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Un’Europa solidale

È evidente che, di fronte alla crisi umanitaria delle ultime settimane, il buon senso viene, finanche, prima del diritto.
Lo scontro all’interno dell’Unione Europea fra i vari Stati, in merito all’accoglienza dei migranti, rischia di produrre due effetti devastanti.
In primis, si sgretola l’immagine di un continente accogliente, quale sempre è stata l’Europa nel corso dei secoli passati, quando essa ha avuto la forza politica ed economica per integrare i flussi interni al Mediterraneo e renderli compatibili con l’ordinario ritmo di vita delle comunità locali.
Inoltre, ci preoccupa – e non poco – il conflitto stesso fra Stati: la materia dell’accoglienza dei migranti africani è molto seria e, se questa diviene un fattore divisivo fra i Paesi che furono fondatori dell’Unione, viene meno il senso stesso di quella scelta, con tutte le conseguenze del caso.
È ovvio che ciascun Paese tiri a difendere il proprio interesse nazionale, per cui ogni Stato persegue obiettivi che possono apparire anche egoistici, ma è ineluttabile che, poi, costruendo una regia comune e condivisa, si possa e si debba arrivare ad un’equa spartizione degli ingressi dei migranti, così da avere un coordinamento che possa consentire di non respingere persone che hanno bisogno di aiuto e di calore umano.
Siamo di fronte ad una scelta di campo: o prevale l’interesse strettamente nazionalistico ed, allora, siamo prossimi ad un ritorno ad una condizione precedente a quella degli anni Cinquanta del secolo scorso o si costruisce - per davvero - l’Europa unita, che non può non partire dalla condivisione di un’impresa, non certamente facile, quale può l’essere l’operazione di accoglienza e di integrazione di migliaia di immigrati sull’intero territorio continentale.
Forse, non siamo ancora maturi per essere in grado di trasmettere l’immagine unitaria dell’espressione politica del nostro continente?
Forse, qualche egoismo e la ricerca del facile consenso farà saltare in aria l’Europa e ciò che essa, oggi, rappresenta agli occhi del mondo intero?
Certo è che non si può perdere altro tempo: il motore della politica (quella buona) è la solidarietà (quella vera ed autentica), per cui – parafrasando un vecchio motto – sull’immigrazione o si fa l’Europa o (tutti) si muore.


Rosario Pesce

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