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Tempo ordinario domenica 8 C

Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per la preghiera personale e l’omelia. Sono graditi consigli e suggerimenti per rendere più utili queste riflessioni

I - Luca 6,39-45. (a) Gesù parla ai discepoli, usando un paragone (39 Disse loro anche una parabola), e domanda loro se un cieco può pretendere di fare da guida un altro cieco: il risultato prevedibile è che entrambi finiscano in un fosso (39 Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?). Gesù poteva riferirsi agli scribi e ai farisei, che volevano fare da maestri agli altri, ma erano ciechi: in effetti conoscevano solo materialmente le Sacre Scritture e le interpretavano in un modo sbagliato, dando insegnamenti incompleti o erronei; ma poteva anche voler mettere in guardia i maestri cristiani, che sono invitati a mettersi in ascolto molto attento della Parola di Dio, per poterla insegnare rettamente agli altri. Vale anche per noi oggi. (b) Gesù aggiunge che un discepolo, per quanto intelligente possa essere, resterà sempre inferiore al maestro; tutt’al più può arrivare a pareggiarlo (40 Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro). Gesù è il Maestro e noi siamo suoi discepoli; possiamo al più raggiungere il nostro Maestro (!?), ma a condizione che Lo ascoltiamo, assimiliamo e facciamo nostro il suo insegnamento, lo conserviamo intatto in noi, lo mettiamo in pratica e lo trasmettiamo fedelmente. Impegniamoci a fare tutto questo per il bene nostro e del nostro prossimo, e delle anime a noi affidate perché siamo battezzati o siamo pastori.

2.  (a) Gesù parla anche della volontà che alcuni hanno di correggere gli errori degli altri, senza però prima rendersi conto che i propri errori sono tanto più grandi (41 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?); non ha senso voler correggere il prossimo se uno non vede i propri errori che sono ben più gravi (42 Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio?). Di qui l'invito di Gesù a prendere coscienza della propria ipocrisia e a eliminare prima i propri gravi peccati e poi a impegnarsi a correggere i piccoli difetti degli altri (42 Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello). Gesù con questo non vuole scoraggiare la correzione fraterna, ma solo impegnarci alla coerenza: il maestro è molto più ascoltato quando vive ciò che insegna. In ogni caso a volte potremmo essere obbligati dalla nostra situazione a correggere gli altri anche se non siamo per niente perfetti; dobbiamo farlo perché è nostro dovere e responsabilità, ma facciamolo con umiltà e carità. Inoltre ricordiamoci che nascondere i propri difetti per ricevere ammirazione dagli altri o per ingannarli è ipocrisia, ma vantarsene è peccato e dà scandalo. (b) Gesù usa un altro paragone e dà un consiglio per discernere le persone buone dalle cattive. Ogni albero produce i frutti corrispondenti alla propria natura: non sono prodotti i fichi dagli spini e l'uva dai rovi (44 Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo). E analogamente i frutti buoni rivelano l'albero buono e il frutto cattivo manifesta l'albero cattivo (43 Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono). Allo stesso modo l'uomo buono tira fuori dal suo cuore buono pensieri e parole, opere e omissioni buone (45 L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene), mentre un uomo cattivo produce dal proprio cuore cattivo pensieri e parole, opere e omissioni cattive (45 l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male); le parole manifestano ciò che uno ha nel proprio cuore (45 la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda). Nella vita personale e sociale il discernimento è preziosissimo. Nella vita personale è indispensabile imparare a distinguere i pensieri e i sentimenti, che vengono da Dio o quelli provenienti da noi o quelli suggeriti dal diavolo, in modo da regolarsi di conseguenza: evitiamo di seguire i pensieri e i sentimenti, suggeriti dal diavolo, e seguiamo fedelmente i pensieri e sentimenti, che vengono da Dio, e usiamo la giusta prudenza nel seguire i pensieri e sentimenti, che sorgono più o meno spontaneamente in noi. Allo stesso modo nella vita sociale, sentire parlare le persone è utilissimo per capirle e distinguere le buone dalle cattive, le pericolose da quelle tranquille. Certo qualcuno potrebbe essere ipocrita, un bravo attore, e nascondere i propri sentimenti cattivi con le parole buone, ma prima o poi si manifesterà. Il discernimento è una delle grazie più delicate e utili che ci siano e ci vuole molta e molta luce dall'Alto, e a volte anche tempo per capire se certi pensieri vengono da Dio o dal male in noi e negli altri. Specie i responsabili di comunità e i governanti e i genitori ne hanno molto bisogno. Sant'Ignazio di Loyola è stato un grande maestro in questa materia. Chiediamo allo Spirito Santo le grazie del dono del discernimento e del dono del consiglio, per giovare a noi agli altri. Chiediamo con insistenza queste grazie, perché oggi siamo continuamente bombardati da messaggi ed esempi cattivi, che vogliono far passare per normali e buone delle cose, che invece sono contro la legge di Dio e contro la stessa natura dell'uomo. Vigiliamo per noi e per gli altri.

