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Caro Travaglio, per giudicare il governo bastano il contratto e le prime dichiarazioni di Matteo Salvini

Marco Travaglio continua nell’immane impresa di difendere il nuovo governo. Ecco cosa ha scritto, tra l’altro, all’interno dell’editoriale di martedì scorso: «…La verità è che un governo così, nel bene e nel male, non l’avevamo mai visto. È una cosa complessa e un oggetto ancora misterioso: un mix tra nuovo e vecchio, popolo ed élite, sistema e antisistema, europeismo e antieuropeismo, anziani integrati e giovani esclusi, progressismo e centrismo e reazionarismo, destra e sinistra e anti-destra-sinistra.  E soprattutto tra due forze che – checché se ne dica – restano diversissime, con le loro forti identità. Un fatto così inedito, figlio di un esito elettorale unico al mondo, richiederebbe parole nuove per descriverlo, categorie fresche per analizzarlo, umiltà e laicità per giudicarlo. Dai fatti, non dalle parole o dalle etichette. Invece, salvo rare eccezioni, si ascoltano parole decrepite e svuotate, categorie novecentesche, slogan manichei e fumettistici che denotano sforzi sovrumani per non comprendere…» (Senza parole; Il Fatto Quotidiano, 5/6/2018). Sono d’accordo sul fatto che un governo così non l’avevamo mai visto ma non per i motivi che scrive Travaglio bensì perché si tratta di un governo che cerca di tenere insieme il diavolo e l’acqua santa, cioè di tenere insieme una forza politica tutto sommato democratica e una forza politica razzista. E non vale l’invito di Travaglio a giudicare il governo dai fatti sia perché conosciamo da molti anni le idee di Matteo Salvini e della Lega sia, soprattutto, perché i primi atti del governo (il contratto) e le prime dichiarazioni di Salvini e degli altri esponenti della Lega sono una conferma di un orientamento che era ampiamente prevedibile. L’elenco delle cose su cui Cinque Stelle e Lega si sono assurdamente accordati è lungo:  l’autodifesa “sempre legittima”; la “chiusura” dei campi rom e l’obbligo di frequenza scolastica dei minori rom pena l’allontanamento dalla famiglia o la perdita della potestà genitoriale; la restrizione delle misure alternative alla pena detentiva; l’uso del Taser, la pistola a onde elettriche che l’Onu considera strumento di tortura; le misure contro l’immigrazione clandestina con specifiche figure di reato riservate ai migranti clandestini; il trasferimento di fondi dall’assistenza dei profughi ai rimpatri coattivi. Ma anche sulle cose dette in questi giorni dai leghisti non c’è da scherzare: le organizzazioni non governative considerate vice-scafisti; i matrimoni gay non esistenti; la pacchia finita per gli immigrati, ecc. ecc.

Cordiali saluti
Franco Pelella

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