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Vivendo la globalità...

 

Quando si iniziò a parlare di globalizzazione in molti provammo ad immaginare cosa fosse, cosa significasse e quali effetti ne sarebbero scaturiti, quale l'impatto sulla nostra vita quotidiana.

Si fece presto ad ipotizzare un mondo più aperto, più concorrenziale, veloce negli scambi, in una parola, più facile...

Certo che noi campani, solofrani e montoresi ma italiani in generale, eravamo abituati a vivere nelle nostre piccole realtà di città provinciali secondo il classico schema, tipico e caratteristico della società italiana, per così dire "paesana”, fatta di gente ancora in simbiosi con il territorio, tra i legami familiari, donne tutte casa e chiesa, uomini al lavoro e poi al bar dello sport.

La nostra Italia, ogni singolo paese o cittadina, ancora tra le mura medievali, i nostri occhi permei di uno sguardo corto. Solo in pochi, gli eletti viaggiatori, gli esploratori del mondo oltre la propria siepe, i sognatori, gli avanguardisti!

Poi, non per scelta, ma per l'avanzare del progresso e l’era della rivoluzione 4.0, hanno reso la globalizzazione non più solo una questione economica, quindi libero mercato, ma questione di vita...

I modelli di riferimento si sono via via uniformati, ed ora noi possiamo dire di vivere in un mondo a tutto tondo.

Quella scatola di immagini che da tempo è entrata nelle nostre vite ci pone a cospetto del discusso modello, lo stile di vita occidentale che è giunto persino a influenzare l’Oriente.

Nel cambiare continuamente ci siamo ritrovati in una realtà mutata e globale. Non occorre descriverla, basta guardarsi intorno o nella rete immensa di un tablet.

La nostra mente, il nostro sguardo un po’ più in là, proteso a comprendere relazioni ben più grandi, ed anche il nostro pensare, più ampio.

Globale, globale, globale .... ma ciò che viviamo e sentiamo viene dal rapporto con il particolare, dalla relazione con le nostre piccole cose, più o meno ancestrali che siano. Esseri umani che ancora veniamo alla luce e viviamo in piccoli ambienti in cui temporaneamente stanziamo. Nati da una madre e da un padre, per eredità naturale, esseri sociali, quindi sempre alla ricerca inconsapevole della piccola comunità. La relazione umana con l'altro e con i propri simili, non riesce per niente ad essere globale!

Com'è difficile prendere decisioni comuni, rapportarsi in un consesso più ampio, non a caso si parla di crisi della democrazia!

Anzi pare che, quanto più prende posto il globale, più non riusciamo ad accettare e trovare le soluzioni a problemi particolari.

Per non affrontare questioni delicate o argomenti scottanti, pensiamo solo a come è cambiato il nostro modo di divertirci.

Non apprezziamo più nulla del nostro passato, ogni sforzo per condividere qualcosa anche di piacevole diviene oggetto di critica distruttiva, perché tutto ciò che è al di là è perfetto, ciò che ci appartiene, nel particolare in ogni suo aspetto è negativo.

Anche in tempo di carnevale!

Questo mondo, il nuovo atteggiamento, ci ha sottratto la felicità delle cose semplici e ciò che prima dava gratificazione, ora sembra non bastare più...

Chi diceva " pensare globalmente e agire localmente" non aveva tenuto in debito conto che sia il pensiero globale che l'agire locale si condizionano a vicenda e che il primo ci allontana sempre di più dall'agire localmente e a favore del luogo.

La visione globale appiattisce tutto uniformando, ci abitua a pensare ad un modello di mondo uguale ovunque e noi uomini, in corsa nella competizione globale, che ci vede costretti ad essere sempre più performanti, sempre più tesi e stressati, volti all’apparire più che all’essere. Mai a mostrare le peculiarità anche le umane fragilità. Il volto dietro la perenne maschera dell’essere umano!

E se per un attimo ci si guarda dentro, ritroviamo tanti limiti, tante imperfezioni nel nostro piccolo mondo, che la visione globale vuole a tutti i costi nascondere!

Ognuno di noi è un caso particolare che dobbiamo per forza svuotare di personalità come ogni nostro territorio va perdendo pezzi di storia locale. 

Persino i piccoli perdono precocemente il loro essere bambini.

Diventiamo così, sempre più intolleranti, allergici ai problemi della vita, la nostra incapacità diviene aggressività, allontanandoci dalla pace e serenità...

Altro non siamo!  se non la somma di tanti piccoli particolari che vagano infelici, nell’illusione di un mondo globale...

Dal particolare pretendiamo solo la perfezione avendo perso la capacità e la possibilità di gestire le nostre piccole cose!

A priori non si può immaginare nulla ed il resto, corona virus permettendo, “Lo scopriremo solo vivendo!".

M. Della Ragione

 

 

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