II - Siracide 27,4-7. Per separare il materiale buono dal cattivo  e quello utile dall’inutile, si utilizza il setaccio (4 Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti); per valutare i vasi del ceramista, quelli che sono resistenti e validi da quelli fragili, li si mette nel fuoco della fornace (5 I vasi del ceramista li mette a prova la fornace); per capire se un albero è stato coltivato secondo le regole giuste o non osservando le regole, si aspettano i frutti, che saranno buoni o cattivi (6 Il frutto dimostra come è coltivato l’albero). Allo stesso modo la parola è il mezzo che ci aiuta a distinguere le persone buone dalle cattive o a capire le loro intenzioni o pensieri e a scoprire i difetti e pregi di una persona (4 così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti). Con i ragionamenti che fa, la persona mostra ciò che vale (5 così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo), cioè il suo modo di pensare e i suoi orientamenti; grazie alle parole si conoscono i pensieri e i sentimenti di una persona (6 così la parola rivela i pensieri del cuore). Perciò l'Autore ispirato conclude esortando a non lodare - e a non disapprovare - una persona prima di averla sentita parlare (7 Non lodare nessuno prima che abbia parlato), perché essa nei discorsi che fa spontaneamente si manifesta prima o poi (7 poiché questa è la prova degli uomini). Aggiungiamo che le azioni di una persona ci completano il quadro delle sue qualità positive o negative. Riprendiamo le riflessioni del 2° punto del Vangelo.

 III - 1Corinzi 15,54-58. La situazione dell'uomo è quella di un condannato a morte perché attualmente la morte riporta sempre la sua vittoria sull'uomo (55 Dov’è, o morte, la tua vittoria?), a causa del peccato, che egli commette (55-56 Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? 56 Il pungiglione della morte è il peccato), e il peccato trova la sua energia nella Legge dell'Antico Testamento (56 e la forza del peccato è la Legge), come veniva interpretata e proposta dai rabbini ebrei e come veniva osservata dai farisei. La vittoria sul peccato e sulla morte e la liberazione dalla Legge  sono dovute a Gesù e di questo Paolo rende grazie a Dio:  Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! (57). In effetti Gesù è morto ed è risuscitato - e così ha espiato i nostri peccati, ottenendocene il perdono -, e ci ha meritato la vita eterna (Rm 4,25), che ci comunica per mezzo della fede e del battesimo (Mc 16,16 e Mt 28,16). Già adesso abbiamo il perdono dei peccati e la vita eterna e, alla fine del mondo, avremo anche la resurrezione dei corpi. Allora il nostro corpo mortale e corruttibile diventerà immortale e incorruttibile (54 Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità), simile a quello di Gesù risuscitato; allora si compirà la Parola della Sacra Scrittura, cioè che la morte sarà scomparsa grazie alla vittoria di Cristo (54 si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata inghiottita nella vittoria), e la salvezza sarà pienamente realizzata per tutto l’uomo, anima e corpo. Di qui l'esortazione di Paolo a restare saldi e fedeli alla vera dottrina (58 Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili), e a impegnarsi sempre più nel compiere la volontà di Dio, seguendo la dottrina e l'esempio di Gesù e col suo aiuto, nella certezza che non va perduta la loro fatica, portata avanti in unione col Signore (58 progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore). Anche noi ringraziamo Dio Padre che ci ha salvati per mezzo di Gesù: tutta la nostra persona, cioè l'anima già ora e il corpo alla fine del mondo. Nella sua misericordia ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e della morte e della Legge ebraica. Lodiamo e benediciamo Dio Padre Figlio e Spirito santo. Chiediamo le grazia di impegnarci nell'opera della salvezza, che Dio ci offre e realizza in noi per mezzo di Cristo e dello Spirito.

EUCARESTIA. La Parola di Dio ci propone nella prima lettura l’insegnamento, ripreso e completato da Gesù nel Vangelo, sulla necessità del discernimento e sulla correzione fraterna e nella seconda lettura  la salvezza totale che ci viene per mezzo di Gesù Cristo. L’Eucarestia con i sacramenti ci offre oggi la salvezza. Per intercessione della Vergine Maria e di S. Giuseppe, dei nostri Angeli Custodi e Santi Patroni, chiediamo la grazia di credere e di aprirci all’accettazione della salvezza, come Dio ce la vuol dare nella sua misericordia.


mons. Francesco Spaduzzi

mail:francescospaduzzi@virgilio.it

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