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Alessandria d’Egitto, marzo 415 d. C. Roma, 17 febbraio 1600.

Alla luce dei recenti sviluppi della situazione politica italiana, paradossalmente si potrebbe affermare che in democrazia, lo strapotere di una o poche persone ( come nelle forme di governo tiranniche, oligarchiche, ecc. ), venga sostituito con lo strapotere di molte persone in nome del principio di maggioranza. Certo il malessere del corpo politico italiano, non poteva, oggi, essere più evidente. Con “mani pulite”, si è tentata una prima cura ma il male ha continuato a progredire in modo irreversibile; con Napolitano-Monti e con Mattarella-Conte si è manifestato in tutta la sua virulenza. Conte ed i ministri di questo governo, frutto del più bieco trasformismo parlamentare, sembrano Luigi XVI di Francia e la sua famiglia asserragliati nella reggia di Versailles, mentre fuori la rivoluzione avanza. La storia d’Italia, a detta di molti storici è una storia particolare rispetto alle altre nazioni europee e la storia repubblicana lo è ancora di più. Nei manuali di storia, si esalta l’epopea comunale, nella quale in germe, si individua l’inizio del processo di unificazione (v. la battaglia di Legnano), ma in qualche modo si tace che i Comuni erano espressione di interessi locali e di determinati ceti cittadini. Si tessono le lodi del periodo rinascimentale che pone al centro di tutto l’uomo, ma passa in secondo piano che la conquista ed il mantenimento del potere da parte delle varie Signorie avveniva a colpi di pugnale e di veleno, e, perennemente in lotta tra loro portarono alla  cosiddetta “crisi del ‘500”, quando Spagna e Francia si divisero la penisola ed al ritardo di molti secoli del raggiungimento dell’unità nazionale. Nel ‘700, l’Italia veniva definita “terra dei morti”, ma nello stesso tempo era tappa obbligata del “gran tour”, fondamentale nella formazione culturale dell’aristocrazia europea. Con l’Unità, si è arrivati, come al solito in ritardo, ad una debole forma di rivoluzione industriale ma la prima guerra mondiale, ha travolto quell’ italietta post unitaria da libro “ Cuore”, vanificando quelle poche conquiste economiche raggiunte e determinando l’arricchimento di molti imprenditori di guerra. Dalla crisi sociale, politica ed economica del primo dopoguerra ( fallimento del “biennio rosso”; la mancata realizzazione del compromesso dell’età giolittiana; reazione degli agrari; progetto autoritario del grande capitale; rivolta dei ceti medi), è nato il Fascismo, che, ci permettiamo di dissentire dal Croce, non è stato una parentesi nella storia d’Italia, in quanto evoluzione di quelle  problematiche irrisolte affiorate con il raggiungimento dell’Unità ( una per tutte l’integrazione delle masse). Con la caduta del fascismo e la firma dell’armistizio, si è aperto il periodo forse più terribile e controverso della nostra storia. Se Croce , in occasione del cinquantesimo dell’unità d’Italia parlava di superamento della retorica del risorgimento, lo stesso si potrebbe sostenere, secondo il nostro modesto parere, riguardo alla retorica della resistenza. Ed ecco un altro paradosso : un Italia che non riesce serenamente a discutere del proprio passato. Certo un giudizio storico, va dato, come si suol dire a bocce ferme, ma se una parte politica, continua a farle girare, è evidente a tutti che non si raggiunge alcuna conclusione. Recentemente, ad esempio, un autore ha scritto un libro su quelle che secondo Lui sono delle bufale del fascismo ( i treni che arrivavano in orario, la bonifica dell’agro pontino, ecc. ), innocentemente ci è balzata alla mente una considerazione :  meno male che è riuscito a raccoglierle in un solo libro per quelle repubblicane certamente ci sarebbe voluta un enciclopedia.
