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Tempo Ordinario: Domenica 20 C

Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

I - Luca 12,49-53 - 1. (a) Gesù parla della sua missione (49 Sono venuto) e precisa che essa consiste nel portare il fuoco sulla terra e farlo propagare con la massima velocità, perché diventi un incendio universale (49 a gettare fuoco sulla terra); il suo desiderio ardentissimo è che questo fuoco fosse già acceso dappertutto (49 e quanto vorrei che fosse già acceso!), ma non lo è ancora e non certo per inadempienza sua ma per il rifiuto degli uomini. Il fuoco, che Gesù viene a portare, potrebbe essere quello che accompagna le manifestazioni di Dio nell'Antico Testamento (Es 3,2) ed è il segno della presenza di Dio; Gesù è Dio venuto sulla terra e si è reso visibile con la sua umanità, grazie alla quale la sua Divina Persona si manifesta e opera visibilmente: predicazione, miracoli, compassione. Più probabilmente è il fuoco dello Spirito nella Pentecoste: il globo di fuoco si divide in fiammelle, che si posano sui singoli presenti nel Cenacolo (At 2,1-11). Impegniamoci ad accogliere con fede tutte le manifestazioni di Gesù, Dio – uomo, anche quelle che difficili da  comprendere, e con amore la venuta del dono dello Spirito Santo, che ci porta l’amore di Dio (Rm 5,5); facciamo nostri i sentimenti e i desideri del Cuore di Cristo circa la diffusione del fuoco dell’amore nel mondo e cerchiamo di aiutare gli altri a fare altrettanto. (b) Gesù aggiunge che realizzerà la sua missione mediante un battesimo, parola che significa l’immersione nell'acqua fino a morire (Mc 10,38; Rm 6,35); Egli si riferisce alla sua Passione e Morte (50 Ho un battesimo nel quale sarò battezzato), che egli desidera ardentemente che si realizzi al più presto (50 e come sono angosciato finché non sia compiuto!) per la gloria del Padre e la salvezza degli uomini; ma anche lui dovrà pazientare nel rispettare i tempi di Dio in questo, proprio come i discepoli sono obbligati a sopportare l’attesa della Parusia (Lc 12,36). Condividiamo il desiderio di Gesù che la sua Passione e Morte produca il frutto, che Egli si aspettava e si aspetta: la glorificazione di Dio e la salvezza delle anime per mezzo della fede e della carità; a questa salvezza e glorificazione dobbiamo collaborare con Gesù per mezzo delle nostre preghiere e sacrifici, oltre che con la testimonianza della vita e della parola.

2. Gesù viene a portare la pace con Dio e con i fratelli, perché coi suoi meriti ci ottiene dalla misericordia del Padre il perdono dei peccati e di conseguenza la riconciliazione con lui. Ma la misericordia, che Dio ha usata con noi, noi la dobbiamo adoperare con l'immagine di Dio, che sono i nostri fratelli: così si realizza anche la nostra riconciliazione coi fratelli e la piena comunione con loro e favoriamo anche il riavvicinamento dei nostri fratelli con Dio. Ma, quando Gesù predica, può avvenire che uno della famiglia accetti la sua Parola e gli altri la rifiutino; in questo caso si crea la divisione nella famiglia (51 Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione), non certo per volontà di Gesù, ma esclusivamente per la cattiveria degli uomini, che rifiutano il Vangelo e non vogliono convivere pacificamente con chi lo ha accettato (52-53 D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53 si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera). Dio vuole che gli uomini si amino fra di loro come immagine di Dio, indipendentemente dalle credenze sbagliate o differenti opinioni, che possono avere alcuni. Noi dobbiamo amare anche quelli delle altre religioni, perché sono il nostro prossimo; è ovvio che dobbiamo difenderci contro di loro se ci attaccano. Rinnoviamo la nostra adesione al Cristo; Egli ci porta al Padre e ci dona lo Spirito Santo; aderiamo a Dio anche se ci chiede sacrifici nella lotta contro le tendenze cattive, il mondo, il diavolo, nell’attesa che arrivi forse il tempo della pace in questo mondo, pace che ci sarà certamente e sarà piena nell’eternità.

