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Festa di S. Giovanni Battista

Non si tratta di “omelia”, ma di riflessioni che vengono dalla meditazione della Parola di Dio e che possono offrire spunti per l’omelia. Sono graditi consigli e suggerimenti per rendere più utili e fruibili queste riflessioni

I - Lc 1,57-66.80 1. Di S. Giovanni vengono ricordati qui la nascita e la crescita. (a) Ott0 giorni dopo la nascita occorreva circoncidere il bimbo e imporgli il nome; ovviamente tutti pensavano che gli venisse dato il nome del padre Zaccaria secondo le abitudini del tempo (59 Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria). Ma il padre non poteva parlare perché sordomuto dal momento della visione dell'Angelo come castigo della sua poca fede e la madre disse che il nome doveva essere Giovanni (60 Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni»), come era stato detto dall’Angelo a Zaccaria (Lc 1,13). Le fu fatto notare che non era un nome della parentela (61 Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome»), e domandarono al padre con cenni per sapere il da farsi (62 Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse); egli scrisse su una tavoletta che il suo nome era Giovanni (63 Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome»), con grande sorpresa di tutti (63 Tutti furono meravigliati), annunciando già col suo nome (= Yahwè è buono/misericordioso) la misericordia, che avrebbe predicato agli uomini. In quel momento Zaccaria riacquistò la parola e ringraziava Dio per la sua misericordia verso di lui e verso il popolo ebreo (64 All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio). (b) L’altro fatto, di cui si parla, è lo sviluppo fisico e spirituale del ragazzo: Il bambinocresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele (80), fino a quando, verso i 30 anni, incominciò a predicare e a battezzare. Anche noi ammiriamo la potenza, sapienza e bontà di Dio in questi eventi di grazia. Tali fatti dovevano suscitare l’attenzione e far capire che si preparavano grandi avvenimenti e che la venuta del Salvatore era imminente. Sorprendiamoci anche noi e lodiamo Dio con Maria nel Magnificat e con Zaccaria nel Benedictus per quanto ha operato per la salvezza di tutti gli uomini; impegniamoci anche noi in una vita di preghiera e penitenza per collaborare con Giovanni alla salvezza del prossimo.

2. Elisabetta partorisce piena di gioia (57 Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio), con la presenza visibile di Maria e anche invisibile di Gesù, ancora nel grembo della Madre, che ancora non mostrava i segni della maternità. Incominciò allora a realizzarsi la profezia dell’Angelo riguardo alla gioia di coloro che sarebbero venuti a conoscenza di questi fatti, perché essi erano una manifestazione della grandezza, della potenza e bontà di Dio verso Elisabetta (58 I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei). Le persone, che venivano a sapere i fatti che avevano accompagnato il concepimento (1,5-17), la nascita (59-66) e la crescita (80) del bambino, restavano sorpresi e ne conservavano la memoria (65 Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro); essi avvertivano un senso di timore perché era chiaro l‘intervento di Dio in tali avvenimenti e ne parlavano fra di loro (65 Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose); essi si chiedevano che cosa sarebbe avvenuto di questo bambino (66 dicendo: «Che sarà mai questo bambino?»). Era evidente che in tutti questi eventi si manifestava una speciale presenza di Dio e una sua particolare assistenza verso il bambino (66 E davvero la mano del Signore era con lui). Anche noi con Elisabetta e Zaccaria, con Maria e i parenti e paesani, lasciamoci invadere da timore e meraviglia di fronte alla grandezza di Dio, sempre presente dappertutto in modo naturale e soprannaturale e sempre operante per il bene materiale e spirituale dell’uomo. Conserviamo nel nostro cuore questi fatti e tanti fatti anche della nostra vita, in cui dobbiamo imparare a leggere l’intervento di Dio, e facciamone oggetto di meditazione come faceva la Madonna (Lc 2,19.51).