Già da molti anni, alcuni storici, parlano non di resistenza ma di guerra civile, dove italiani con una certa idea di patria si sono scontarti con altri italiani con un’altra idea di patria. Noi preferiamo rendere omaggio ai morti di entrambe le parti, deponendo su ciascuna tomba un fiore e pregando per la loro pace. Tuttavia si preferisce parlare di resistenza, forse per usarla come arma politica e  si continua  paradossalmente ( eccone un altro ) a festeggiare date che dividono invece di unire. Ad esempio, non ci risulta che negli USA gli stati dell’Unione abbiano istituito un giorno festivo per la fine della guerra civile 1860-1865 come accade da noi con il 25 Aprile. Con l’instaurazione della Repubblica, ed operata con De Gasperi la scelta atlantica, tutto il resto è venuto di conseguenza e sulla scena politica italiana si sono avvicendate molte mezze calzette. L’Italia di “Peppone e don Camillo”, di “Pane amore e … fantasia”, della mitica Televisione, del boom economico, ma ancora sostanzialmente agricola. Si è proceduto gradualmente alla “lottizzazione” della società italiana in tutti i campi. Da una parte la DC, dall’altra il PCI, consapevole della impossibilità di raggiungere il potere ed in preda ad un aperta crisi di identità. Infatti, dal graduale distacco da un comunismo pedissequo di stampo sovietico si è passato all’ eurocomunismo anche in seguito agli eventi di Ungheria e Cecoslovacchia fino ad arrivare alla svolta della bolognina. Cio che è venuto dopo fino alla comparsa di Renzi resta molto complesso ed a tratti indecifrabile. Un Italia dominata ( allora come adesso) da quella che è stata definita “casta”, da politici che si comportavano e si comportano alla stregua di “sacerdoti” di chissà quali culti misterici dove (allora come adesso), basta frequentare segreterie di partito e dintorni per ottenere titoli, incarichi, benefici, prebende, decime e persino  un pacco alimentare della Caritas ( dopo la sua istituzione ) senza averne minimamente bisogno, il tutto sia ben chiaro a livello nazionale e locale. Ad esempio hanno colmato la P.A. di raccomandati, ma avessero almeno raccomandato persone con la voglia di lavorare, invece, chi timbra il cartellino per altri, chi esce a sbrigare le proprie faccende, chi va a giocare a tennis o in piscina, chi ad incontrare l’amante per un sano e rilassante bunga bunga,  ecc. ecc. Dimmi te ! Altresì, si è frequentemente impiegato l’inglesismo “Welfare State” per definire una certa concezione di Stato ma sostanzialmente per mascherare il nostrano “Stato assistenziale” recentemente riproposto dal M5S con il reddito di cittadinanza.  Movimento che a differenza dei preti che trovano tutte le risposte in quel libro bellissimo che è la Bibbia, dei marxisti che le trovavano ne Il Capitale, risolvono tutti i problemi della società con l’impiego del computer e la piattaforma Rousseau. Questo, paziente lettore, vuole essere soltanto un sommario excursus storicopolitico, senza minimamente avere la pretesa di aver detto qualcosa di nuovo. A questo punto, però, dobbiamo necessariamente porci una domanda. Vogliamo continuare a permettere a questi nostri politici, nonostante tutti gli scandali, tutti gli episodi di corruzione, concussione, appropriazione indebita, peculato, ecc. di restare gli arbitri indiscussi della nostra vita e di quella dei nostri figli ? Vorremmo per rispondere a questa domanda  rivolgere un appello, non ai “liberi e forti” ne tantomeno ai “proletari di tutto il mondo” ma ai “liberi pensatori” senza nessuna distinzione, affinché,  sull’esempio di Ipazia, trucidata orrendamente nel Marzo 415 d.c. ad Alessandria d’Egitto dove insegnava matematica, astronomia e filosofia, di Giordano Bruno, bruciato sul rogo per le sue idee a Roma in Campo dei fiori il 17 Febbraio 1600 e di tanti altri,  non si vendano a chi detiene il potere, ma lucidamente contribuiscano alla elaborazione di una nuova dialettica politica e sociale.
Ci permetta il lettore una citazione di G. Bruno che maestro di libertà e dignità condannava, ma il suo lucido pensiero resta valido in eterno,  menzogna e ipocrisia, soprattutto quando provengono da quegli “intellettuali”, che “ vanno a buon mercato come le sardelle, perché come con poca fatica si creano, si trovano, si pescano, cossì, con poco prezzo si comprano”.

 


A.R.

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