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Un esito scontato

Quello delle elezioni della scorsa domenica è stato un esito scontato.
La vittoria del M5S era largamente prevista, anche se le dimensioni, forse, sono state ridondanti rispetto al dato iniziale della campagna elettorale, così come era nell’aria la performance della Lega, che è divenuta la prima formazione del Centro-Destra.
Altrettanto scontata la sconfitta del PD, che è sceso ben al di sotto della soglia del 20%, l’unica che avrebbe potuto garantire la permanenza di Renzi a capo di quel partito e che avrebbe potuto fornire i numeri per un Governo con Forza Italia.
Alla luce di tali esiti, quindi l’interrogativo nasce in modo ovvio: quale alleanza per il futuro Dicastero?
Le possibilità, in via teorica, sono tre: M5S con Lega, M5S con il PD, Centro-Destra con il PD.
È chiaro che si tratta, in tutti e tre i casi, di alleanze spurie, che non possono durare l’arco dell’intera legislatura, viste le differenze programmatiche che esistono fra i soggetti succitati.
Ma, un Governo al Paese, pure, bisogna darlo, almeno per fare la legge elettorale nuova e per avviare un serio piano di rilancio della nostra economia ed un potenziamento dello stato sociale.
Chi potrà avere il coraggio di allearsi con il proprio nemico?
Il M5S deve avere dal Capo dello Stato l’onere dell’incarico di formare il nuovo Esecutivo, visto che è il primo partito, con un amplissimo margine sul secondo, il PD, che ha circa la metà dei voti dei Grillini.
È, altrettanto, naturale che il primo interlocutore del M5S deve essere – numeri alla mano – lo stesso PD, che ha i cento deputati che mancano ai Grillini per avere la maggioranza a Montecitorio, ma è pleonastico sottolineare che, fino a quando il leader del PD sarà ancora Renzi, nessun discorso serio con Di Maio può essere avviato.
Entra in gioco, dunque, una seconda questione: chi avrà la guida nel PD nel prossimo futuro?

È pleonastico sottolineare che due sono le tesi che si contrappongono in quel partito: resistere a qualsiasi proposta di collaborazione, finanche correndo il rischio di andare al voto di nuovo, ovvero avviare un tavolo di trattative con i Grillini per creare un Governo di scopo, che possa fare quelle cose che servono al Paese, che abbiamo menzionato, ed andare al voto non prima di due anni o, comunque, di un tempo congruo.
Crediamo, invero, che la seconda ipotesi, per quanto più difficile nella gestione concreta, sia quella che anche il Presidente della Repubblica compulserà, visto che, dopo una campagna molto accesa, la nazione ha bisogno di un nuovo equilibrio politico, che non può essere costruito con una seconda tornata elettorale a stretto giro di posta.
Ma, il PD accetterà la scommessa di comporre una maggioranza parlamentare con quelli che, finora, sono stati il suo peggiore nemico possibile?
Chi potrà indurre il gruppo parlamentare democratico a seguire un simile percorso, peraltro in un momento storico in cui quel partito è allo sbando?
Sono quesiti che, crediamo, non saranno risolti nel giro di pochi giorni, perché siamo in presenza di una crisi politica, che il voto ha accentuato per effetto di una legge elettorale che non ha dato la maggioranza dei seggi a chi, in modo legittimo, ha vinto le elezioni.
Invero, si deve comunque accelerare e non si può rimanere nel pantano per troppo tempo, visto che la volontà di cambiamento emersa dal voto è stata evidente e, qualora questa venisse ostacolata, si rischierebbe un cortocircuito gravissimo, che potrebbe indurre conseguenze non propizie per gli assetti del nostro sistema democratico.
E, peraltro, quale coscienza autenticamente democratica potrebbe, al posto del PD, anelare la presenza della Lega di Salvini, insieme ai Cinque Stelle, nel prossimo Governo?


Rosario Pesce

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