II - Isaia 49,1-6 Il profeta si rivolge a tutte le nazioni (1 Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane) per dichiarare loro ciò che Dio ha fatto per lui: Dio lo ha pensato e amato e lo ha chiamato per nome da tutta l'eternità (1 il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome); lo ha riservato a sé (3 Mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele) come suo servo speciale (5 Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno), gli ha riservato onori speciali (5 poiché ero stato onorato dal Signore) e gli promette che in lui manifesterà la propria gloria (3 sul quale manifesterò la mia gloria). Dio gli ha affidato la missione di profeta, di parlare a nome suo (2 Ha reso la mia bocca come spada affilata, …, mi ha reso freccia appuntita) e gli promette una protezione speciale (2 mi ha nascosto all’ombra della sua mano… mi ha riposto nella sua faretra) nel compimento della sua missione. La missione che Dio gli ha affidato è universale: il profeta dovrà riportare a Dio anzitutto gli ebrei (5 per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele), ma a Dio non basta che rimetta sulla via del bene gli israeliti (6 e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele); Dio gli affida anche la missione di illuminare i popoli pagani con la Parola di Dio (6 Io ti renderò luce delle nazioni), e di guidarli salvezza (6 perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra). il profeta potrà anche avere a volte l'impressione che i risultati della sua missione siano scadenti o nulla (4 Io ho risposto: «Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze), ma deve star sicuro che alla fine Dio gli darà ragione (4 Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore) e la sua ricompensa è sicura e ben custodita presso Dio (4 la mia ricompensa presso il mio Dio), perché Dio stesso è la forza del Profeta: Dio era stato la mia forza (5). La salvezza dei vicini, ai quali ci possiamo rivolgere con la Parola, e dei lontani, che possiamo raggiungere con la preghiera e i sacrifici, dipende anche da noi. Se vogliamo essere sicuri di comunicare la Parola, possiamo anche usare le stesse parole di Dio, come sono nella Sacra Scrittura, ma è anche necessario che La proponiamo con un linguaggio semplice e accessibile, adatto alla comprensione degli ascoltatori, come già facevano Gesù e gli Apostoli di tutti i tempi.

III - Atti degli Apostoli 13,22-26. Paolo è ad Antiochia di Pisidia e, parlando agli ebrei nella loro sinagoga, ricorda le due grandi tappe della storia della salvezza, che precedettero la venuta del Messia: (a) Dio consacra Davide come re al posto di Saul e attesta di Davide che è un uomo, che corrisponde perfettamente ai suoi divini desideri, perché fa la volontà di Dio con somma fedeltà (22 suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”). Davide fu un salvatore per gli ebrei perché trasformò un gruppo di 12 tribù praticamente indipendenti e deboli in un solo regno forte, liberandoli dalla schiavitù dei popoli circostanti per ben 4 secoli. Proprio a Davide, secondo le promesse, Dio diede come discendente Gesù e lo inviò come Salvatore di Israele (23 Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù) e del mondo. (b) Ma prima della venuta di Gesù, Dio mandò Giovanni per preparare gli ebrei ad accogliere Gesù: a tale scopo Giovanni predicò la necessità della conversione e dava loro un battesimo, che li aiutava a prendere coscienza dei peccati commessi e a pentirsene e a vivere una nuova vita (24 Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele). Alcuni Ebrei interpretarono male la missione di Giovanni Battista ed egli sentì la necessità di precisare che non era lui il Messia (25 Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono quello che voi pensate!) e aggiunse che egli di fronte al Messia era più piccolo di quanto lo fosse uno schiavo ebreo di fronte al suo padrone ebreo (25 Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali): in effetti un padrone ebreo non poteva chiedere al suo schiavo ebreo di sciogliergli i sandali o di lavargli i piedi, perché questi erano considerati un servizio troppo umiliante; e Giovanni non si sente neanche degno di fare questi servizi al Messia, suo cugino. Quanto più riflettiamo su Giovanni Battista e sulle sue parole e sulla sua vita di penitente e coraggioso testimone di Gesù, tanto più sentiamo la grandezza di Giovanni e gustiamo quanto detto da Gesù su di lui: egli è il personaggio più grande dell'Antico Testamento (Lc 7,28), e quanto afferma la Chiesa di lui: gli altri profeti hanno annunciato il Messia salvatore, Giovanni lo ha mostrato presente nel mondo. Paolo conclude il suo discorso con un appello agli Ebrei e ai pagani, che simpatizzavano perché accettassero Gesù come Salvatore, giacché a loro era destinata questa parola di salvezza: Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata la parola di questa salvezza (26); e anche a noi! Dobbiamo rinnovare la nostra fede in Gesù e prenderlo sul serio e consentirgli adesso di trasformare la nostra vita. Giovanni il Battista diede la vita per trasmetterci questa Parola di salvezza. Gesù è morto per noi per meritarci dal Padre questa salvezza.

EUCARESTIA. Gesù e il suo sacrificio, che ci salva, perché ci ottiene il perdono dei peccati e la vita eterna, lo rendiamo presente nella Messa: ma in questo incontro con lui dobbiamo portare la fede e l’amore di Maria sua Madre e in più del dolore dei peccati e dell’accettazione della sofferenza in espiazione dei propri peccati del Ladrone pentito. Preghiamo precisamente la Vergine SS. e S. Giuseppe, gli Angeli Custodi e i nostri Santi Patroni di ottenerci di imitare le virtù di S. Giovanni Battista e in particolare il suo coraggio nel testimoniare la nostra fede.


mons. Francesco Spaduzzi

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