II - Geremia 38,4-6.8-10 - Geremia annuncia con fedeltà la Parola di Dio, che giova al popolo spiritualmente e serve anche per salvarlo dalla distruzione a opera dei Babilonesi: egli esorta a sottomettersi ai potenti dominatori del momento, in modo da evitare ulteriori danni. Invece i capi del partito antibabilonese, che tengono in ostaggio il debole re (5 Il re Sedecìa rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi»), vanno in direzione opposta e chiedono che Geremia sia messo a morte, perché - secondo loro - scoraggia i guerrieri e il popolo, che sono in città, (4 I capi allora dissero al re: Si metta a morte quest’uomo, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole); essi lo accusano di volere il male del popolo (4 poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male). Il re incapace consente che il profeta sia gettato in una cisterna, che era nell'atrio della prigione (6 Essi allora presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchia, un figlio del re, la quale si trovava nell’atrio della prigione): Geremia viene calato con le corde e affonda nel fango (6 Calarono Geremia con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremia affondò nel fango). Ma un eunuco, ministro del re e amico di Geremia, interviene a suo favore (9 Ebed-Mèlec uscì dalla reggia e disse al re) e accusa i nemici di Geremia di aver agito male nei suoi confronti, perché comunque Geremia morirà con il resto della città a causa della mancanza di cibo (9 O re, mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città). Il re cambia idea e consente che il profeta sia tirato fuori dalla cisterna (10 Allora il re diede quest’ordine a Ebed-Mèlec, l’Etiope: «Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia»). Questi malvagi e incapaci politici, che si rifiutano di seguire le indicazioni del profeta - e quindi di Dio -, accusano con calunnie il Profeta e vanno contro il vero bene del Popolo, come i fatti dimostreranno a breve, quando saranno distrutti la città e il Tempio. Geremia, proprio perché parla a nome di Dio, ha ragione nel consigliare la sottomissione ai Babilonesi; ma troppo tardi se ne accorgono i suoi nemici. Chi annuncia la Parola di Dio e cerca di essergli fedele deve inevitabilmente aspettarsi la lotta da parte del diavolo e dei suoi fiancheggiatori più o meno occulti. Dio ha i suoi tempi per mostrare che i suoi profeti hanno sempre ragione. Ammiriamo il coraggio e la fedeltà di Geremia, che durante la vita ne dovette passare di tutti i colori per essere fedele trasmettitore della volontà di Dio. Attraversò momenti terribili di persecuzione, ma con la  grazia di Dio superò ogni prova. Stiamo attenti a non addomesticare il Vangelo alle esigenze dei politici o dei prepotenti di turno. Dio non gradisce che si cambi la sua Parola e castiga chi lo fa e la strumentalizza.

III - Ebrei 12,1-4 – L’Autore della Lettera esorta i lettori a tenere lo sguardo fisso su Gesù, che è all'origine della nostra fede e la porta a maturazione nella carità (2 tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento). Così essi potranno correre con perseveranza verso la meta (1 corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti), perché avranno una motivazione forte per lasciar cadere i pesi, che sono i peccati (1 avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia) e vincere le tentazioni; avranno un sostegno anche dall'esempio di tanti Santi e Martiri dell'Antico Testamento (1 Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni). Il punto di riferimento di tutti comunque deve essere Gesù, che, venendo sulla terra, poteva seguire un percorso di gioia e preferì la sapienza della croce, non facendosi impressionare dall’infamia (2 Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore), ad essa connessa. Egli ora è risuscitato e siede nella gloria alla destra del Padre (2 e siede alla destra del trono di Dio). Durante la vita ha dovuto sopportare tanti avversari (3 Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori): pensando a questo i suoi discepoli troveranno coraggio e non si perderanno d'animo (3 perché non vi stanchiate perdendovi d’animo) nella lotta contro il male per restare fedeli a Gesù in ogni circostanza. D'altronde essi non hanno dovuto affrontare la persecuzione fino alla morte nella lotta contro il diavolo (4 Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato). Teniamo anche noi lo sguardo fisso su Gesù, specie su Gesù crocifisso e pensiamo con frequenza, attenzione e devozione a Lui: alla sua persona, alle sue parole e azioni, per comprendere i sentimenti del suo Cuore e farli nostri e così imitarlo nel fare il bene. Al di fuori di Gesù non esiste altra via di salvezza per il cristiano e per qualsiasi uomo. Proponiamoci la meditazione quotidiana di mezz’ora o un’ora per contemplare il Cristo e la fedeltà nell’incontrarlo nei sacramenti, specie nell'Eucaristia, per avere la forza di imitarlo. Ovviamente tutto con la giusta gradualità, e meglio ancora sotto la guida di un padre spirituale.

EUCARESTIA. La salvezza viene dal nostro incontro con Gesù nella sua Parola e nella sua presenza viva nei sacramenti, specie nell’Eucarestia, accolta con fede e carità. Chiediamo con insistenza alla Vergine Maria e a S. Giuseppe, ai nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, la grazia di imparare a valorizzare questi incontri con lui con fede e carità crescenti.


mons. Francesco Spaduzzi

francescospaduzzi@virgilio.it

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