutte le guerre dei secoli precedenti.
Forse, ci riusciremo ad uscire dall’impasse odierno: è, però, necessario che si ragioni non più con la categoria dell’Io, ma con quella del Noi.
 

 

 

Rosario Pesce

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