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In nome della memoria

È fondamentale tenere viva la memoria, perché senza questa l’Uomo può compiere gli stessi crimini che ha, già, commesso in un recente passato.
In particolare, in merito alla Shoah, è essenziale tenere sempre desta l’attenzione, perché l’umanità, forse anche per effetto della crisi economica e della caduta di punti di riferimento valoriali ed ideali, è diventata molto vulnerabile, per cui chi si fa portatore di odio e di sentimenti di avversione contro il prossimo, molto spesso, riceve un ampio consenso che non dovrebbe - invece - avere.
Certo, le condizioni storiche perché possano tornare gli orrori del Nazismo non ci sono, ma è anche altrettanto vero che, sovente, il pericolo si nasconde dietro l’angolo, laddove è - finanche - meno atteso.
L’inizio del nuovo millennio, non a caso, ha portato l’acuirsi di sentimenti che non fanno onore all’umanità: il diverso – per colore della pelle, idee, tradizioni culturali o modelli di comportamento – viene additato come il nemico della moltitudine, per cui non solo non scatta la logica dell’integrazione e dell’inclusione, ma si innesca un meccanismo di rifiuto e di rigetto, che è l’anticamera di ciò che, in Europa, si consumò negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso.
Ed, allora, la storia non è maestra di vita?
La funzione educativa della Scuola, della Chiesa, delle associazioni di volontariato, della famiglia spesso non è sufficiente nel contrastare simili fenomeni di rigurgito antisemita e necessita di essere rinverdita continuamente da messaggi positivi, che possano contrastare quelle dinamiche subdole che si sviluppano laddove il bisogno e l’ignoranza sono più forti.
Forse, l’impazzimento complessivo delle strutture sociali e la crisi dei corpi intermedi determinerà un aggravamento della condizione odierna, abbassando il livello di tolleranza e di democraticità che, in altri momenti, la società occidentale aveva palesato?
Certo è che è necessaria una svolta, se non si vuole che la tendenza antisemita e razzista degli ultimi anni si consolidi e che, per davvero, possa rafforzarsi una pericolosa condizione di inimicizia fra gli uomini, che porterebbe a situazioni non sanabili di conflitto.
 
 

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